Rinvio a giudizio di Principe: la scusa che cercava Gratteri

Il gup Pietro Carè della procura di Catanzaro, al termine dell’udienza di ieri sul “Sistema Rende”, si è riservato di decidere sul rinvio a giudizio per Sandro Principe, ex sindaco di Rende e già sottosegretario al Lavoro ed imputato nel procedimento, per il 1 dicembre.

Insieme a lui rischiano il processo anche un altro ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo, e gli allora assessori comunali Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi del Pd.

L’accusa sostenuta dal dottor Pierpaolo Bruni oltre a chiedere il rinvio a giudizio per Sandro Principe, ha anche trattato la posizione di altri 6 imputati che hanno chiesto ed ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Anche per loro la sentenza arriverà il primo dicembre.

Bisognerà, dunque, attendere per sapere se l’ipotesi accusatoria reggerà al vaglio del Gup. Un momento giudiziario delicato di quello che più in generale è il sistema di corruttela politica/mafiosa che persiste da tempo in tutto il nostro territorio, Cosenza compresa. Già perché se mai Principe dovesse essere rinviato a giudizio questo potrebbe aprire le porte, o dare il via ad altre inchieste da tempo al vaglio della DDA ed istruite proprio dal pm Pierpaolo Bruni, e lasciate in eredità ai suoi colleghi dopo la nomina a procuratore capo della procura di Paola, su tutte il sistema Cosenza.

Pare che il lavoro della DDA di Catanzaro sul sistema Cosenza, oltre allo stop politico a procedere per via della probabile candidatura di Gratteri a qualche carica politica, si sia fermato anche in attesa di questa sentenza. Vogliono vedere se il lavoro svolto dal dottor Bruni risulta concreto oppure no. Se il Gup decidesse di rigettare la richiesta di rinvio a giudizio per Principe, questo vorrebbe dire che tutto ciò che ha fatto il dottor Bruni sul sistema Cosenza non potrà essere sottoposto al vaglio del Gip: se rigetta per Principe, rigetterà anche per gli indagati di Cosenza.

La scusa perfetta per Gratteri per poter dire che tutto il lavoro investigativo sul sistema Cosenza fatto da Bruni va rivisto: intercettazioni, filmati, pedinamenti, dichiarazioni, relazione investigative, pentiti, soffiate. Della serie campa cavallo che l’erba cresce. Nel mentre il tempo passa e le elezioni politiche si avvicinano, e con esse l’obiettivo di Gratteri: entrare in politica.

Lo abbiamo spiegato tante volte: Gratteri non può procedere su Cosenza per via di un accordo politico con Minniti che prevede la sua partecipazione ad un eventuale nuovo governo del Partito della Nazione. In cambio deve fermare tutte le inchieste su Cosenza e tutto ciò che riguarda esponenti del PD coinvolti in storie di mafia (vedi ad esempio Ernesto Magorno intercettato nell’auto dell’autista di Franco Muto mentre dice di essere a disposizione del boss). E se questo vale per quelli del PD è chiaro che deve valere anche per Occhiuto, Manna, Paolini e tutti gli altri chiamati i causa da diversi pentiti di ‘ndrangheta cosentini. Altrimenti non sarebbe credibile: se arresta ad Occhiuto e poi si candida a presidente della regione Calabria, la gente potrebbe pensare ad una manovra di Gratteri per farsi fuori un temibile avversario.

Che ci crediate o no, questa è. Altrimenti non si spiega il totale immobilismo della Giustizia nei riguardi di chi ha commesso reati contro la pubblica amministrazione così palesi come Occhiuto. Le inchieste su Occhiuto non le abbiamo svolte noi di Iacchite’ ma investigatori e pm. Esistono intercettazioni e filmati che lo inchiodano alle sue responsabilità, ma nonostante ciò niente accade. E siccome l’esistenza di questa inchiesta oramai è patrimonio di tutti e non si può più nascondere, serve una buona scusa per buttare tutto a mare senza suscitare “proteste di popolo”, e il rigetto del rinvio a giudizio di Principe potrebbe essere l’occasione giusta per Gratteri: recuperare il tempo necessario che gli serve per portare a termine il suo progetto di diventare un politico, senza intervenire su Cosenza.

Chi aveva creduto nell’azione di Gratteri, come noi, può mettersi l’anima in pace, Cosenza è, e resterà un’isola felice per mafiosi, massoni corrotti, e politici collusi.

La Giustizia alla mercè delle velleità politiche di procuratori, giudici, e pm, è così che funziona, e nessuno può farci niente. E Gratteri non è stato mai immune a questo.