Sfrattati per far posto al Ponte, è già guerra legale: “Resteremo e Salvini ci ripagherà anche le ansie”

di Cesare Treccarichi

Fonte: Today

Case, terreni, aree archeologiche, un cimitero “sfiorato”, pizzerie, case di riposo. Il ponte sullo Stretto non guarda in faccia nessuno, serviranno degli espropri per costruirlo. Tuttavia, i tempi sono maturi per parlarne: al progetto mancano ancora passi decisivi, valutazioni e autorizzazioni che solo in una fase successiva porterebbero agli espropri. Eppure l’avviso di inizio delle procedure è stato pubblicato, con l’elenco dei proprietari di terreni e fabbricati sui due lati dello Stretto che dovranno fare spazio al ponte e alle opere collegate, come strade e ferrovie. Today.it ne ha parlato con i diretti interessati, i residenti sono confusi e arrabbiati, i comitati preparano ricorsi per bloccare tutto. Le animazioni mostrano il prima e dopo: i cambiamenti per il territorio sono enormi.

Gli abitanti dello Stretto: “Non ci espropriano la casa, ma la vita”

Siciliani e calabresi, residenti nelle due sponde dello Stretto, non si aspettavano di vedere i propri nomi pubblicati negli elenchi di esproprio per costruire il ponte. Perlomeno non ora. “Materialmente non capiamo come possano farlo – racconta la signora Enza a Today.it, residente in una villetta di tre piani a Messina – Abito in questa casa con mio marito dagli anni ’80, e di indennizzo non ne voglio sentire parlare perché non voglio sentire parlare di esproprio. Questo sarebbe un danno esistenziale, non ci espropriano della nostra casa ma della nostra vita. Non esiste una somma giusta per questo. Ci muoveremo con i nostri legali”.

Il prima e dopo gi espropri per costruire il ponte: come cambia lo Stretto
Prima e dopo gli espropri: come cambia il territorio nella sponda calabrese (foto: Google Earth / Stretto di Messina S.p.A.)

Gli espropriandi insistono su un punto: loro non difendono la casa, ma il territorio. “Abito qui da quasi 35 anni, e altre 27 case di questo complesso sono di persone residenti – dice a Today.it un’abitante di Torrefaro, frazione di Messina in cui sorgeranno i piloni di fondazione del ponte – Dalla mia cucina si vede una villa liberty degli anni 20, spettacolare, che ovviamente verrà abbattuta”. Dalla geolocalizzazione sui fogli catastali, l’edificio a cui si riferisce la signora corrisponde a una residenza per anziani, il “Villino delle Rose”. Il ponte ci passerà proprio sopra.

Foto della casa di riposo tra gli espropri per far posto al ponte sullo Stretto, a Messina
Foto d’epoca del Villino delle Rose, oggi una residenza per anziani a Torrefaro, Messina (fonte: ganzirrin/Pinterest, Villino delle Rose/Facebook)

“Più che dell’esproprio, della mia casa, a me interessa non tocchino lo Stretto di Messina – afferma con forza la residente – Se dovessi rinunciare alla mia casa per una giusta causa, come un ospedale o una struttura per disabili, lo farei. Per una cosa di questo tipo calata dall’alto non ci sto. Noi e gli altri espropriandi ci stiamo muovendo legalmente. Un’intera città verrà sconquassata e quando andremo via dove dovremmo spostarci? Dell’indennizzo non me ne frega niente: se voglio vendere casa lo faccio da me, non la do a loro”.

Secondo le sentenze citate dalla Stretto di Messina Spa nei suoi documenti, per tutti gli immobili che verranno espropriati “il parametro economico di riferimento per la quantificazione della relativa indennità è il valore di mercato”. Lo stesso vale per i beni “asserviti”, occupati cioè in via temporanea per svolgere i lavori, per cui i proprietari riceveranno un indennizzo. In più, la Stretto di Messina ha parlato di “un bonus di massimo 20mila euro per favorire un proficuo rapporto di collaborazione tra l’espropriante e l’espropriando, ispirato a criteri di equità e trasparenza”, anche se non sono chiari i requisiti per ottenerlo.

Perché parlare di espropri è prematuro: i passi mancanti del progetto “definitivo”

Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina è “definitivo” ma ha ancora bisogno di superare passaggi burocratici per ottenere permessi decisivi alla sua costruzione. Ad esempio, manca la conferenza dei servizi tra le pubbliche amministrazioni coinvolte, come i comuni, che dovranno inviare delle valutazioni al ministero competente – quello dei Trasporti e infrastrutture, di Salvini – anche in base all’esito della “Via”, la valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, ancora in corso. In più, manca la delibera decisiva del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e sostenibile. Solo se questi pareri saranno positivi gli espropri saranno fattibili.

“È come annunciare che a tavola sta arrivando la pasta senza aver neanche acceso il gas per cucinarla”

Per Guido Signorino, tra i fondatori del comitato “Invece del Ponte” e docente di economia applicata all’università di Messina, gli espropri sono “una fuga in avanti, una bugia – dice a Today.it – Per loro è necessario pubblicare ora gli avvisi per procedere poi, dopo l’approvazione del progetto che però approvato non è: come annunciare che in tavola arriva la pasta senza aver acceso il fornello per cucinarla”. Ma quale sarebbe il motivo di queste azioni? “Una trovata pubblicitaria – dice Signorino – maliziosamente il registro comunicativo è questo: ormai non ci sono sì o no, il ponte si fa. Si vuole solo ridurre e frustrare ogni ipotesi di interferenza con questa opera”.

“Questo avviso per l’avvio degli espropri è aria fritta, perché manca la delibera del Cipess – spiega a Today.it Aura Notarianni, legale che sta assistendo alcuni espropriandi – Stanno creando allarme sociale con informazioni fuorvianti e non ce n’è bisogno, è una volontà di ridurre il dibattito. Parliamo della prima opera pubblica di questa importanza che si pretende di realizzare in un territorio con una caratteristica ambientale unica al mondo per ecosistema e fragilità del territorio, oltre che densamente popolata: siciliani e calabresi vivranno in un cantiere”, dice l’avvocata.

“Dovrebbero ripagarci i danni morali per le ansie che ci stanno causando”

E anche se la costruzione del ponte non è scontata, viste le autorizzazioni mancanti, “c’è anche paura, molti sono già rassegnati o spaventati dalle spese legali – racconta Notarianni – Eppure c’è chi preferirebbe ricevere i soldi degli indennizzi e ricominciare una vita”. E ritorna il concetto degli espropriandi: “Chi si difende non protegge la propria abitazione, ma tutto il territorio”, posizione ribadita anche da un residente di Villa San Giovanni, nella zona in cui sorgerà il pilastro della parte calabrese: “Le persone capiscono il valore del territorio in cui abitano, a prescindere dall’esproprio e dal coinvolgimento personale – spiega a Today.it – Gli stanno togliendo tutto, la comunità si riconosce nei luoghi che ama. Non hanno fatto i conti con questa cosa qui. Buttare nell’arena gli espropri ha solo aumentato le aspettative per distrarre dalle vere problematiche del ponte. Non siamo preoccupati, siamo arrabbiati. I danni maggiori sono morali, dovrebbero ripagarci le ansie che ci stanno causando”.