dalla pagina FB dell’Associazione Culturale Mistery Hunters
SAN VALENTINO E I SUOI RESTI IN CALABRIA
Oggi in tutto il mondo si celebra San Valentino, vescovo e martire, venerato dalla Chiesa cattolica come patrono degli innamorati. Sapevate che in Calabria, e precisamente nel convento dei cappuccini a Belvedere Marittimo, sono conservate parte delle reliquie del Santo?
Ebbene sì… Le reliquie di San Valentino il 24 maggio 1700 vennero date in dono, per volontà di Papa Clemente XI, dal cardinale Gaspare del Carpine, Vescovo di Sabina, al Signor Valentino Cinelli, contenute in un’urna, concedendogli la facoltà di tenerle per sé, donarle oppure esporle in una Chiesa. Dieci anni dopo, il 27 maggio 1710, Francesco Cipollina le consegnò a Padre Samuele del convento dei Padri Cappuccini di Belvedere e dopo essere andate perdute, sono state ritrovate nel 1969 da Padre Terenzio Mancina, in seguito alla rimozione delle tele di San Francesco e San Daniele. Oggi la reliquie sono esposte all’interno dell’altare della prima cappella. Sono presenti un’ampolla con sangue e frammenti di ossa del Santo la cui autenticità è certificata da studi papali. Ogni anno nel “Convento dell’Amore”, sulle spoglie del santo, le coppie di sposi rinnovano il loro giuramento per le loro nozze d’Argento, d’Oro, di Diamante o di Ferro e molte coppie di innamorati si scambiano promesse d’amore.
La tradizione di San Valentino e l’originale festività religiosa cristiana venne istituita nel 496 da papa Gelasio I, andando a sostituirsi alla precedente festa pagana dei Lupercalia, gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco, presumibilmente anche allo scopo di cristianizzare la festività romana. Questi riti si celebravano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati, in contrasto con la morale e l’idea di amore dei cristiani. Queste feste, di radice arcaica legate al ciclo di morte e rinascita della natura, alla sovversione delle regole e alla distruzione dell’ordine per permettere al mondo e alla società di purificarsi e rinascere, erano accompagnate da vari rituali, mascherate, cortei, e giornate in cui i servi prendevano il posto dei padroni e viceversa, rimettendo in atto il caos primigenio. Parte di queste manifestazioni ritualistiche è sopravvissuta fino a oggi, mediata dalla morale cristiana, nelle tradizioni del Carnevale.
In particolar modo, alcune pratiche arcaiche della fertilità prevedevano che le donne di Roma si sottoponessero, in mezzo alle strade, ai colpi vibrati da gruppi di giovani uomini nudi, armati di fascine di rami strette da spaghi. Attraverso le frustate di questi uomini, “regrediti” alla condizione ancestrale e divina della sessualità libera, impersonata dal dio agreste Fauno-Luperco, le donne ricevevano una benedizione che ne propiziava la fertilità.
Queste celebrazioni vennero considerate inappropriate e immorali già all’epoca del Tardo Impero Romano, fino ad arrivare alla completa messa al bando ad opera appunto di Papa Gelasio.
Questo giorno è dedicato a Valentino, ma non tutti sanno che esistono 2 personaggi con lo stesso nome le cui storie si accavallano tanto che per molti storici si tratta dello stesso martire.
Il primo Valentino era un presbitero romano le cui vicende si svolsero intono al 270 d.C., mentre infuriava la persecuzione dell’imperatore Claudio il Gotico che lo affidò (dopo che il Santo aveva cercato di farlo convertire al cristianesimo) ad un nobile romano di nome Asterio, raccomandandogli di dissuaderlo con “melliflui discorsi”. Ma Valentino, tramite le sue preghiere, fece riacquistare la vista alla figlia di due anni di Asterio il quale si convertì al cristianesimo con tutta la sua famiglia. Venuto a sapere della conversione, Claudio condannò Valentino alla decapitazione, che avvenne al secondo miglio della via Flaminia il 14 febbraio, dove venne sepolto e dove sorse una chiesa a lui dedicata.
