Sanità, la truffa di Marcellinara: smascherata tutta la “banda” di Vivere Insieme

Sono passati pochi giorni dalla notizia della “truffa di Marcellinara”, così mentre continuano le ricerche dei superstiti della legalità, si offre ospitalità ai possibili pentiti del “sistema Catanzaro”, quelli che parlano anche per mal di pancia, mentre la situazione diventa ancora più complicata.

Ci siamo arrivati per caso a scoprire l’ennesima truffa o tentativo di truffa firmata dall’associazione a delinquere Vivere Insieme: vuoi per il commento “fuori onda” di padre Piero Puglisi peraltro vero, almeno questa volta; vuoi per il risveglio dalla foresta incantata del sindaco di Marcellinara, Vittorio Scerbo, quello che segna la fine dell’idillio con la dottoressa Lucia Ferrari (la moglie di Claudio Parente), nonché responsabile delle politiche del personale della Vivere Insieme, sempre l’associazione a delinquere; vuoi perché da tempo si sussurrava di questa “mandrakata” nei corridoi di Palazzo De Nobili, quasi a certificare che il “nuovo corso” di Nicola Fiorita è ormai prigioniero della migliore tradizione massomafiosa, quella che governa da Catanzaro nel panorama della sanità e del welfare.

E’ come aver rivisto la storia, girandosi un attimo indietro e contabilizzando tutti i guasti consumati sulla città, dove la memoria, forza di un popolo, diventa un foglio bianco, magari sbiadito anche da demenza, solo perché il neo sindaco e professore di religione, Nicola Fiorita, ha cancellato tutto un attimo dopo aver posato le chiappe sulla poltrona istituzionale. Così la memoria dimentica volutamente e classifica la delinquenza sanitaria additata fino a ieri, nelle “eccellenze” (!!!) di oggi.

Dimentica che il passato è storia, ma che il futuro non può essere sempre il mistero della massomafia, soprattutto quando a questa – la massomafia – si consegnano le chiavi del forziere, nominando Venturino Lazzaro, l’uomo dei clan sanitari associati, braccio destro di don Citrigno Pierino, lo strozzino cosentino, assessore al welfare, sorvolando su una incompatibilità almeno morale con il sistema; e sorvolando che risponde a logiche tutte cittadine di grandi obbedienze, equamente distribuite fra grembiuli e paramenti sacri.

Ci siamo arrivati per caso ed abbiamo scoperto – non per caso – che la corruzione è la costante del Comune di Catanzaro, dove le carte le distribuisce Vincenzina Sica, segretario generale e “responsabile della corruzione”, insieme a tanti quadri interni del comune, che adorano le sue stimmate e rispondono alle sue visioni mistiche, come Antonino Ferraiolo: il brigante di Nicastro. Abbiamo capito che eravamo entrati nel “cuore freddo” della burocrazia e della sanità disumana ed indecente, quell’elemento che falsa la proporzione della legalità che non può soggiacere «a motivazioni di tipo imprenditoriale», le ormai famose parole verbalizzate di Antonino Ferraiolo, che sono la confessione e la prova della corruzione sul trasferimento del Centro Diurno semiresidenziale dal comune di Andali al comune di Marcellinara, nelle fauci dei “signori” della Vivere Insieme: Massimo Poggi, Claudio Parente ed anche Lucia Ferrari.

Le domande ce le siamo fatte tutte nel percorso di avvicinamento al modello “truffa”. Ci siamo fatte quelle tecniche, che più volte abbiamo sottolineato, ma ci siamo fatte anche quelle di ordine generale:

Chi c’è al comando delle complicità blindate nel Comune di Catanzaro e dell’ufficio di Ambito dei Servizi Sociali?

Quali sono le teste off-shore che speculano e truffano sulle risorse comunitarie e non solo del PNRR, che sono il tesoro ed il bottino dei bracconieri della sanità in Calabria?

L’operazione del Centro Diurno San Pio, chiamata ormai la truffa di Marcellinara cosa è?

Si chiama forse truffa al Servizio Sanitario Nazionale?

