Sanità e social card, gli ultimi bluff elettorali di Giorgia

(DI LORENZO GIARELLI E GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Il viaggio in Albania a inaugurare non si sa bene cosa, una denuncia teatrale all’Antimafia, un decreto sulla sanità vuoto e chissà cos’altro da qui a domenica, oltre a una costosissima campagna social. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni mischia propaganda elettorale e ruolo istituzionale, sventolando iniziative di governo dal dubbio impatto operativo, ma che servono a strizzare l’occhio agli elettori. La sfilata di ieri in Albania non ha effetti pratici né dà il via al progetto sui migranti, visto che servirà aspettare che tutti i lavori siano completati (ci vorranno almeno un paio di mesi). Eppure la trasferta arriva a tre giorni dalle Europee e dà l’occasione a Meloni di “parare” le accuse del Pd e le inchieste di Report facendosi scudo con la rinnovata intesa con il premier albanese Edi Rama. Il risvolto elettorale della missione fa così rima con un’altra iniziativa cui la premier ha fatto sapere di tenere molto. Due giorni fa, appena prima di partire, Meloni ha annunciato di aver presentato “personalmente” un esposto al Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo per denunciare truffe nell’applicazione degli ultimi decreti Flussi, i provvedimenti che regolano l’ingresso di migranti per motivi di lavoro. Peccato che ci siano organizzazioni, come Action Aid, che da anni evidenziano i buchi della legge, ma Meloni si muove in maniera inconsueta – con una denuncia in prima persona e rivolta direttamente a Melillo – soltanto a ridosso del voto.

Nelle stesse ore, il Consiglio dei ministri aveva approvato un decreto per tagliare le liste d’attesa, oltre a un ddl sempre sulla sanità. Il primo dà una serie di indicazioni – per esempio sull’organizzazione dei Cup e le convenzioni coi privati – ma senza metterci soldi. Ci penserà, forse, il secondo testo, consegnato però alle lungaggini dei lavori parlamentari. Chissà invece cosa dirà oggi il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che a due giorni dal voto presenterà la nuova Social Card, la tessera da circa 500 euro una tantum destinata ad alcuni nuclei poveri. La fretta è bizzarra: prima di tutto non è ancora chiaro quali siano le convenzioni con la grande distribuzione e le associazioni di categoria, ma soprattutto la carta sarà consegnata a luglio e i soldi saranno spendibili solo da settembre. Un po’ come il bonus da 100 euro per i redditi bassi annunciato dal governo ad aprile, poi rinviato – per mancanza di soldi – a gennaio 2025.

Tutti segnali che una certa agitazione per le urne c’è. Pur essendo primo partito, FdI teme che l’astensione possa aiutare il Pd. Per questo l’indicazione di Meloni è per una campagna elettorale social aggressiva. Oltre al profilo “Atreju”, molto attivo su temi identitari, negli ultimi dieci giorni il profilo di Fratelli d’Italia su Instagram e Facebook ha speso ben 30 mila euro per sponsorizzare i post, tra cui la chiamata alla piazza del 1º giugno e diverse “card” tematiche col faccione di Meloni: una sull’agricoltura, una su “salute, diritti e libertà”, una per “fermare le ecofollie” e così via. Immagini seguite dallo slogan “con Giorgia”. Per dare un’idea, basti pensare che nello stesso periodo Matteo Salvini ha speso solo poche centinaia di euro e il forzista Antonio Tajani arriva a 10 mila in un mese.

Sarà anche per questo che ieri sera la premier ha sentito il bisogno di presentarsi al Tg La7 di Enrico Mentana. Una mezz’ora di intervista prima della doppia serata di dibattiti elettorali in cui Meloni ha rivendicato i risultati del suo governo. Appunto proprio il decreto sulle liste d’attesa, la denuncia sulle infiltrazioni della criminalità organizzata sui migranti e sugli ingressi con i decreti Flussi (a costo di dissentire dal direttore di Bankitalia Fabio Panetta), prima di prendere le distanze dal leghista Borghi, che aveva chiesto le dimissioni di Mattarella: “Io non lo avrei fatto, ma si può criticare e non prendo lezioni dalla sinistra”. L’ultimo passaggio per correggersi su uno spot anti-La7: “Non mi rivolgevo ai telespettatori, ma si può criticare i conduttori”. Meglio tenersi stretti tutti gli elettori.