Rimborsopoli, i consiglieri rispondono a Palla Palla con una pernacchia

Dopo l’annuncio di Palla Palla, con tanto di lettera firmata, in cui chiede a tutti coloro i quali sono rimasti coinvolti nell’inchiesta “Rimborsopoli” di restituire il denaro pubblico sottratto in maniera illecita, molti consiglieri regionali corrono ai ripari.

Infatti molti di loro, piuttosto che restituire il maltolto, hanno deciso di dare battaglia legale, incaricando i propri avvocati di rispondere a Palla Palla citando una  sentenza della Corte Costituzionale (sentenza n°130 del 2014, ribadita con altra sentenza n° 143 del 2015), a mo’ di precedente giuridico.

Una sentenza dove i giudici accogliendo  i ricorsi presentati da alcune Regioni, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, hanno stabilito che non spettava allo Stato e dunque alla Corte dei Conti,  adottare le deliberazioni impugnate con cui si è indirizzato ed esercitato il controllo sui rendiconti dei gruppi consiliari in relazione all’esercizio 2012.

In sostanza la Legge dice: le prescrizioni di legge in materia di controllo delle spese dei gruppi consiliari, non possono essere applicate in maniera retroattiva. E dunque questi parassiti si sono attaccati a questa sentenza per dire che la Corte dei Conti non ha nessun diritto di dire quello che ha detto, perciò loro non restituiscono niente.

Pensate un po’ voi che soggetti. Poi dicono che loro sono servitori del popolo e della stato, fin quando non gli tocchi a sacchetta.

Altri invece, come ad esempio il deputato Ferdinando Aiello, si appellano alla sentenza della Corte di Cassazione che nel suo caso ha ritenuto legittime le spese contestate dalla procura al deputato. In ogni caso, come tutti voi ben capite, una volta intascati, è difficile trovare un politico che restituisca le pampine.

Come dire: alla richiesta di Palla Palla, i consiglieri-parassiti rispondono con una sonora pernacchia.

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