L’altro Valentino, invece, quello più famoso e al quale tradizionalmente è dedicata la festa degli innamorati, era il Vescovo di Terni (allora si chiamava Interamna Nahars). Esso venne invitato a Roma dal retore e filosofo Cratone, maestro di lingua greca e latina, chiedendogli di guarire suo figlio, Cheremone, affetto da una deformità fisica che lo costringeva a tenere il capo tra le ginocchia, promettendogli la metà dei suoi beni. Ma Valentino, in un lunghissimo colloquio notturno, gli spiegò che non sarebbero state le sue inutili ricchezze a guarire il ragazzo, ma la fede nell’unico vero Dio. Si raccolse quindi in preghiera e il ragazzo riacquistò la salute. Di fronte al miracolo, Cratone e tutta la famiglia si fecero battezzare dal vescovo, insieme con tre studenti greci, Proculo, Efebo e Apollonio.
Con loro abbracciò il cristianesimo anche Abbondio, un altro studente, figlio del prefetto di Roma, Furioso Placido, che ricoprì questa carica negli anni 346-347: sarebbe questa dunque la data storica da attribuire al martirio di Valentino. Placido, colpito sul vivo dalla conversione del proprio figlio, fece arrestare Valentino e lo fece decapitare al secondo miglio della via Flaminia il 14 febbraio, ma quasi di nascosto, durante la notte, per evitare la reazione della ormai numerosa componente cristiana della città. Dopo una prima sommaria sepoltura sul luogo del martirio, Proculo, Efebo ed Apollonio portarono il corpo del martire a Terni e lo seppellirono poco fuori della città. Ma a Terni il consolare Lucenzio, informato del fatto, fece catturare i tre e, ancora durante la notte, per paura che la popolazione li liberasse, li fece decapitare. La popolazione intanto, sollecitata proprio da Abbondio, seppellì anche i nuovi martiri presso la tomba di Valentino.
Molte sono le leggende intorno al Santo di Terni ma quella più famosa, che lo ha reso il “Protettore degli innamorati”, narra la tragica storia d’amore di Sabino, giovane centurione romano di fede pagana e della bella Serapia, ragazza ternana di fede cristiana. Per superare l’ostacolo della differenza di religione, la bella Serapia suggerì al suo amato di andare dal loro Vescovo Valentino per avvicinarsi alla religione della sua famiglia e ricevere il battesimo, cosa che lui fece in nome del suo amore. Purtroppo, proprio mentre si preparavano i festeggiamenti per quel battesimo e per le future nozze, Serapia si ammalò di tisi. Valentino fu chiamato al capezzale della ragazza ormai moribonda e Sabino lo supplicò affinché non fosse separato dalla sua amata: la vita senza di lei sarebbe stata solo una lunga sofferenza. Il Vescovo battezzò il giovane, ed unì i due in matrimonio e mentre levò le mani al cielo per la benedizione, un sonno beatificatore avvolse quei due cuori per l’eternità.
Alla sua diffusione, soprattutto in Francia e in Inghilterra, contribuirono i Benedettini, attraverso i loro numerosi monasteri, essendo stati affidatari della basilica di San Valentino a Terni dalla fine della seconda metà del VII secolo.
Il 14 febbraio 1400, a Parigi fu fondato l'”Alto Tribunale dell’Amore”, un’istituzione ispirata ai princìpi dell’amor cortese. Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d’amore, ai tradimenti e alla violenza contro le donne. I giudici venivano selezionati in base alla loro familiarità con la poesia d’amore.
Un filone della critica letteraria attribuisce la responsabilità della diffusione di Santo degli Innamorati al poeta inglese Geoffrey Chaucer. “The Parliament of Fowls” (Il parlamento degli uccelli), un poema allegorico da lui composto presumibilmente durante il soggiorno in Italia dal 1372 al 1380, è considerato dagli studiosi una delle prime testimonianze letterarie in cui san Valentino è chiamato a sovraintendere al risveglio dell’amore. In esso la ricorrenza viene collegata al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia.