Su quel togato di un Cozzolino, magistrato corrotto in servizio ormai da più di 16 anni (!) al porto delle nebbie di Cosenza, abbiamo scritto tanto. E non perché non avevamo altro da fare, o per chissà quale altro motivo o peggio per il sol gusto della calunnia. Ma perché ogni qualvolta ci siamo trovati di fronte a vicende giudiziarie viziate o mancate, relative agli intrallazzi dei colletti bianchi e degli amici degli amici, il nome di “Pino”, che aggiusta le cose, spunta sempre. Infatti, tutti sanno che quando c’è da “intestarsi” qualche fascicolo su inchieste che riguardano i reati contro la pubblica amministrazione o su truffe allo stato, quel bellachioma di un Cozzolino, altrimenti detto Pino, pubblico ministero da più di 16 (!) anni alla procura di Cosenza, è sempre il primo ad alzare la mano. E non è un caso che quelle poche inchieste, istruite non certo per senso di giustizia ma con lo scopo di “pilotarle” o per usarle come arma di ricatto, sono tutte finite con un nulla di fatto o con assoluzioni. Tutti flop investigativi e “mancate condanne” che nessuno gli rimprovera, nemmeno le vittime dei suoi “errori giudiziari” che è quanto dire! Fallimenti che Pino, scarpe grosse e cervello fino, compensa, per necessità statistiche d’ufficio arrestando fumatori di spinelli e disperati vari che non possono permettersi qualche avvocatone del suo giro. Qualche inchiesta che va a buon fine deve pur produrla.
A sostegno di quello appena scritto riportiamo le parole della dottoressa Pepe, che non è una redattrice di Iacchite’, ma una consigliera della prima Commissione del CSM che sul caso Cozzolino/Manzini, davanti al Plenum che doveva decidere sul trasferimento del pm Cozzolino, dopo aver informato la Corte che lo stesso aveva “costituito” un pool investigativo di cui si era autonominato “presidente” che avrebbe dovuto, con il tacito consenso del procuratore Gattopardo, occuparsi dei reati contro la pubblica amministrazione, e sottolineato la complessità dell’istruttoria incapace di colmare i tanti buchi neri “investigativi”, così disse: “… esiste un mini gruppo, composto da 4 pubblici ministeri, all’interno di una piccola procura cha ha in organico 12 pm, in cui ci si viene a dire che non ci sono state, per un biennio, riunioni di coordinamento investigativo nell’ambito dei reati contro la pubblica amministrazione, in cui il procuratore ci dice (la consigliera Pepe si riferisce a Mario Spagnuolo procuratore capo, interrogato dalla prima commissione, ndr) che non sa, sostanzialmente dice: io non mi occupo delle frequentazioni private dei miei sostituti (in riferimento alla foto da noi pubblicata che ritrae il pm Cozzolino a cena con l’allora presidente del consiglio comunale di Cosenza Caputo, e l’allora capogabinetto Carmine Potestio, oggetto, allora e contestualmente alla cena, di una inchiesta condotta proprio da Cozzolino, dal titolo: “a cena con l’indagato”.). Un altro sostituto di questo mini gruppo dice l’interlocuzione tra i pm del gruppo sono ridotte all’osso, ed era una situazione che nella precedente composizione della commissione era risultata, se posso dire, non chiara”.
Per Pino, ovvero quel pm di un Cozzolino, i problemi dei reati contro la pubblica amministrazione a Cosenza erano talmente gravi e all’ordine del giorno (noi lo scriviamo da sempre e continuiamo a farlo) da richiedere il lavoro e l’impegno di in terzo della forza lavoro presente in procura. E con quali risultati? Zero! Non serve scomodare quella buonanima della Signora in Giallo per capire il perché quel sempresulpezzo di un Cozzolino alza la mano ogni qualvolta c’è da intestarsi qualche inchiesta su politici intrallazzati, colletti bianchi corrotti e imprenditori dalla bustarella facile. Basta leggere i risultati delle sue inchieste: “zero tituli”. Per quell’ingrifato di un Cozzolino, nel senso giudiziario (altrimenti avremmo scritto rattuso, che detto tra noi ci sta tutto…), esiste una emergenza reati contro la pubblica amministrazione a Cosenza, ma i colpevoli non riesce a prenderli. Nonostante l’impegno del pool da lui guidato istituito proprio per contrastare questa grave emergenza. Si impegna ma i risultati non arrivano.
