Cosenza, faida al Castello: quando il nipote del Gattopardo chiedeva due anni di (affitto) arretrati agli ex soci

Certo è che credere alle coincidenze in questa città è veramente difficile. Fin quando c’è stato quell’impastettato e lecchino di Giampaolo Calabrese nella società Svevo srl che gestiva il Castello (adesso se ne sono andati anche gli altri soci…), degli affitti da versare al Comune non se ne parlava, e nessuno ne aveva mai chiesto il pagamento. Non appena quell’ignorante di Calabrese è andato via dalla società, perché cacciato dai soci per motivi di soldi (si dice che Calabrese abbia la manina lunga), ecco che, per “coincidenza”, qualche anno fa improvvisamente tutti reclamacano il pagamento dei fitti arretrati che la società Svevo srl doveva al Comune. Opposizione, maggioranza e dirigenti comunali. E persino il “nuovo” sindaco ha stabilito una “cifra” – 14.400 euro – da versare nelle esangui casse del Comune prima di togliere il disturbo. 

Era chiaro che quella richiesta si inquadrava nella faida tra Calabrese e i suoi ex soci, che da quando non sono più soci avevano capito che per loro le cose erano cambiate e tutti i favori e i privilegi di cui godevano prima, non li avrebbero più avuti. Con tanto di campagne pubblicitarie negative persino da Eva Catizone… Non che noi siamo dalla parte degli Aiello/Pietramala, che come tutti sapete abbiamo sempre criticato, compresa la scellerata scelta di affidare un monumento così importante simbolo della città ai soliti privati.

Ma quello che non era accettabile, in questa ennesima dimostrazione di come si intende la gestione del bene comune da parte di Occhiuto, era che l’impastettato Calabrese utilizzasse i suoi poteri amministrativi per fini privati e di vendetta. Quando c’era lui nella società che gestiva il Castello, di affitti non se ne parlava, quando era diventato dirigente alla cultura, guarda caso, venivano fuori due anni e passa di affitti non pagati. Compreso il periodo in cui a gestire il Castello c’era pure Calabrese, quando si atteggiava a salvatore della cultura a Cosenza. Ma a quel tempo in Comune vigeva l’omertà. La paura di ritorsioni da parte dello zio procuratore, nei confronti di probabili impiegati onesti che avrebbero voluto denunciare la morosità, teneva a freno tutti. Tutti in silenzio. E noi che scrivevamo dell’arricchimento di questi parassiti sulle spalle dei cittadini, eravamo i pazzi, quelli che non vogliono lo sviluppo della città e che stanno sempre a rosicà.

Il fitto previsto dal contratto era pari a quasi 1000 euro al mese (960 euro per la precisione), mai corrisposti al Comune. Per un totale di oltre 20.000 euro solo fino a metà del 2017: 2 mesi del 2015, tutto il 2016 e il primo semestre – appunto – del 2017. Ma c’è di più: il dirigente comunale, fino ad allora silente, informava i cittadini che alla società Svevo srl era stata affidata una parte del Castello, come dice la planimetria allegata al contratto, e non tutta la struttura come pensavamo. Per cui tutti gli eventi a pagamento promossi da privati –  svolti negli spazi rimasti al Comune (sfilate, pranzi, raduni) – e gli utili da essi ricavati, dovevano essere ripartiti, come diceva il contratto, tra l’ente e la società che gestiva i servizi. Ed invece sono finiti totalmente nelle tasche della Svevo srl. Fino a che se li intascava pure Calabrese non dava fastidio a nessuno, ma quando Calabrese non intascava più, come per magia uscivano fuori tutte queste magagne.

Ora capite che significa essere impastettati ed avere uno zio procuratore capo? Significa che puoi fare quello che vuoi. Puoi rovinare chi ti pare, chi sta antipatico, chi non la pensa come te, chi critica, chi non paga la mazzetta, e cose così. Una pacchia che non ti dico.

GdD