San Giacomo di Cerzeto, lettera aperta a quel “galantuomo” di monsignor Bonanno

Salve, nei mesi scorsi ho letto il vostro articolo sulla faccia tosta di Monsignor Bonanno, vescovo di San Marco-Scalea, che faceva propaganda per il SI al referendum.
Il caso ha voluto che nello stesso periodo nel mio paesino, San Giacomo, frazione di Cerzeto, venisse rinvenuto dai cittadini un messaggio in lettera aperta inviato proprio a Bonanno e volantinato durante la notte per le strade.
La situazione alla quale si riferisce la lettera è assai complessa, ma potrete leggere quali sono, in sintesi, i sentimenti di gran parte della comunità.
Leggerete anche che è la prima di altre puntate, che io personalmente spero proseguano.
Vi mando la lettera in allegato, fatene ciò che meglio credete, tanto è pubblica.

LETTERA APERTA A LEONARDO BONANNO (Don Nardino Vescovo)

Egregio signor vescovo,

mi scuso se mi rivolgo a lei non chiamandola eccellenza perché francamente non mi sembra che eccella proprio in nulla. Né nelle sue scarne, insignificanti e confuse omelie, e men che meno nel suo modo di essere pastore di una diocesi qual è quella di San Marco-Scalea, alla quale mi compiaccio di appartenere, che ha avuto pastori di gran lunga più eccellenti di lei.

Del suo inconsistente modo di essere pastore se ne sono accorti tutti sin da subito, ma ha raggiunto l’apice quando, nella comunità di San Giacomo, ha mandato un PRETINO di nome Fabrizio Ammenda, che si è presto mostrato piccolo non solo di statura ma anche come uomo e prete.

Inizio con il trattamento riservato alla Confraternita Maria del Buon Consiglio – che ha una storia plurisecolare – da parte del piccolo Ammenda, il quale non ha mostrato il benché minimo interesse, se non verso i libri contabili, pretendendo di sottrarre la giusta autonomia prevista dallo statuto ma soprattutto dalla sana coscienza delle persone.

I poveri, e a questo punto incapaci, confratelli privi di attributi (incapaci di prendere a calci nel sedere il pretino), hanno la colpa di aver fatto una richiesta di sostituzione dell’assistente ecclesiastico, in precedenza concessa da vescovi evidentemente più eccellenti di lei.

Un altro assistente ecclesiastico, sicuramente nominato da lei o da chi di dovere, il quale potesse presiedere momenti di preghiera, di catechesi, di formazione spirituale perché è proprio questo che dovrebbe fare un serio assistente ecclesiastico.

Ma nulla di tutto ciò purtroppo riesce a fare, guidato dall’impavido “dirigente sul campo”, un tale di nome Ferdinando Stamile, che non mi spiego come possa essere stato consacrato diacono, giacché si conosce bene il suo spirito poco avvezzo alla carità ed alla misericordia. Basti considerare il fatto che non rivolge la parola, e da diversi anni, neanche ad uno dei suoi fratelli. Mi domando allora come può uno che non riesce ad essere uomo di pace nemmeno all’interno della sua famiglia, esserlo all’esterno ed amministrare i sacramenti, permettendosi pure il lusso di pronunciare omelie più o meno inconsistenti come le sue, signor vescovo?

Credo che dopo i fatti accaduti di recente (il commissariamento della Confraternita come ultimo di una lunga serie, iniziata con il blitz dei carabinieri per l'”occupazione” della sala riunioni da parte di cittadini INCENSURATI, del santuario DI PROPRIETA’ degli stessi CITTADINI DI SAN GIACOMO e non suo), mi vedo costretto a rendere pubblica la presente missiva per mostrare, qualora ce ne fosse bisogno, l’anima e lo stile di questo PRETINO, capace solo di attorniarsi di ragazzini (non certo di età) e di reagire attraverso facebook, mostrando con aria soddisfatta attraverso il solito copia e incolla, post del tipo: “il tempo mette ognuno al suo posto, ogni regina nel suo trono, ogni pagliaccio nel suo circo”.

Credo che il posto nel circo equestre da lei montato, signor vescovo, il piccolo Ammenda lo abbia già trovato. Paradossalmente, è proprio quello di pagliaccetto che per sua disavventura attribuisce a membri della Confraternita.

Stia tranquillo che il pubblico pagante ce l’ha già: gli ignari ragazzini o le “spie da bar” da lui sempre attenzionate.

Sono certo che questa lettera aperta incoraggerà confratelli in generale e tutti i cittadini a fare ricorso a chi di competenza, per ottenere l’annullamento di un atto pretestuoso, profondamente ingiusto e che non mi sarei mai aspettato da un pastore che, prima di arrivare a tanto, si sarebbe almeno dovuto degnare di ascoltare chi, come loro, pretendeva solo il sacrosanto diritto di essere ascoltato.

Le ricordo, infine, che apparteniamo tutti ad un popolo fiero, quello albanese, che non ha mai sopportato i soprusi. E questa è solo la prima puntata…

Con affetto,

GJAKU YNE

PS: dopo la pubblicazione della notizia riguardante la prima lettera, il prete e la curia hanno fatto circolare in paese la voce che, da parte del Vescovo, fossero scattate due denunce, una verso di noi come testata giornalistica, ed una verso l’anonimo che ci aveva inviato la mail della notizia, oltre all’ovvia denuncia verso l’anonimo che l’ha scritta e volantinata in paese.  Non siamo a conoscenza di denunce da parte di monsignor Bonanno ma anche se fosse vero, ci freghiamo di lui e di tutta la chiesa corrotta che rappresenta. (g. c.)