Rinascita Scott. I giudici spiegano chi è Marinaro, la “talpa” di Pittelli nella Dia e nei servizi segreti

Michele Marinaro

La maxi inchiesta Rinascita Scott non è solo una storia di ‘ndranghetisti senza scrupoli e fiancheggiatori più o meno insospettabili. Sullo sfondo si muovono ombre inquietanti che richiamano alla mente i fantasmi degli angoli più bui della storia repubblicana. Logge coperte e servizi segreti ruotano attorno alla figura dell’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli. È lui a portare al centro della scena il maresciallo della Finanza Michele Marinaro prima ufficiale della Dia poi passato proprio ai servizi segreti. Condannato a 10 anni e 6 mesi, avrebbe avuto un ruolo importante in due vicende centrali nel castello accusatorio di Rinascita Scott: la ricerca del clan sui verbali del pentito Andrea Mantella e il manoscritto trovato nello studio Pittelli in cui si anticipava almeno una parte della maxi inchiesta.

LA “CACCIA” A MANTELLA – Nella loro sentenza le giudici del Tribunale di Vibo confermano che Marinaro sia stato «uno dei canali informativi» di Pittelli. La figura del maresciallo emerge in un momento di particolare fibrillazione della consorteria, quando, diffusasi la notizia della collaborazione con la giustizia di Andrea Mantella, il boss Luigi Mancuso avrebbe dato incarico all’ex senatore di reperire le dichiarazioni del nuovo collaboratore. Andrea Mantella è stato uno dei boss più temuti della provincia di Vibo Valentia e con rapporti di frequentazione con i vertici della ‘ndrangheta vibonese e, dunque, a conoscenza di notizie e informazioni dettagliate sulla criminalità organizzata di tutta la provincia. Proprio nel momento in cui si diffonde la notizia del suo pentimento, sottolineano le giudici, si registra «una improvvisa intensificazione dei contatti tra le utenze di Pittelli e Marinaro. Ben 168 contatti in meno di sei mesi, alcuni dei quali sarebbero avvenuti intorno al 14 dicembre 2016 data in cui Mantella venne sottoposto a interrogatorio a cui partecipò tra gli altri proprio Marinaro, come ufficiale della Dia. Grazie alle dichiarazioni dello stesso collaboratore e di alcuni presenti a quel verbale, il tribunale ha ritenuto accertato che «Marinaro in occasione dell’interrogatorio del 14 dicembre 2016, eccedendo i limiti della delega ricevuta, ha illegittimamente appreso informazioni sul dichiarato del collaboratore ancora coperte da segreto istruttorio».

“Gli elementi disposti – secondo i giudici – dimostrano come Marinaro, agendo quale “longa manus” del Pittelli, a sua volta incaricato dal Mancuso, abbia in ultima analisi messo la propria qualifica istituzionale a disposizione del sodalizio, giungendo ad interrogare illegittimamente il collaboratore Mantella su fatti ancora coperti da segreto istruttorio, fornendo, così, uno specifico contributo alla consorteria in un momento del tutto particolare della vita di quest’ultima dovuto alla inaspettata collaborazione di un boss di rilevante caratura quale Mantella e operando in maniera pienamente consapevole del contesto criminale di riferimento, all’interno del quale il proprio aiuto si inseriva”.

IL MANOSCRITTO – Quando scattò il blitz il 19 dicembre del 2019 durante la perquisizione dello studio Pittelli venne messo agli atti un manoscritto che conteneva un elenco di nomi e circostanze in buona parte sovrapponibili al materiale raccolto dagli inquirenti durante l’attività investigativa. In sintesi Pittelli sarebbe stato a conoscenza dell’indagine a suo carico. L’avvocato ha sostenuto che a parlargli dell’inchiesta era stato un giornalista deceduto alcuni anni fa (Paolo Pollichieni, ndr).
Per il Tribunale di Vibo invece la “talpa” sarebbe stato proprio il maresciallo Marinaro. Il 12 maggio 2019 è la data da segnare in rosso. Pittelli e Marinaro si sarebbero incontrati casualmente in un bar di Girifalco. La conferma arriva dallo stesso ufficiale della Dia che invia al suo capo una relazione. Spiega che l’11 maggio 2019 l’avvocato penalista, con il quale aveva un rapporto di amicizia, aveva provato a contattarlo ma lui aveva respinto ogni richiesta di incontro. Eppure il giorno seguente i due casualmente, secondo Marinaro, si incontrano a Girifalco.

Nella relazione il maresciallo descrive Pittelli “alquanto agitato e con le lacrime agli occhi”. Gli avrebbe confidato che era l’ennesimo amico che non rispondeva ai suoi messaggi e che questa cosa lo aveva particolarmente turbato.
Altra coincidenza: quello stesso giorno Pittelli, rientrato a Catanzaro, scrive un testamento olografo in cui scrive “di non poter sopportare l’aria della sconfitta e di non poter vivere di disonore”,
Per il Tribunale “è quantomeno singolare che Pittelli abbia inoltrato dei messaggi a Marinaro l’11 maggio 2019 per chiedergli un incontro, e che in data 12 maggio 2019 abbia “casualmente” incontrato in un bar Marinaro – quello stesso agente che lui considerava in grado di reperire informazioni riservate – e che, lo stesso giorno, abbia scritto un testamento olografo nel quale manifestava la sua disperazione”.
Insomma, per i giudici, “è plausibile che sia stato proprio Marinaro ad aver disvelato a Pittelli l’esistenza di una richiesta di misura cautelare a suo carico”. Fonte: Gazzetta del Sud