Rende, Manna è preoccupato perchè la Rai (finalmente) dice la verità. La deriva del quaquaraquà

L’avvocato Marcello Manna, sindaco di Rende, che i lettori di Iacchite’ conoscono meglio con il nome di quaquaraquà (dalla divisione in categorie degli uomini di Leonardo Sciascia), è molto preoccupato. Sa bene che potrebbe essere stato filmato dalle telecamere della Dda di Catanzaro mentre corrompeva il giudice Marco Petrini con una “bustarella” per comprarsi l’assoluzione del boss Francesco Patitucci e sta notando che da qualche tempo la Rai calabrese non lo tutela più come in passato. Non solo non lo tutela ma – diciamocelo chiaramente – lo tratta per quello che è, denunciandone molte magagne e sbattendolo ormai costantemente in prima pagina. Il caso del Parco Acquatico ha ridotto Manna praticamente in mutande e la sua natura inequivocabile di quaquaraquà ovvero di anatra starnazzante è emersa in tutto il suo disarmante squallore nel pomeriggio di ieri quando il soggetto ha reso noto il tragicomico testo di una lettera inviata al direttore del Tg3 Rai Calabria Pasqualino Pandullo. Lo riportiamo anche noi, in maniera tale che chiunque lo legga possa farsi innanzitutto quattro risate e poi dedurre la caratura “morale” dell’anatra prestata alla politica.

Egregio Direttore,

con la presente mi preme rilevare l’azione denigratoria che codesta redazione sta portando avanti nelle recenti edizioni del TGR Calabria nei confronti di questa Amministrazione Comunale, pubblicando servizi su fatti e accadimenti ricadenti sul territorio di Rende che, per le modalità di rappresentazione, forniscono una visione distorta della realtà, con particolare riferimento alle attività di vigilanza e controllo che competono a questo Ente e che vengono effettuate regolarmente, per come è facilmente desumibile dagli atti in possesso degli uffici comunali competenti.

Mi riferisco, per ultimo, al servizio in onda nel TGR Calabria delle ore 14:00 del giorno 17/06/2020 relativo a versamenti di liquami direttamente nel torrente Surdo, lungo le sponde che ricadono nel Comune di Rende. A tal fine, si precisa che gli uffici comunali competenti sono impegnati quotidianamente nelle verifiche di eventuali immissioni nei fiumi legati al cattivo funzionamento delle reti fognanti e, subito dopo la denuncia su un quotidiano locale del presunto sversamento di liquami nel territorio comunale a confine con il Comune di Castrolibero, hanno effettuato immediati sopralluoghi, interessando, altresì, il Consorzio Valle Crati (che gestisce apposita rete consortile) e gli uffici competenti del comune limitrofo.

Nel caso in esame, a seguito dell’iniziativa di questo Ente, è stato riscontrato uno scarico nel Comune di Castrolibero, che si è impegnato ad intervenire nel più breve tempo possibile. Eppure, nel servizio sul TGR Calabria è stata rappresentata una visione errata dello stato dei fatti che evidenzia l’inerzia di questo Ente!

Analogamente, i molteplici servizi televisivi inerenti il “caso Parco Acquatico”, oltre alle vicende che hanno coinvolto il direttore tecnico della società che gestisce la struttura e la giornalista Erika Crispo – alla quale questa Amministrazione ha espresso da subito solidarietà, richiedendo altresì al concessionario di adottare immediati provvedimenti disciplinari nei confronti del proprio dipendente – evidenziano quasi un comportamento “omissivo e latitante” da parte dell’Ente che, al contrario, ha avviato una continua azione di controllo con numerosi solleciti e contestazioni che sono regolarmente contenuti in atti d’ufficio.

Anche le dichiarazioni rilasciate dal sottoscritto nel corso delle recenti interviste sono state “tagliate a piacimento”, in modo da mostrare al telespettatore un’immagine della stessa mia persona “confusa e quasi presa alla sprovvista dal vostro servizio”.

Caro Direttore, concludendo, mi sembra alquanto strano lo spazio che si stia dedicando alle suddette problematiche che interessano il Comune di Rende nel corso dei recenti TGR Calabria, tralasciando servizi su fatti ben più rilevanti che quotidianamente accadono sul territorio regionale. Mi sembrano, tuttavia, ancora più strane le modalità di riproduzione delle informazioni da parte del TGR, che sono finalizzate a screditare l’azione di questa Amministrazione Comunale.

Pertanto, con la presente la invito a fornire una interpretazione veritiera dei fatti, ricostruendo con lucidità l’effettivo andamento degli stessi e tralasciando il semplice “scoop”, che non può rientrare nel confezionamento di un telegiornale.

Sono fiducioso che il comportamento professionale che la contraddistingue potrà garantire in futuro il rispetto dei “principi di correttezza e imparzialità” in ogni edizione del TGR Calabria. In caso contrario, mio malgrado, sarò costretto a denunciare i fatti all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che legge la presente per conoscenza, al fine di tutelare l’immagine dell’Ente.

