Rogo a corso Telesio, la procura indaga sul movente

Dopo il sopralluogo di ieri a cura della dottoressa Manzini, accompagnata dagli uomini della scientifica e dal Pm Greco titolare delle indagini, all’interno dell’antica torre campanaria del Duomo dove hanno trovato una orribile morte Tonino, Roberto, Serafina e il loro cagnolino, a seguito di un rogo di ormai accertata natura dolosa, il procuratore capo di Cosenza, il dottor Spagnuolo, ha convocato un vertice in procura per fare il punto sullo stato delle indagine.

Gli investigatori stanno da giorni confrontando le perizie tecniche eseguite dagli uomini della scientifica sulla “scena del crimine”, con le tante testimonianze di chi quel tragico giorno ha assisto al dramma.

Un punto è certo (dice la procura ad alcuni giornalisti di sua fiducia): tutte le testimonianze, e il ritrovamento dell’innesco, confermano che il rogo è partito dall’esterno del portone.

C’è pure un sospettato: qualcuno ha riferito agli investigatori, seppur in un “secondo momento”, di aver visto un ragazzo conosciuto nel quartiere “armeggiare” davanti il portone di casa Noce. E pochi secondi dopo ha visto le fiamme levarsi.

Molti sono gli elementi in mano agli investigatori che lavorano alla ricerca dei necessari riscontri. Elementi che hanno permesso a chi indaga di “strutturare” una prima ipotesi investigativa sulla dinamiche dei fatti.

Il vertice promosso dal dottor Spagnuolo deve definire due cose: le prove a carico dell’incendiario (o incendiari), e il movente di questo atroce triplice omicidio.

Al di là di una tardiva, ma esaustiva, testimonianza, pare non ci siano altri elementi a carico del presunto incendiario. La zona infatti è priva di telecamere. Potrebbe giocare a favore degli investigatori, però, qualche eventuale bruciatura riportata dal presunto incendiario che pare abbia tentato di aprire un varco ai poveri tre, dopo essersi reso conto, a fuoco appiccato, della loro presenza nello stabile.

L’individuazione certa dell’assassino passa inevitabilmente  dal movente. E sono due le piste battute dagli investigatori: il movente economico e il movente della “vendetta”.

Movente economico: potrebbe essere stato qualcuno che voleva mettere le mani sull’antica torre campanaria del Duomo, e la presenza dei tre al loro interno, era un forte ostacolo. Infatti nonostante centinaia di segnalazioni alla procura, i Noce, che erano proprietari dell’appartamento del primo piano, sono sempre rimasti lì. Nessuno riusciva a cacciarli. Qualcuno potrebbe aver pensato: siccome si sa che sono matti, appicchiamo il fuoco, chiamiamo i vigili che lo spengono subito, e diamo la colpa a loro. Dopo un episodio così grave, la procura sarà costretta ad intervenire. Un’ ipotesi che prevede necessariamente un “mediatore” tra chi ha ordito il piano, e l’incendiario.

Il movente della vendetta: si sa che i Noce avevano trasformato il vicolo dove abitavano in una sorta di discarica, provocando non pochi problemi all’intero quartiere. E si sa anche che erano usi litigare un po’ con tutti, anche per futili motivi. E non è peregrino pensare che a seguito di una lite o di uno sfregio fatto dai tre a chissà chi, qualcuno, senza nessuna intenzione di uccidere, ha pensato di far fuoco alla “discarica” per levarseli di torno una volta per tutte. Infatti l’esasperazione per i tanti problemi di natura igienica che i tre provocavano nel quartiere è testimoniata dalle centinaia (non è una esagerazione) di chiamate alla questura, e ai carabinieri. Ma potrebbe anche essere una vendetta per  un torto subito dai tre, magari a seguito di una lite, che ha armato la mano dell’incendiario.

Il campo del movente si restringe a queste due ipotesi, vedremo nei prossimi giorni quale delle due la procura privilegerà. La città resta in attesa.