Sanità, le follie della nuova rete ospedaliera: il caso Cetraro/Paola

L'ospedale di Cetraro

La Nesci ha definito una pagliacciata il piano della nuova rete ospedaliera regionale elaborata dalla struttura commissariale. Non siamo d’accordo, visto che non fa ridere ma piangere.

Dimostra come i commissari del piano di rientro Scura ed Urbani non solo non conoscono il territorio, quanto stiano creando le basi perché la spesa vada sempre più dilatandosi ed i tempi di applicazione del decreto siano di là da venire provocando ritardi enormi ai già tanti accumulati da una politica inefficace, inefficiente e truffaldina che ha ridotto la sanità calabrese ad ultima su tutto il territorio europeo.

Ad esempio citiamo il caso dello Spoke Cetraro/Paola.

Il decreto de quo prevede che tutte le attività chirurgiche siano espletate nel Presidio Ospedaliero di Paola. Cioè le Unità Operative di Rianimazione, di Ginecologia, di Neonatologia, di Urologia e Chirurgia che attualmente operano nello Stabilimento ospedaliero di Cetraro, dovranno essere allocate in quello di Paola.

I Dioscuri della sanità calabrese, però, non hanno previsto dove trovare gli spazi, quando attivare i lavori milionari che vanno eseguiti ed i tempi di attuazione.

paola_frana L’ospedale di Paola è considerato l’ospedale pubblico calabrese a più alto tasso sismico e attorno al suo perimetro sussiste una frana profonda che ha messo a rischio anche la parte che sta davanti l’ingresso del Pronto Soccorso. Infatti è una zona ad alto rischio idrogeologico R4. La commissione che ha annoverato Paola quale ospedale pubblico calabrese a più alto rischio sismico è quella denominata Barberi dal nome del suo presidente che, lo ricordiamo, è stato direttore generale del ministero della Protezione civile nonchè sottosegretario della stessa protezione civile.

La commissione era composta da oltre 600 tecnici che hanno monitorato tutto il centro sud.

Le vie d’accesso all’ospedale, poi, sono insufficienti, visto che il nosocomio è facilmente accessibile solo per chi viene da sud, mentre chi arriva da nord deve attraversare tutta la città, ragion per cui in caso di emergenza urgenza o, peggio, di grave sisma, si troverebbe isolato e non raggiungibile visto che non ha neanche una pista di atterraggio per elicotteri.

Ma Urbani, più che Scura, si è adoperato a tale soluzione perché deve ossequiare il Cinghiale ed i cinghialotti paolani, che altrimenti non potrebbero spendere i 10 milioni di euro previsti per la messa a norma della struttura.

Invece a Cetraro esiste una struttura enorme capace di contenere tutte le attività ospedaliere e soprattutto capace di soddisfare l’emergenza/urgenza. Ma si devono buttare soldi!

A Paola, fra l’altro, per poter espletare le attività chirurgiche vanno prioritariamente messe a norma le sale operatorie, dove si opera in modo illegittimo ed a grande rischio per l’incolumità dei pazienti. Ma non importa: quello che è necessario è spendere spendere spendere e ritardare sempre di più la possibilità di avere una sanità quantomeno decente.

P. S.: Dimenticavamo il fatto più ridicolo della rete ospedaliera a proposito dello spoke Cetraro/Paola. Nello stesso è stato inserito anche quel che resta dell’ospedale di San Giovanni in Fiore!

Povera sanità cosentina.