A distanza di circa sette mesi, la vicenda dell’incendio del Lulapaluza a Rossano è ritornata di grande attualità per due motivi. La procura di Castrovillari ha notificato un decreto di perquisizione e sequestro a due signori rossanesi motivandolo sulla scorta degli accertamenti svolti dalla Polizia Scientifica mediante la visione delle telecamere di sorveglianza installate nei pressi dello stabilimento. Ebbene, dalle immagini emergerebbe una compatibilità tra le caratteristiche fisiche dei soggetti che hanno dato fuoco al Lulapaluza e quelle delle persone destinatarie del decreto di perquisizione locale e sequestro. In secondo luogo, la procura ha scritto senza possibilità di equivoci che l’incendio è legato al famigerato bando delle aree sociali, dei quale Iacchite’ aveva diffuso in anticipo i nomi dei vincitori. A questo punto, stiamo ripubblicando parecchio materiale di quell’epoca e lo facciamo volentieri anche per il comunicato (sempre riferito a dicembre 2017) di Rifondazione Comunista, che riteniamo molto esaustivo.
IL COMUNICATO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA DEL DICEMBRE 2017
Abbiamo atteso che i contorni della vicenda si delineassero meglio e che i sentimenti scaturiti dalla notizia del rogo al Lulapaluza di Rossano sedimentassero e dessero luogo a una reazione più ragionata e meno “di pancia”. Non possiamo però non metterci il nostro cuore di rossanesi nel sentirci colpiti da un episodio che getta più di un’ombra su certe dinamiche nella nostra città. La nostra solidarietà va ai proprietari del locale e ai lavoratori che in questi giorni avrebbero dovuto partecipare alla ripresa dell’attività per le feste natalizie. Ma non possiamo fermarci qui. Non possiamo non rilevare con viva preoccupazione il clima pesante che questa vicenda fa respirare a Rossano. Sembra infatti essere fuor di dubbio la natura dolosa dell’incendio che ha ridotto in cenere buona parte della struttura mandando in fumo l’imminente riapertura. Un caso? Crediamo di no.
Crediamo invece che il gesto abbia il sapore della violenza che anche a Rossano – “isola felice” ormai solo nei discorsi vuoti di chi non vuol vedere – ha preso piede. Non siamo solo noi a crederlo, è innegabile che sia così. E ci stupisce il silenzio che insiste sulla vicenda; interrotto solo da qualche voce fuori dal coro a fronte del grido di sdegno collettivo che avrebbe dovuto innalzarsi. Ma oggi non ci sono interessi personalistici da difendere, ci sono quelli di un’intera comunità ferita che ha bisogno di ritrovare il suo diritto alla speranza, la speranza che non tutto sia scritto da mani altrui e che sia possibile costruire insieme una società diversa. Ma per questo c’è bisogno di rialzare la testa e di non far passare sottotraccia simili episodi.
Attendiamo ovviamente, come tutti, l’esito delle indagini su quanto successo. Ma la nostra mente non può non correre in questo momento ai bandi per l’assegnazione delle cosiddette aree sociali. La cui puzza di bruciato è arrivata ormai alle narici di chiunque e sul quale abbiamo dunque poco da aggiungere. Non sta a noi dare risposte su questa vicenda né su eventuali collegamenti che nessuno può e vuole dare per scontati ma che non si possono nemmeno escludere. Abbiamo però il dovere di continuare a porre delle domande, già sollevate nelle scorse settimane e alle quali questa amministrazione ha deciso di non dare risposta, limitandosi ad attacchi rabbiosi e sterili contro questo o quel consigliere. La dietrologia non ci interessa, ci interessano i fatti.