San Sago di Tortora. Ambientalisti preoccupati per possibile riapertura della discarica

Preoccupate e non poco per la sempre più probabile riapertura dell’impianto di trattamento rifiuti di San Sago di Tortora. Con un comunicato stampa congiunto le associazioni Italia Nostra, Legambiente  Circolo Riviera dei Cedri, WWF Calabria Citra, LIPU Coordinamento Calabria e Comitato Difesa Ambiente Diamante-Cirella esprimono il proprio rammarico in vista della Conferenza dei servizi dell’undici ottobre, quando si esaminerà il rilascio dell’Aia.

Il comunicato stampa delle associazioni

L’ 11 ottobre 2022  è stata riconvocata   la Conferenza dei Servizi decisoria  per ultimare il procedimento per il rinnovo dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per la riapertura  dell’impianto di eliminazione rifiuti pericolosi e non  in località San Sago del comune di Tortora (CS)  con scarico nel torrente Pizinno, quindi nel fiume Noce e poi nel mare.

Vorremmo veramente sbagliarci, ma dopo il parere favorevole della Regione Basilicata  sulla valutazione di incidenza  ambientale (V.Inc.A), dopo il parere positivo della Struttura Tecnica di Valutazione della Regione Calabria , ci sono poche speranze  perché tale riapertura  non avvenga.

E così, dopo nove anni di chiusura, avremmo nuovamente un impianto, dalle preoccupanti vicissitudini, a poca distanza dal mare, che senza alcuna modificazione impiantistica rispetto al 2005 sarebbe autorizzato a trattare circa 322 tipologie di rifiuti urbani ed industriali tra i quali, in buona parte, rifiuti contrassegnati come pericolosi nel catalogo europeo dei rifiuti.

Nell’ Autorizzazione Integrata Ambientale troviamo scritto che l’impianto è autorizzato a trattare 300 metri cubi di rifiuti liquidi e fanghi al giorno (ovvero 300 mila litri) per un totale di 110 mila metri cubi all’anno (ovvero 110 milioni di litri) e poi riversare in ambiente rifiuti innocui.

Ed inoltre, considerato, ad esempio, che un’autocisterna ha una portata media di 25 mila litri, si autorizzerebbe l’impianto a trattare il contenuto di 12 autocisterne di petrolio al giorno, come previsto dal codice CER 130702 autorizzato, e poi riversare in ambiente reflui innocui.

Ed ancora, la maggior parte dei rifiuti autorizzati al trattamento non trovano riscontro nelle attività industriali presenti nel bacino in cui l’impianto dovrebbe operare, ci si propone, dunque, come sito di trattamento dei rifiuti pericolosi provenienti da chi sa quale località del nostro Paese. Vi sembra giusto tutto questo?

Diciamolo francamente: un simile impianto, dopo anche le vicende del passato, non può che ridestare grande preoccupazione non solo tra le Associazioni Ambientaliste e nel tessuto economico per motivazioni convergenti, ma in tutta la collettività.

Oggi che si parla tanto di Transizione Ecologica, oggi, ad esempio, che la Regione Calabria ha avviato le procedure  per l’approvazione dei Piani di Gestione per la tutela delle Zone Speciali di Conservazione  di habitat e specie animali e vegetali presenti nel nostro mare, oggi che si cerca in tutti i modi di trovare il giusto equilibrio  per la sostenibilità ambientale, per un’ economia turistica sana e duratura, la presenza di un tale impianto  sulla riva del Fiume Noce, a poca distanza  da uno dei tratti costieri più rilevanti della Calabria  per il suo grande valore ambientale, paesaggistico ed economico, costituisce un vero e proprio oltraggio ad un territorio che vive  sulla qualità del proprio mare già con tanti problemi .

Le Associazioni firmatarie del presente documento hanno fatto tutto quanto in loro potere. Hanno, tra l’altro, inoltrato alla Regione Calabria  due note di osservazioni che ritengono pertinenti e fondate , ma evidentemente senza alcun risultato. Ce ne dispiace per la insipienza e la leggerezza riscontrate in chi ha il potere di incidere sui nostri territori. Ci indigna soprattutto la chiusura della Istituzione Regione che non ha mai voluto ascoltarci e confrontarsi nel merito con queste Associazioni.

Quindi una decisione, quella che sarà, calata dall’alto senza un effettivo ascolto dei territori sui quali tale decisione impatterà. I legittimi e sacrosanti interessi di un’intera collettività debbono avere la prevalenza su interessi particolari e contrastanti: ma non sarà così così!

Non ci resta a questo punto che rivolgerci a tutti quei soggetti, singoli o associati, perché si sveglino, prima che sia troppo tardi, da un letargo fin troppo lungo,  e si mettano in gioco direttamente se vogliono essere cittadini e non sudditi, se vogliono preoccuparsi non solo dell’ambiente , ma anche di se stessi e del loro futuro.

Si sveglino dal torpore anche i sindaci della costa  a cui certamente sta a cuore il nostro mare. Facciano sentire in modo forte la loro voce prima che sia troppo tardi.