Sanità in Calabria: ‘cchiù sordi ‘ppe tutti

Mimmo Tallini

SANITA’ IN CALABRIA: “’CCHIU’ SORDI ‘PPE TUTTI”

Nota del 25.02.2019 –    Alfredo SERRAO – Presidente  Associazione I QUARTIERI

Si è concluso il calvario per la sanità catanzarese? L’adozione dei decreti della struttura commissariale hanno in parte risposto ai rilievi dell’on. Tallini? Lo stesso aveva adombrato dubbi e pericoli per la sanità socio-assistenziale lamentando una disparità di trattamento nella provincia rispetto alle strutture esistenti, alle loro capacità di offrire una risposta ai cittadini (?), con il vantaggio di una sola struttura che avrebbe avuto un occhio di benevolenza da parte dei commissari?

Parlare di sanità territoriale ed in particolare di tutto quello che esula dalla sanità ospedaliera è certamente un terreno minato, se le notizie che si vogliono divulgare sono quelle che sentiamo da anni, visto che siamo fermi sempre al valore economico stabilito dal DCA 26/2016, che è rimasto l’unico metro di riferimento rispetto ad una risposta – che manca – a volte per una serie di responsabilità complesse che coinvolgono tutti gli attori in campo.

Appare ancora più paradossale che la difesa di patria venga dal maggiore esponente di Forza Italia della provincia di Catanzaro, quando fino ad oggi questa parte dell’universo – sanitario – era, giustamente a lui sconosciuto. Magicamente (?) oggi Forza Italia e l’on. Tallini diventano attenti al problema delle strutture socio-sanitarie (RSA, Riabilitazione, Case Protette), facendosi paladini di un ragionamento monocorde e già conosciuto. Perché recita il solito monologo nell’incapacità manifesta – di chi suggerisce – di alzare il livello e di proporre, facendo anche mea culpa, dovrebbe una visione diversa della sanità territoriale dove le incrostazioni e gli orrori, precedono per fama – in negativo – alcune strutture che oggi si vorrebbero difendere…

C’è una verità che strumentalmente sfugge, perché fortemente scomoda ed è quella che forse – senza forse – la politica dovrebbe abbandonare il campo della sanità, restituendo ai manager – chiamati a rispondere anche in solido – la responsabilità dei risultati raggiunti o meno e degli obiettivi, magari anche su indicazione politica. Di certo verrebbero meno una serie di condizionamenti e di consorterie che rendono alcuni settori della sanità cialtrona, quella che urla solo per la cassa, ma che nasconde – perché nasconde in modo certificato – tanti misfatti che si vorrebbero far passare per buona sanità (?)

In questo contesto per RSA, Riabilitazione e Case Protette, gli strumenti di parametrazione alla realtà nazionale, i famosi LEA, sono diventati senza fissa dimora…

Però l’on. Tallini, che non conosce la concretezza della sostanza non avendosi mai dovuto sporcare le mani – cosa che francamente non auguriamo a nessuno – parla di lunghe liste di attesa in provincia di Catanzaro, un qualcosa che di certo non incrocia la bontà e la credibilità assistenziale di tutte le 27 strutture da lui citate.

Quello delle liste di attesa – lunghe per come si dice – per le strutture che le hanno – veramente – è un termine di paragone, perché esprime un gradimento ed una diversità di offerta sui setting assistenziali che è valore riconosciuto dai parenti e che non appartengono a quelle strutture dove le liste di attesa sono zero o pari a zero!

Parlare di sanità socio-assistenziale richiede un vincolo di verità, significa andare oltre il consolidato – non solo in termini economici – ed immaginare qualcosa che possa recepire, anche se ormai superato, l’impianto del Piano Nazionale delle Demenze, mentre in altre realtà si parla di villaggi Alzheimer o di cohousing diffuso.

Fantascienza per una regione, la Calabria, dove ancora si opera in sanità in concordia con chi pensa di indirizzare le scelte, fermando la propria ottica alla monetizzazione dell’impresa senza una rigenerazione mentale che è prima di tutto anche morale.

Moralità richiede non solo pseudo scelte di facciata, che vanno in contrasto con quanti invece riconoscono un valore di trasparenza e di condivisione con le famiglie ed istituiscono nelle loro strutture lo sportello del Tribunale del Malato, o di quella che imporrebbe un serio controllo del Dipartimento Regionale alla Salute stante le comunicazioni del Ministero competente – seppellite nei cassetti – che chiedono contezza su vicende che attengono alcune RSA. Però oggi ci si prodiga – sempre giustamente – a mandare una visita ispettiva all’AO Pugliese-Ciaccio, come se le altre strutture sul territorio, quelle accreditate al SSN, incluse le RSA, Riabilitazione e Case Protette non debbano rispettare criteri sanitari riconosciuti che non possono restare e non devono restare nel terreno delle ombre!