Perché nel Comune di Catanzaro, nell’ufficio d’Ambito esistono autostrade aperte per i truffatori storici della sanità?

Perché alcune pratiche diventano di normalità assoluta, se i beneficiari sono sempre quelli della Vivere Insieme e di Città Solidale?

Ecco che cadono al suolo tutte le opzioni, quelle alchimie in terra di frode che il dirigente Antonino Ferraiolo insieme alla dottoressa Caterina Maria Grazia Ienuso avevano ricamato con  la Determinazione Dirigenziale del Dirigente Settore Politiche Sociali ed Abitative del comune di Catanzaro n. 1836 del 26/06/2022. Quando anticipatamente al disposto di legge e dei regolamenti regionali, avevano “accreditato provvisoriamente”  il Centro Diurno San Pio con contestuale voltura a favore della Vivere Insieme con cambio di denominazione. Il tutto a distanza di due giorni dall’invio alla Regione Calabria del Piano di Zona dell’ATS di Catanzaro. Cui seguiva, come abbiamo dimostrato, la farsa della Conferenza dei Sindaci dell’ATS di Catanzaro del 22 luglio 2022, dove Ferraiolo pilota la riunione alla presenza di Venturino Lazzaro, il certificatore del sistema massomafioso e, senza che nessuno si esprima come da regolamento, trasferisce il Centro Diurno da Andali a Marcellinara. La truffa – secondo loro – può considerarsi conclusa!

Però non è così. Perché a volte la verità è una lotteria crudele, che ribalta gli schemi confezionati e le aspettative opache, interrompendo quel dialogo ristretto della creatività documentale, quella criminale, che non è data sapersi, ovviamente perché tutti operano sottoterra, mentre invece lentamente emergono le tracce, i reati, i protagonisti del crimine e le complicità organiche. Ecco che le “motivazioni di tipo imprenditoriale” non sono la migliore coperta, se come dice la legge regionale “il trasferimento di sede di una struttura in altro comune dell’Ambito deve essere autorizzato dalla Conferenza dei Sindaci in relazione alle necessità di programmazione territoriale”. Punto. La conclusione resta una ed una soltanto: che Ferraiolo e la Ienuso sono dei delinquenti che violando le leggi e la loro funzione di garanti della procedura e della trasparenza, hanno favorito l’associazione Vivere Insieme. Perché sono stati oliati negli ingranaggi? Perché dovevano rispondere ad un preciso ordine di tipo politico? Le risposte arriveranno, ormai la vicenda è scottante e il sindaco “cazzone” Nicola Fiorita non può continuare a fare il balengo, perché anche l’autorità inquirente è ormai sulle tracce.

Ci aveva provato la lobby dei posti letto, il vero titolo di profitto della sanità in Calabria. Ci aveva provato spostando oggi 30 posti semiresidenziali, quelli che in un domani vicino, sarebbero diventati residenziali. Sappiamo di non sbagliarci perché questo è il metodo e, Catanzaro ha sempre fatto “accademia” nella truffa in sanità e nell’allevamento di avvoltoi. Così quello schema che sembrava facile da riproporre, schiatta per indecenza e per l’incapacità dei colletti bianchi, onestamente penosi e senza grande originalità: dei miserabili ladri di galline. Tutto diventa fragile, scivoloso come le Determinazioni Dirigenziali finora attuate e le scelte dell’Ambito di Catanzaro, perché gli atti diventano palesemente illegittimi, almeno quelli promulgati fino alla data del 21 settembre 2022, come dal BURC 210 della Regione Calabria.

Cade il castello di Marcellinara, quello della truffa della Vivere Insieme, perché viene alla luce del sole il “sistema” fraudolento di spostamento del Centro Diurno San Pio. Emerge un pezzo del metodo su cui si regge la frode più organica al Sistema Sanitario Nazionale: sulla falsariga delle operazioni per fatture inesistenti, o meglio per patologie inesistenti, dove si monetizzano i posti letto e le strutture accreditate alla sanità regionale hanno la stessa titolarità delle società cartiere. Di questo ne riparleremo e, se ne riparleremo, perché qui è il cuore del business. Lo faremo tirando fuori nomi e cognomi, di tutti senza sconti, dei complici e degli incroci perché è ormai ora che tutti conoscano e che Nicola Gratteri faccia il deserto su un pezzo di storia e di criminalità da archiviare nelle patrie galere.

