Sanità cosentina sempre più assurda: l’odissea di chi viene preso in giro dagli uffici dell’Asp

Egregio Direttore,
la presente per raccontarLe una storia di “assurda sanità” di cui è vittima mia madre, una donna di ottantacinque anni, invalida in situazione di gravità, poiché cieca assoluta.
Circa un mese fa mia madre è scivolata nei pressi del letto, riportando una frattura ileo-ischio pubica.
Intuendo che i tempi per una visita ortopedica domiciliare a carico dell’Asp sarebbero stati lunghi, mi sono rivolta ad uno specialista privato, che ha visitato mia madre presso il suo domicilio, dandomi indicazioni precise sul da farsi, indicando necessarie 5 settimane di decubito supino e assoluto divieto di carico sull’arto.

Nel frattempo la già ridotta autonomia di mia madre si è ulteriormente aggravata, è divenuta incontinente e ha completamente perso l’orientamento spazio-temporale. Ciò mi ha spinta a richiedere una visita fisiatrica domiciliare, affinché venisse certificata la necessità di uno specifico letto con sponde laterali e materasso antidecubito.

Da quel momento è iniziata un’odissea che ad oggi non ha avuto ancora il suo compimento.

La farraginosa burocrazia italiana, non ha ritenuto sufficiente la diagnosi di frattura e un’invalidità derivante da una patologia come la cecità assoluta. Mi è stato chiesto di avviare una nuova pratica di invalidità civile, con la quale, a dire del medico dell’ASP, avrei prontamente ottenuto quanto necessario a mia madre.
Sebbene la cosa mi sembrasse assurda (potevo ottenere il letto in base ad un presunto diritto di invalidità civile e non in virtù di un’invalidità per patologia esistente), in rispetto della norma il medico ha inviato all’INPS richiesta di visita.

Tutta la documentazione è stata portata all’Asp di Rende, ma da quel giorno sono passati quasi 15 giorni e l’Asp di Cosenza non riesce a comunicare a quella di Rende, se l’ente sia in possesso di un letto come quello descritto, oppure se può essere autorizzato un preventivo di spesa già presentato.

E in attesa di questa risposta, sono stata costretta ad incastrare il letto di mia madre fra un armadio e un comò, per evitare che possa cadere, mobili che sono costretta a spostare ogni qual volta bisogna accudirla.
Superfluo dire che più volte mi sono recata presso l’Asp per sollecitare una risposta, più volte ho telefonato.

Sorgono spontanee tante domande: se la famiglia non si fosse fatta carico dell’assistenza e avesse portato la paziente presso una struttura convenzionata, lo Stato avrebbe speso solo i circa 500 euro necessari per l’acquisto del letto? E’ così difficile da un ufficio all’altro dell’Asp ottenere una risposta anche telefonica? Nell’era digitale e della tanto sbandierata dematerializzazione, non basterebbe una mail per sbloccare una situazione del genere?

Storia di “assurda sanità”, che lascia sfiduciati e senza parole!
Certa che darà eco a questa storia, nella speranza che un suo intervento riesca a sbloccare questa spiacente situazione, cordialmente la saluto.
Concetta Sabato