Fin qui il quaquaraquà. Ora, tutti sanno che la Rai, specialmente quella calabrese, non solo non ha mai perseguitato nessun politico ma ha sempre – con decenza parlando – leccato il culo a tutti gli esponenti più o meno in vista di tutti i partiti (nessuno escluso). La goccia che – secondo Manna – avrebbe fatto traboccare il vaso è il servizio sullo sversamento dei liquami nel torrente Surdo, che, accoppiata al caso Parco Acquatico, rivelerebbe il complotto della tv di stato ai danni del sindaco di Rende.

Bene, tutti sanno nella nostra area urbana che il torrente Surdo in questi lunghi anni di sindacatura Manna è stato ed è costantemente violentato dagli amici e dagli uomini di questo squallido soggetto. Per informazioni basta leggere questo articolo nel quale si ricorda anche il sequestro di un tratto del torrente ad opera (addirittura!) della procura di Cosenza, avvenuto soltanto un anno e mezzo fa proprio per questioni riguardanti l’inquinamento di cui sopra (http://www.iacchite.blog/rende-torrente-surdo-preso-con-le-mani-nel-sacco-max-aceto-luomo-dei-manna/). E non si può certo dire che la Rai calabrese, all’epoca, sia stata attenta su questa vicenda, anzi diciamo pure che l’ha clamorosamente “bucata” per non urtare la suscettibilità dell’avvocato dei poteri forti.

Quanto al caso Parco Acquatico, anche i bambini hanno capito che ci troviamo davanti ad un caso eclatante di malamministrazione. La gestione di un servizio pubblico lasciata in mano al buzzurro che ha minacciato e insultato una giornalista è la cartina di tornasole dell’attività di Manna e la Rai è stata fin troppo tenera nei confronti dell’amministrazione rendese perché ancora non ha rivelato ai suoi spettatori che al Comune di Rende la ‘ndrangheta regna sovrana.

In primis per le attività dello stesso Manna, che “compra” processi per far assolvere un boss della criminalità organizzata ed è stato eletto per due volte solo grazie ai voti dei mafiosi. Ma anche attraverso soggetti come Annamaria Artese, sorella di un condannato per associazione mafiosa, che ricopre il ruolo di assessore e come Pino Munno, meglio noto come il pistolero perchè va in giro con una pistola… Dunque, la Rai calabrese, che finalmente ha dato timidi segnali di risveglio, neanche dice tutto quello che dovrebbe dire rispetto al malaffare che dilaga nel Comune di Rende.

Ma non è finita qui. Due anni fa, proprio di questi tempi, Manna si era messo in testa un’idea fantastica: dimostrare che il piccolo Giancarlo, morto annegato per colpa dei gestori della piscina di Campagnano suoi parenti il 2 luglio del 2014, è morto per un’altra causa, in maniera tale da scagionare il soggetto che difende ovvero l’ex assessore della giunta Occhiuto, nonché suo cugino Carmine Manna. In altre parole: mistificare la realtà dei fatti “passeggiando” sul cadavere di un bambino di 4 anni. 

Un nutrito gruppo di testate compiacenti si sono prestate a mettergli un microfono sotto il muso e gli avevano fatto dire che i suoi periti avrebbero raccontato tutta un’altra storia a proposito della morte del piccolo Giancarlo. Tra queste testate, in prima fila, c’era anche la Rai calabrese. Tutto questo davanti ai genitori del bambino, agli amici ed agli altri familiari della coppia e a tanti cosentini onesti che avrebbero voluto giustizia per la morte assurda di un bambino lasciato colpevolmente annegare da Carmine Manna e dai suoi collaboratori e che invece si ritrovavano Manna seduto davanti al giudice per difendere l’indifendibile (come diciamo a Cusenza) ovvero a peste ca li mbacchia. 

Il 28 maggio 2018 in Tribunale i periti di Manna hanno avuto la faccia di bronzo di dire che il bambino non è morto annegato ma per un problema cardiaco che non ha mai avuto. Così vanno le cose, del resto, nel porto delle nebbie di Cosenza ma anche a Catanzaro a quanto pare, dove con i soldi si possono comprare giudici, avvocati, giornalisti e tutto il cucuzzaro. Noi però – al contrario della Rai calabrese, in prima fila a scodinzolare davanti a Manna – non avevamo partecipato a questo scempio. E lo avevamo detto chiaro in faccia a tutti i protagonisti di questa tremenda storia. Compreso Manna, al quale nei corridoi del Tribunale abbiamo detto tutto quello che pensavamo e pensiamo di lui.

Era stato proprio allora che avevamo associato il nomignolo quaquaraquà a Marcello Manna, ricordandogli la divisione degli uomini in categorie secondo Leonardo Sciascia, e mandandogli a dire con tutto il fiato che avevamo e abbiamo ancora in corpo che lui, Marcello Manna, appartiene di diritto a quella dei quaquaraquà. Non lo batte nessuno. E allora, se adesso la Rai si è finalmente svegliata e ha cominciato a far capire alla gente che soggetto è il sindaco di Rende, è chiaro che Manna sia molto preoccupato. Ha capito, in sostanza, che il vento è cambiato e ha capito, con altrettanta chiarezza, che non basterà una lettera scritta in un incerto italiano e con la solita puzza sotto il naso per cambiarne la direzione. Ma ci prova ugualmente perché, come tutti sanno, l’ultimo a sapere delle corna della moglie è chiaramente il… marito. Buona fortuna, quaquaraquà! Ne hai proprio bisogno…