Ritornando al punto del Centro Diurno San Pio, la pietra tombale sulle illegalità costruite da Ferraiolo e dalla Ienuso ad evidente vantaggio della associazione a delinquere Vivere Insieme e dei suoi boss Parente e Poggi,  la mette la Regione Calabria, Dipartimento Lavoro e Welfare, con il Decreto Dirigenziale n.10897 del 19.09.2022.

E’ l’atto che recepisce la riforma del welfare, la legge regionale n.23/2003 che «(…) assegna alla Regione compiti di programmazione, coordinamento e indirizzo sugli interventi sociali, oltre alla verifica all’attuazione delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e la concorrenza alla programmazione regionale». Ed ancora: «(…) la L.R. 23/2003 disciplina il principio in essa contenuto della  programmazione partecipata da parte delle comunità locali in virtù del quale i comuni, titolari delle funzioni socio-assistenziali, sono deputati alla elaborazione di piani di intervento zonali con la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati presenti nel proprio ambito territoriale intercomunale».

Tradotto: la programmazione e il riconoscimento e l’autorizzazione al funzionamento o l’accreditamento anche provvisorio, con o senza il riconoscimento della retta a carico dell’Ente regionale, sono tutte procedure che discendono necessariamente dopo l’approvazione del “piano di zona” dell’ATS. Quello che nell’ATS di Catanzaro, come recita il citato Decreto n.10897 del 19.09.2022: «(…) con nota prot. n.418976 del 30 settembre 2021, in atti, è stata richiesta la rimodulazione del Piano e riformulazione di un nuovo Accordo di Programma; il comune di Catanzaro ha inserito sulla piattaforma sisrc.welfarecalabria in data 29 agosto 2022, il “PIANO DI ZONA” rimodulato come da richiesta del 30.09.2021 e l’Accordo di Programma stipulato in data 20 giugno 2022 tra tutti i Sindaci componenti dell’Ambito e il rappresentante dell’Azienda Sanitaria Provinciale di riferimento;  con verbale del 15 settembre 2022, acquisito al prot. n. 406720 del 16/09/2022, in atti, il gruppo di lavoro ha accertato che il Piano è da considerarsi completo nella documentazione presentata e coerente rispetto alle indicazioni contenute nelle Linee di Indirizzo per la pianificazione territoriale in Regione Calabria e nel Piano sociale regionale e, pertanto, approvabile».

Quindi è la Regione Calabria che approva il “Piano di Zona” prodotto dall’ATS di Catanzaro e non già Antonino Ferraiolo o la Ienuso e, meno che meno la Vivere Insieme, anche perché l’atto formulato diventa “esecutivo” solo dopo la pubblicazione sul BURC regionale, avvenuto con il bollettino n. 210 del 21 settembre 2022. Tant’è che è il Settore 2 del Dipartimento Lavoro e Welfare incaricato alla notifica dell’atto e degli allegati, all’ambito interessato. Quindi all’ATS di Catanzaro dove Ferraiolo ha fatto le porcate.

Si chiude questa lunga puntata sulla “truffa di Marcellinara” dove fra apprendisti stregoni e consolidati criminali, la palla torna al centro e tutto diventa illegittimo perché condito anche di illegalità. La struttura “ponte” dell’ATS di Catanzaro, fra imbroglio e truffa sanitaria per oggi è fallita e, forse, anche il procuratore Nicola Gratteri e la Guardia di Finanza chiederanno lumi, mentre a Palazzo De Nobili c’è chi si magnifica le “stimmate” senza preoccuparsi che i suoi dirigenti consumano la corruzione: è lei, Vincenzina Sica, da tempo ormai la responsabile della corruzione al Comune di Catanzaro. Dall’altra parte c’è invece un sindaco religioso, Nicola Fiorita che difende la sua “cazzonaggine” quasi fosse un bene immateriale al pari di quelli che tutela l’Unesco… Povera Catanzaro nostra!