Dopo cinque anni, penso che si possa fare un resoconto sul funzionamento dei cinque Istituti comprensivi, individuati a Cosenza dal Comune.
Il dimensionamento nasce con la legge 15 luglio 2011, n. 111.
Art. 19
Razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica.
“Per garantire il processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011/2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la secondaria di primo grado sono aggregate in Istituti comprensivi, istituiti con almeno 1000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site in piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.
L’intento del Comune era quello di attuare il dimensionamento scolastico, tracciando la strada dell’integrazione con l’accorpamento di scuole del centro storico e delle periferie cittadine con le scuole del centro.
Con quel dimensionamento di fatto si era scelto di applicare il principio della eterogeneità del territorio e di far entrare in uno stesso Istituto comprensivo scuole allocate in zone diverse della città .
L’idea iniziale era quella dell’utilizzo del maestro di strada, un docente che va alla ricerca dei ragazzi e li avvicina attraverso delle attività mirate a un processo di scolarizzazione. Il progetto vedeva la partecipazione del Comune, con l’assessorato ai servizi sociali e il coinvolgimento di alcune associazioni di volontariato, il tutto però sarebbe partito una volta reperiti i finanziamenti necessari. Questo, in linea con la progettazione di un unico curricolo verticale che accompagni il percorso educativo dell’allievo in tutti i segmenti (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) definendo naturalmente e con precisione tutte le tappe relative al suo sviluppo formativo.
Il problema è che spesso e volentieri i genitori non seguono questo ragionamento, perché tendono a far restare il bambino, per ovvie ragioni di comodità , nello stesso quartiere dove frequenta la scuola primaria, anche nel passaggio alla scuola media.
In questo modo si interrompe a livello didattico il percorso di uno stesso Istituto comprensivo, e cosi succede per esempio, che i bambini del plesso “Plastina Pizzuti” che fanno parte dell’Istituto Comprensivo dello Spirito Santo, vanno alla Zumbini.
Al contrario i bambini di via Milelli che fanno parte dell’Istituto Comprensivo Zumbini, invece vanno alla scuola media T. Campanella, che fa parte dell’Istituto Comprensivo dello Spirito Santo.
Alla luce di quanto detto sopra e anche perché non possediamo dati certi che ci confermino che un ragazzo che esce da un Istituto comprensivo periferico disponga di un livello di competenza più basso e meno ricco, se paragonato a chi abbia invece frequentato un istituto comprensivo del centro città ; tuttavia, anche ammesso che disponessimo di un collaudato sistema di valutazione, probabilmente non condivideremmo nemmeno gli oggetti o i criteri da mettere al centro di un eventuale giudizio.
Pertanto, per meglio orientare gli sviluppi di questa forma di organizzazione dell’istruzione, intuendone tutte le potenzialità , potrebbe essere utile se tutti i soggetti, particolarmente a livello territoriale, raccogliessero la sfida e, con un’azione concertata, garantissero le migliori condizioni possibili di funzionamento a questa promettente realtà rappresentata dagli Istituti comprensivi.
                                                                     Salvatore D’Acri