Una ragazza di soli 27 anni, con tanti sogni nel cassetto, progetti da realizzare e voglia di vivere tipica dei giovani della sua età. Si chiamava Maria Rosaria Sessa, promettente giornalista dell’emittente televisiva cosentina “Metrosat”, ed è stata barbaramente uccisa la sera del 9 dicembre 2002 dal suo ex fidanzato, che si suicidò, sembra, alcune ore dopo.
A quattordici anni dalla sua morte vogliamo ricordare quella ragazza solare alla quale la vita venne tragicamente strappata. Microfono, telecamera e sorriso: questa era Maria Rosaria, aveva tante ambizioni, si stava affermando come giornalista, conduceva telegiornali, impostava dei servizi inchiesta. Amava il suo lavoro, le piaceva parlare, ascoltare e conoscere di tutto e tutti.
La notte del 9 dicembre 2002, un uomo ha voluto spegnere quel sorriso per sempre. Ma il suo intento è fallito, lei rivive ancora sorridente e spensierata, perché così la ricordano tutti.
Una storia d’amore tormentata, con quello che poi fu il suo assassino, Corrado Bafaro, 36 anni; continue liti e incomprensioni avevano spinto Maria Rosaria a prendere la decisione di mettere fine a quel rapporto. Poi lei accettò l’ultimo appuntamento, ma proprio quello le fu fatale.
Maria Rosaria e il suo ex fidanzato, si sono incontrati a Rende, hanno cenato e avrebbero poi deciso di recarsi al mare, a Paola. Non è escluso che l’incontro fosse stato chiesto dall’uomo nel tentativo di riprendere la relazione.
La lite è scoppiata durante il viaggio, da lì all’omicidio il passo è stato brevissimo. Bafaro ha prima picchiato Maria Rosaria e poi l’ha accoltellata. A questo punto l’omicida è sceso dalla vettura e si sarebbe allontanato a piedi, facendo perdere le proprie tracce.
Dopo più di quattro mesi il suo cadavere venne ritrovato dai carabinieri, in avanzato stato di decomposizione, appeso ad una trave all’interno di una casa in un complesso di villette turistiche a Fiumefreddo Bruzio, frequentate d’estate ma chiuse d’inverno.
Che fosse la pista giusta i carabinieri lo intuirono quando ritrovarono nelle tasche dei pantaloni del cadavere lo scontrino del ristorante di Rende dove Bafaro e Maria Rosaria Sessa avevano cenato la notte dell’omicidio.
Una tragedia che ha scosso l’intera Calabria, non solo Cosenza, per la violenza e la crudeltà dei fatti: trucidata con dieci e più coltellate, una delle quali alla gola l’ha quasi decapitata. Maria Rosaria aveva la sola “colpa” di opporsi a quell’amore sbagliato, malato. Lei voleva riprendersi la propria vita e porre fine alla relazione impossibile fatta soprattutto di umiliazioni; lui, rappresentante di prodotti odontoiatrici, già sposato (descritto come manesco e violento), non voleva sentire ragioni.
A distanza di anni ancora i familiari e gli amici non riescono a darsi pace e Rossano, la città che Maria Rosaria aveva lasciato per inseguire un sogno stroncato da un finale drammatico, non ha mai smesso di ricordarla.
Oggi nell’anniversario della sua morte, anche noi abbiamo voluto renderle omaggio, perché il suo sorriso e la sua solarità non vengano cancellati dalla sua scomparsa ma rivivano in eterno. Per non permettere alla morte e al dolore di rubare i ricordi, solo così non andranno mai persi.