«Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima». La poesia la conoscono oramai un po’ tutti, è quella dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres, ed è stata più volte citata in questi giorni in merito al caso di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Ai tanti pensieri diffusi sui social anche la polizia di stato ha postato il suo su Instagram: «Questi i versi di una toccante poesia (…) che ci ricordano, oggi più che mai, l’importanza di essere uniti nel combattere la violenza sulle donne. Ricordate, se #questononèamore non siete sole. Insieme per l’eliminazione della violenza di genere». Un post che voleva esser solidale alle tante donne che subiscono violenze. Peccato che nei commenti tante donne ricordino però quanto si siano sentite sole proprio nell’atto di denunciare un’aggressione in caserma.
«Da voi mi sono sentita dire: “Venga la prossima settimana” – “Ma magari si tratta di uno scherzo!” – “Aspettiamo un’altra settimana” – “Non c’è molto da fare”. Per giorni ho vagato per caserme e questure nella ricerca di un sostegno e di uno strumento. Sono finalmente riuscita a sporgere una querela nei confronti dell’uomo sconosciuto che mi ha stalkerizzata per un mese terrorizzandomi, solo perché sono stata “raccomandata”», ha commentato una ragazza. Non è l’unica. «Quando sono stata trascinata in un parcheggio di forza e sono venuta a denunciare mi avete apostrofato come “quella a cui hanno dato un boffetto sul sedere”. Mi avevano trascinato di peso in un parcheggio. Mi avete chiesto com’ero vestita», risponde Giulietta. E ancora: «Sono uscita con un carabiniere una volta, pensando che fosse single. A metà cena scopro che è sposato, con 3 figli piccoli, e insisteva per portarmi via due giorni. (…) Mi sono trovata ad aver paura, col cellulare scarico, e quei 2 km in macchina prima che mi riportasse alla mia, avevo il terrore che imboccasse un’altra strada». «Vi ringrazio soprattutto per quella volta in cui il mio ex stava alzando le mani a me e a un mio amico perché era geloso, e voi quando siete arrivati mi avete detto ‘ma dai sono cose da ragazzi’», ha invece commentato Chiara. E infine: «Quando sono venuta a chiedere aiuto perché ero stata inseguita di corsa per tutto un parco mi avete chiesto se non mi fossi “fatta suggestionare”». .
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