Quale migliore modo di ricordare, sia pure con un po’ di ritardo, i 100 anni di Saverio Strati? E allora riprendiamo un suo racconto minore ma di una attualità sconcertante, perché descrive perfettamente il nostro grande, grandissimo presidente Roberto Occhiuto, detto il Cazzaro di Calabria, che se n’è uscito l’altro giorno con le sue stime sul traffico aereo di tutto il 2024 in Calabria basate su un grande criterio scientifico: quello “ad minchiam”, che ispira tutte le sue manifestazioni. Riadattiamo allora per lui il racconto “Il Chiacchierone” di Saverio Strati, che sembra averlo scritto prevedendo l’avvento del nuovo CHIACCHIERONE DA CUSENZA.
IL CHIACCHIERONE DI CALABRIA
liberamente tratto da Il Chiacchierone di Saverio Strati
Robertino Occhiuto da Cusenza sgoverna una regione di montagna priva di carrabile, di sanità e talvolta anche di medico. Di solito viene a farci visita, tramite Facebook o stampa amica, a noi calabresi una volta al giorno, spesso anche due o tre. Appare di mattino presto, quando è riposato, bello e pure fiorito visto che non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua. Veste sempre allo stesso modo. La camicia bianca attillata, che si è comprato a Roma durante il primo mandato di parlamentare e che mette da mane a sera. Il presidente è ricco, si dice, siccome fa il politico da una vita e riesce a impapocchiare con le sue minchiate un po’ di gente, in un paese di caprai analfabeti, se la
passa proprio bene. Tutti gli portano un voto in cambio di una promessa generica, di una minchiata stratosferica, di una balla pedissequale.
Come state, come state? Ci saluta ogni dì in attesa di una standing ovation quando ci vorrebbe invece una bella pernacchia stereofonica. Dopo queste cerimonie, ci informa un giorno sì e l’altro pure delle meraviglie che attendono il popolo calabrese grazie alle sue iniziative. Parla della povertà della Calabria prima del suo avvento, delle sue mirabolanti iniziative, delle sue lettere, dei suoi memorandum e dei suoi incontri con i ministri, perfino con Giorgia, e con l’Europa tutta, che hanno cambiato la narrazione della nostra regione. Ma non tutto il popolo calabrese – deve rendersene conto anche se fa finta di non capirlo – gli è amico come può sembrare. Ci sono ignoranti invidiosi di lui che ha la lingua sciolta come… uno scilinguato e ‘mbingia ogni tre secondi nonostante le cure e l’impegno e sa usare Facebook e pure Instagram e toccare i tasti giusti… per questo suscita gelosie e non è mai ben visto.
C’è infatti in Calabria, proprio a Cusenza, un giornalicchio che gli ostacola il lavoro e che ancora non è riuscito a far chiudere nonostante denunce, esposti, procedimenti e persino interrogazioni parlamentari di… stacippa.
Ma come possiamo dargli fastidio se siamo più analfabeti degli altri? Abbiamo avuto tanti alterchi in pubblico, e più volte abbiamo avuto l’ardire di dirgli: “Vattene al paese da dove sei venuto”.
Ebbene, una volta, lui rispose: io sono orgoglioso di essere nato al mio paese che ha visto come sindaco mio fratello il truffatore e una famiglia di cinghiali trasformata in onorevoli e senatori di fama nazionale. Ma che cosa ne sa di giornali, di scrittura, di cultura, di niente… Dice che ha fatto l’editore (sic!) nelle tv private di Cosenza… ma ancora non ha manco imparato a parlare in “idaliano”, non è riuscito manco a fare un corso di dizione che gli servirebbe come il pane…
Il presidente non si è ancora svegliato ogni mattina che già la Calabria si riempie della sua cadenza monotona come una pioggia minuta e fitta di scirocco. Il suo è sempre un racconto particolareggiato, inesauribile come il mormorio di una fontana: tic tic tic. Il presidente posta e tutti si mettono ad ascoltarlo (spesso è lui stesso a mettere i sottotitoli…) e così veniamo informati su ogni cosa di tutta una regione di due milioni di anime: dei droni che combattono e sconfiggono gli incendi, dei battelli che puliscono il mare, dei medici cubani che fanno risorgere la sanità calabrese, dei voli Ryanair che portano turisti a quintalate che solo lui vede.
I primi cinque mesi va bene, commenta il popolo calabro, ma adesso, a quasi tre anni, ci sentiamo partire la testa. Non smette mai, nemmeno mentre inghiotte. Da dove prende tanto fiato? Chi gli dà tanta voglia di sparare minchiate? Dopo due anni di minchiate a raffica, il presidente ci ha belli e informati di tutto; ed è come se ci avesse letto tutta la Gazzetta di un secolo intero. E su tutti i fatti, gli avvenimenti e le persone ha un commento da fare, un ricordo, un racconto da ripetere giù giù fino al nonno del nonno del nonno. I Calabresi, ormai sfiniti, fanno segno a Giorgia Meloni di portarselo via. La Calabria tutta è assordata, intontita, sfinita. E intanto lui, il chiacchierone di Calabria, riprende ogni giorno a raccontare tutto quanto ha già ripetuto cento volte durante tre anni di minchiate: droni, battelli, aerei, capodanno, feste, festicciole, sagre del vino e del peperoncino, eccetera eccetera eccetera. Tutta la Calabria crolla dallo stordimento. I maligni sperano che perda la parola e che possa esprimersi solo a gesti, così potranno dire che l’ha colto la maledizione di tutti coloro che ha sfinito e torturato con le sue minchiate…