San Demetrio Corone. Festival della Canzone Arbereshe: l’idea, l’organizzazione, la manifestazione

Nel 1980, l’anno in cui si tenne la prima edizione del Festival della Canzone Arbereshe, io avevo 14 anni, gli stessi che ha oggi mio figlio Giuseppe; me lo ricordo bene; e ricordo bene mio padre, Giuseppe D’Amico, che passava tutte le mattine in Pretura, anche il sabato, anche ad agosto, quando tutti i bambini andavano al mare; e noi, la domenica, a Calamia, “alla Pianura”; me lo ricordo bene mio padre, il pomeriggio stava allo studio a scrivere sentenze, ed a pensare a come si poteva animare una piccola comunità arbereshe, la sua comunità, San Demetrio Corone.

Ci aveva provato con la Radio Libera Arbereshe nel 1976, poi l’anno successivo con Radio Libera Scanderbeg, che aveva redazioni in tutta l’Arberia, punti strategici che raccontavano gli arbereshe di Calabria, le loro storie, le loro richieste, nella loro lingua, quella che avevano mantenuto dopo tanti anni, l’unica cosa che li caratterizzava realmente, l’arbereshe.

Proprio da li, da quel luogo fantastico, da quel curioso giocattolo, come la definisce Gennaro De Cicco (Apollo Edizioni 2021), nasce in lui l’idea di un festival della canzone arbereshe; un festival della peculiarità arbereshe, della diversità arbereshe, della resistenza arbereshe; un festival popolare ove poter celebrare, attraverso le canzoni, ergo attraverso la lingua realmente parlata, unico e reale motivo identitario e di diversità, le gesta di un popolo che resiste da oltre 500 anni.

Questo ha pensato mio padre. Ma non sarebbe bastato il pensiero. Io ho pensato tante volte di volare nel cosmo, lo hanno pensato in tanti; però realmente c’è andato per la prima volta Jurij Gagarin.

Ecco che allora, in quegli anni, mio padre prese la sua amata bic e su un foglio uso bollo a lui noto e pure caro, scrisse di pugno il regolamento del Festival della Canzone Arbereshe; scrisse che voleva organizzare quella manifestazione: “ … allo scopo di conservare e valorizzare la lingua, la cultura ed il folklore arbereshe …”  (estratto dal manifesto della prima edizione) ed organizzò la manifestazione; lo conservo gelosamente quel foglio.

Dicevo all’inizio che la ricordo bene quella prima edizione: nello spiazzale interno del Collegio, ricordo mio padre insieme a Gennaro su un banchetto preso in prestito dal Liceo; lui parla l’altro scrive; tutt’intorno tanti giovani volontari che costruiscono un palco di legno a ridosso della scuola, a dirigere i lavori il caro Cenzino; Renato, gironzola con la sua fida telecamera; e meno male, così facendo immortala in uno dei suoi documentari più belli, quello che stava avvenendo in un paese che guardava con sufficienza ciò che stava accadendo; un paese che sino a quel momento aveva celebrato il ricordo della madre patria, solo celebrando la madre patria, l’Albania; giammai l’Arberia, quella minoranza diffusa che stazionava in Italia da oltre 500 anni, immaginandola unita; e trovandola poi unita nella manifestazione canora del 25 agosto del 1980.

Ecco, questo è stato! Il successo del Festival è stato straordinario: 24 canzoni ammesse alla serata finale del 25 agosto; non ci sono solo artisti locali, ma vengono dai paesi arbereshe dell’intera provincia cosentina, addirittura da fuori regione, Contessa Entellina (Sicilia); San Costantino Albanese (Basilicata); le canzoni trasmesse prima e dopo la manifestazione da Radio Scanderbeg; lo spiazzale entro stante il Collegio gremito di gente.

Tutto straordinario davvero. Io lo ricordo bene mio padre; anche rispetto a quell’enorme e meritato successo non salì sul palco a prendersi gli onori della folla; rimase li, al tavolo del Comitato, con i suoi fidi collaboratori: Gennaro, Pasquale, Renato; l’anno successivo, davanti ad una folla oceanica che gremiva il campo sportivo e dopo le insistenze di Gennaro, salì sul palco per dire Vi abbraccio tutti. Non era timidezza, era un Giudice, aveva fatto l’avvocato; era modestia, una grande virtù, sempre più rara.

Ricordo che il Sindaco di San Demetrio Corone il giorno dopo gli inviò un telegramma dove diceva che si era sbagliato rispetto alle potenzialità della manifestazione e che si impegnava a garantire il sostegno per gli anni a venire; e così fù, fino alla cessione gratuita dei diritti al comune di San Demetrio Corone; poi arrivò la sua morte, nel 1997; il premio della critica Giuseppe D’Amico, dal 1998; l’infamia della cancellazione del premio dal 2016 al 2021, indelebile ricordo nella mia mente; il ripristino della legalità operato nel 2021 dal Sindaco Ernesto Madeo, con conseguente riabilitazione artistica del Comitato Storico e del Premio, del rilancio della manifestazione, che torna ad essere la regina dell’Arberia, festa mu e made ce ka arberia, rinvigorisce i fasti delle prime edizioni, diventa internazionale.

In poche righe 42 edizioni di Festival svolte in 44 anni di storia.

A giorni la serata finale della 42 edizione: il successo è scontato, e lo si legge nei numeri: 17 canzoni inedite partecipanti alla serata finale provenienti dall’Italia intera e da mezza Europa; tutta l’Arberia sparsa nel mondo coinvolta;  bissata l’edizione dell’anno precedente; cancellato il limbo musical-culturale degli anni bui/passati, quando arrivavano 6/7 canzoni.

Mio fratello Emanuele, Consigliere Comunale con delega al Festival, ha fatto un ottimo lavoro.

Cosa rimane, cosa mi resta, cosa ci resta.

Una straordinaria iniziativa che realmente racchiude in maniera semplice il concetto di diversità arbereshe; di diaspora di un popolo che mantiene dopo 500 anni una lingua parlata 500 anni prima nel posto in cui viveva; iniziativa da mantenere, da valorizzare, da incentivare sempre più; a discapito di numerose pseudo iniziative identitarie, promosse e proposte da (pseudo) intellettuali/prenditori  arbereshe alla ricerca del cane arbereshe da promuovere e finanziare (soprattutto).

Un ricordo indelebile di quei primi anni, di quell’uomo straordinario che è stato mio padre, che giustamente l’Amministrazione Comunale di San Demetrio Corone nel mese di febbraio del 2016 (la data è importante – ndr) ha inteso ricordare in una iscrizione muraria affissa sulla sua casa: “In questa casa visse l’avv. Giuseppe D’Amico, Vice Pretore onorario, animatore della comunità locale, promotore di iniziative sociali, ideatore e organizzatore del festival della canzone arbereshe”. Non penso di dover dire altro. Viva il Festival della Canzone Arbereshe!

Avv. Adriano D’Amico (Co Presidente del Comitato Organizzatore del Festival della Canzone Arbereshe)