Tutto quello che abbiamo scritto su quel marlonbrando di un Cozzolino, lo abbiamo sempre supportato con elementi concreti, per quel che può fare un giornale ovviamente, che nessuno ha mai preso in considerazione, e quando qualcuno lo ha fatto è stato solo per boicottare o insabbiare. Il che dimostra e conferma le pesanti coperture di cui gode quel magistratodellaportaccanto di un Cozzolino. Sapevamo e sappiamo di cosa è capace, e cosa è in grado di mobilitare pur di fermare la verità. Ha dalla sua non solo la Legge che ha piegato ai suoi voleri, ma soprattutto può contare su una potente casta di magistrati fratelli accompagnati dai soliti fratelli politici, che da sempre gli copre le spalle.
Non sono bastati due procedimenti davanti al CSM, diversi esposti, qualche interrogazione parlamentare, e più di un fascicolo aperto a suo carico dalla procura di Salerno, non diciamo per “incriminarlo”, ma quantomeno a trasferirlo ad altra sede per manifesta “incompatibilità ambientale”. Altri magistrati per molto meno sono finiti a Potenza. Tutto questo lo abbiamo raccontato, con la nostra cifra stilistica, in decine e decine di articoli che hanno prodotto, come è giusto che sia, altrettante querele, nei nostri confronti, da parte del dottor Cozzolino. Certo è che sarebbe cosa ancora più giusta se in aula davanti al giudice potessimo avere le stesse possibilità concesse a Cozzolino e simili. E forse, in una delle tante udienze a nostro carco promosse da quell’inquisitore di un Cozzolino, questa possibilità si è manifestata.
In una anonima aula di un tribunale, ubicata all’interno di quel monolite che è la cittadella della Giustizia a Salerno, davanti a un anonimo giudice e a un anonimo pubblico ministero (non è certo la notorietà a fare di un giudice, di un magistrato, un bravo giudice o un onesto e serio magistrato) un noto testimone, chiamato a deporre sul contenuto di un nostro articolo dove si parla di un giro di bustarelle finalizzate ad addomesticare inchieste condotte da Cozzolino, ha detto qualcosa che in tante udienze non avevamo, secondo noi per omertà, mai sentito: seppur dopo un travagliato percorso testimoniale e stretto dalle sue stesse contraddizioni, ha spiegato, al giudice, al pm, e alla difesa, il sistema di bustarelle che porta diritto al pm Cozzolino.
Ha elencato fatti e circostanze riscontrate dove il pm Cozzolino risulta il destinatario di cospicue somme di denaro, elargite per aggiustare le inchieste. Ha raccontato degli incontri avvenuti sul balcone per non essere intercettati tra corrotti e corruttori. Ha fornito dettagli, quali messaggi sul telefonino, tra i soci dell’intrallazzo. E ha “denunciato” altri episodi di corruzione con tanto di dazione di denaro. Ma soprattutto ha filmato, video che è stato proiettato in aula, l’incontro tra lui e i soci dell’intrallazzo che inchioda tutti alle loro evidenti responsabilità. Un testimone, quindi, non solo oculare, ma partecipe in prima persone nella commissione e nell’esecuzione del grave reato di corruzione di un magistrato. Ha vissuto in prima persona quello che in aula ha raccontato. Non era mai capitato prima. Non andiamo oltre perché siamo in attesa della trascrizione del verbale della deposizione del testimone, non appena sarà in nostro possesso non tarderemo a pubblicarlo con tanto di nomi e cognomi e molti altri particolari. Non vogliamo anticipare niente.
Non sappiamo quello che succederà dopo questa pesante e dettagliata testimonianza, di sicuro sarà interessare osservare quello che farà ora il dottor Borrelli, capo della procura di Salerno, che ha spesso e volentieri e frettolosamente archiviato diversi procedimenti a carico proprio del dottor Cozzolino. Non ci aspettiamo niente perché sappiamo che cane non mangia cane. Ma ciò nulla toglie alla soddisfazione che abbiamo provato quando il pm ha chiesto al testimone: quello che Iacchite’ ha scritto sul pm Cozzolino corrisponde al vero oppure no? E il testimone ha risposto: si, corrisponde al vero! Ma gli imputati in questa storia siamo noi. Cozzolino invece continua a fare il rattuso in giro per i salotti-bene della città. Se lo vedete, scansatelo e se proprio non potete fategli una pernacchia.