Sanremo 2018: così parlò Baglioni, il “dittatore artistico” dei diritti d’autore

Sanremo si appresta a celebrare l’ultimo atto del rito collettivo che si consuma ogni anno nel nome della canzone italiana. Il Festival 2018 ha sancito la scesa in campo di uno dei “mostri sacri” del business ovvero Claudio Baglioni. Mai amato dal gotha dei cantautori che contano, furbo opportunista della tradizione melodica, ha campato di rendita grazie alle sue indiscusse capacità vocali e alla sua intelligenza politica nel posizionarsi al fianco di altri pescecani del settore a partire da Fabio Fazio.

Oggi, per dare una decisa lucidata all’immagine, Baglioni ha accettato Sanremo dopo averlo accuratamente evitato per decenni, salvo raccogliere la gloria ai tempi di Pippo Baudo e del suo compare Fazio nella qualità di superospite ovviamente non in gara.

La costruzione del Festival baglioniano non poteva che essere un continuo tributo alla produzione musicale del Nostro. Decisamente superiore a quella, comunque importante, di colleghi che l’hanno fatto prima di lui (senza esserne però anche direttori artistici) come Gianni Morandi e Massimo Ranieri.

Il Sole 24 Ore gli ha fatto le pulci: l’esecuzione della sigla “Un giorno qualunque” consente al cantautore romano, già sotto contratto con la Rai per un cachet da 600mila euro, di arrotondare con le royalties. L’esecuzione dei famosi duetti porta a chi ha scritto il brano ricavi in termini di diritto d’autore per ciascuna esecuzione e Baglioni ci sta andando pesante. “E tu” con Fiorello, “Mille giorni di te e di me” con Antonacci, “La vita è adesso” con Il Volo, “Amore Bello” con Gianna Nannini, “Strada facendo” con Nek, Pezzali e Renga (stasera) e finanche le gag con le giornaliste D’Aquino e Sciarelli hanno portato all’esecuzione di “Questo piccolo grande amore” e “E tu come stai?”. 

Il “Sole” poi affonda il dito nella piaga delle questioni relative alle case discografiche ma questi sono i soliti accordi di potere che si fanno ogni anno nel panorama del business della musica. E chiude citando proprio il discorso d’esordio di Baglioni al Festival 2018 con tanto di conclusione “tedesca”. «Le canzoni sono coriandoli d’infinito, istanti di eternità, sono mare, sono cielo, sono neve di sogni, sembrano cadere da un altro pianeta e nessuno sa da dove possono provenire, in pochi secondi fanno piccoli miracoli». Also Sprach Herr Baglioni (Così parlò il signor Baglioni). Che fa perfettamente il paio con quel “dittatore artistico”, del quale a quanto pare si compiace, che per dirla con Lo Stato Sociale ci ha rotto decisamente i coglioni. Perché con i dittatori è sempre meglio non scherzare, anche se sono solo canzonette.