San Giovanni in Fiore 2020, le elezioni si giocano sul futuro dell’Abbazia florense

di Emiliano Morrone

Antonio Barile ha confermato la candidatura a sindaco di San Giovanni in Fiore. Rientra dunque nell’arena politica locale dopo cinque anni di pausa, con due liste civiche e lo slogan «Barile sindaco, il dovere di farlo». L’ex primo cittadino della «capitale della Sila» – il termine si deve al compianto scrittore Emilio De Paola – ha così spiegato il suo ritorno: «Inevitabile, devo impedire che il Comune finisca nelle mani di potentati che l’affosserebbero senza rimedio».

Lo scacchiere elettorale si allarga ancora. Il che non lascia spazio a pronostici estemporanei. Tutto è possibile, date le evidenti spaccature nel centrodestra e nel centrosinistra, che potrebbero costituire un vantaggio per entrambi i poli, a seconda dei rispettivi, futuri passi. Specie in caso di ballottaggio, scontato se il quadro restasse tale e posto che il paese non ha, come ovvio, i votanti di New York.

La candidata santelliana Rosaria Succurro non può contare, per il momento, sull’appoggio del candidato civico Salvatore Mancina, sostenuto dagli esponenti del centrodestra Angelo Gentile e Giuseppe Bitonti. E nemmeno su quello di Pietro Silletta, a capo di un’altra formazione civica, promossa dal già assessore comunale Antonio Nicoletti insieme a imprenditori del luogo. Se non bastasse, anche la Lega non vuol saperne di portare la Succurro, cui preferisce Antonio Lopez, consigliere comunale uscente di Fratelli d’Italia ma fautore di una proposta civica con più liste e l’apporto dei salviniani locali, capitanati da Bernardo Spadafora, rimasto missino per impostazione morale. Anche il candidato civico Domenico Caruso, come già scritto, si tiene a distanza dalla Succurro, benché il suo movimento, Progetto Fiore, penda verso centrodestra

Nel centrosinistra pare che i Socialisti, contrari e assenti alle Primarie di coalizione dello scorso 3 agosto, stiano valutando la possibilità di candidare Luigi Scarcelli, vicesindaco uscente, alla guida del Comune di San Giovanni in Fiore. Come noto, iscritti, simpatizzanti del Pd – e un centinaio di “infiltrati”, stando a messaggi WhatsApp poco verificabili – hanno investito Domenico Lacava quale proprio candidato. Intanto il sindaco in carica, Giuseppe Belcastro, ha scritto sul suo profilo Facebook che la «giunta comunale ha adottato il documento definitivo del Piano strutturale comunale», il cui iter andrà definito. Belcastro vorrebbe portarlo al più presto in Consiglio comunale, anche con l’obiettivo – assicura – di fermare lottizzazioni in corso, attese – rivela – da consigliori politici con il fiuto per gli affari.

In questa campagna elettorale resta finora nell’ombra il tema, il problema dei beni comuni. Che invece è la vera linea di demarcazione del voto del 20 e 21 settembre prossimi. Per essere credibili, nel merito i vari candidati dovranno, a prescindere dai relativi colori, sigle e hashtag, chiarire le posizioni e assumere due impegni chiari. Il primo è quello di restituire alla comunità il suo principale monumento, l’Abbazia florense. Il secondo è quello di recuperare i soldi che toccano al municipio, secondo il Tribunale di Cosenza – pendente l’appello – proprietario dei locali in cui si trova, dal 2006, una casa di riposo accreditata dalla Regione Calabria.