Rsa, come funziona la macchina dei soldi

Nel variegato mondo della sanità italiana è sempre più difficile districarsi tra i tanti acronimi che identificano le varie strutture sanitarie, infatti, ed è polemica di queste ore, non tutti sanno cosa è, e  cosa significa ad esempio RSA, e quali sono le differenze tra RSSA, e Case di Cura.

Cosa sono le RSA. L’acronimo RSA significa “Residenze Sanitarie Assistenziali”.

Sono state introdotte in Italia a metà degli anni novanta, e si tratta di strutture non ospedaliere, a carattere sanitario, che ospitano per un periodo o a tempo indeterminato persone non autosufficienti (per lo più anziani), che possono essere assistite in “casa” e che hanno bisogno di specifiche cure da parte di più medici specialisti e di una articolata assistenza sanitaria.

Si distinguono dagli ospedali e dalle case di cura, rivolti ai pazienti sofferenti di una patologia acuta, e dalle case di riposo, che sono destinate agli anziani almeno parzialmente autosufficienti.

Un’altra domanda che la gente si fa è questa: chi paga la retta dei degenti in RSA?

Le prestazioni ricevute in Rsa, si qualificano come socio-sanitarie integrate e sono regolate dall’art. 3 del D.lgd 502/92 e succ. modificazioni.

La legge prevede che la retta di ricovero sia composta da una quota sanitaria (generalmente il 50% dell’intero) a carico del Sistema sanitario regionale erogate tramite le Asl di appartenenza; e da una quota sociale o alberghiera (l’altro 50%) a carico dei Comuni con la compartecipazione dell’utenza (il beneficiario della prestazione) determinata in base all’Isee, ed in particolare all’Isee socio-sanitario (Isee appositamente individuato dal decreto Isee, per i richiedenti questo tipo di prestazione).

La percentuale di suddivisione economica fra la quota sanitaria/quota sociale segue la tipologia di prestazioni erogate (DPCM, 14 febbraio 2011).

Chi decide le tariffe delle Residenze sanitarie assistenziali?

Spetta alle regioni approvare le tariffe delle prestazioni residenziali, tanto per la parte sanitaria quanto per quella alberghiera (vi sono, tuttavia, 2 regioni e 2 province autonome in cui la Giunta regionale/provinciale stabilisce solamente la quota sanitaria della retta giornaliera delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) (tabella 1), mentre la quota alberghiera della tariffa viene stabilita dai gestori delle strutture. In questi casi non ci saranno dunque delle tariffe di riferimento uguali per tutti, ma tariffe differenziate per singola struttura).

Qual è l’importo delle tariffe giornaliere?

Le tariffe giornaliere omnicomprensive delle RSA per anziani sono molto diverse fra una regione e l’altra. Si passa da 82,08 euro al giorno della Basilicata a 167,50 euro della Valle d’Aosta. La cosa è in parte comprensibile data la grande varietà degli standard di personale assistenziale che si registrano nelle diverse regioni. La tariffa media non ponderata è di 112,60 euro al giorno, mentre la mediana, che è più rappresentativa dell’andamento nazionale, è di 107,50 euro al giorno (tabella 2). Da rilevare che la Commissione LEA del Ministero della Salute, nel documento del 2007 sulla riorganizzazione delle “prestazioni residenziali e semiresidenziali”, aveva ipotizzato un costo giornaliero delle RSA proprio di 112 euro.

La tendenza delle tariffe è quella della crescita, seppur non per tutte le regioni. Negli ultimi 4 anni la metà delle regioni ha ritoccato al rialzo le proprie tariffe determinando un aumento costante della tariffa media non ponderata italiana di circa un euro all’anno.

Quanto costa la retta giornaliera in Calabria?

Alla luce degli aumenti degli ultimi anni, la tariffa giornaliera in Calabria oscilla tra 140 e 150 euro.