Sibari/Sila: Facciolla, pensaci tu

E’ da anni che cittadini e creditori chiedono giustizia alla procura di Castrovillari per tutto ciò che hanno dovuto subire dalla clamorosa truffa della Sibari/Sila. Due chilometri di strada che comprendono 8 viadotti e due gallerie, costate oltre 50 milioni di euro e mai terminati. L’idea era quella di costruire una strada per collegare lo Ionio alla Sila. Ma di questa idea restano solo i pilastri di cemento incastonati dentro la sventrata montagna a rappresentare tutto lo squallore di una classe politica incapace di produrre opere e ricchezza per le popolazioni. 

Oltre al danno, gli abitanti di San Demetrio Corone ed Acri hanno subito anche la beffa. Macerie e materiale di risulta abbandonato dappertutto. Un bellissimo paesaggio sfregiato da una profonda cicatrice che non si potrà mai più rimarginare. E nonostante la visibilità di tutto questo scempio, nessuno ha mai fatto chiarezza su questa enorme truffa. Né la magistratura, né la politica.

A cominciare da quel beone di Palla Palla che era il responsabile dell’opera. La Provincia di Cosenza sotto la sua direzione era la stazione appaltante. Oliverio non ha mai inteso rispondere ad una sola domanda sui tanti quesiti posti sulla “correttezza dei lavori” e sul perché l’appalto sia finito in questo modo. Da vigliacco qual è si nasconde, svia, ogni qualvolta che qualcuno gli chiede conto di questa ennesima incompiuta che porta la sua firma.

A farne le spese oltre al paesaggio e alle casse pubbliche, anche diversi piccoli fornitori locali di servizi e materiale.

Il mancato pagamento delle spettanze dovute ha portato alcune attività, nei luoghi interessati (San Demetrio), al fallimento. Il ristorante dove pranzavano gli operai, la pensione che li ospitava, i fornitori di piccola attrezzatura edile e diversi subappalti dei subappalti. Senza contare le tante “prestazioni d’opera” effettuate e mai pagate.

A gestire l’appalto c’era Enrico Maltauro, noto sin dagli anni ‘90 per storie di tangenti e arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull’Expo 2015. Di recente, Maltauro, ha svelato  agli inquirenti come funzionava la “compagnia degli appalti taroccati” di cui è ritenuto il capo. Dopo quelle rivelazioni, il prefetto di Milano ha commissariato la Maltauro su richiesta del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. La ragione? «La società ha dimostrato di adattarsi a pressioni criminali».

Commissariamento che inevitabilmente ha coinvolto anche l’appalto della Sibari/Sila che, nonostante tutto quello che era uscito sulla figura di Enrico Maltauro, era stato affidato lo stesso a questo ladrone. La Maltauro ha abbandonato il cantiere della Sibari/Sila, dalla sera alla mattina, lasciando tutto sul posto: attrezzatura, materiale, e qualche mezzo.

Quello che oggi in molti si chiedono è: com’è possibile che questa gigantesca incompiuta visibile a tutti e ferma da anni, anche dopo diverse inchieste giornalistiche (Striscia la Notizia), interrogazioni consiliari e parlamentari, esposti in procure e denunce varie, non abbia suscitato il benché minimo interesse della procura di Castrovillari? Forse che anche loro c’hanno mangiato? Altrimenti non si spiega l’immobilismo della procura di fronte ad un reato così grave e tanto evidente. Ricordiamo che la procura di allora era guidata dal dottor Franco Giacomantonio che non ha mai mosso un dito per fare chiarezza.  Piuttosto che indagare su quanto denunciato con tanto di carta canta, ha inteso denunciare noi che lo “stressavamo”.

Giacomantonio, la maschera di gomma

Lasciare impuniti i responsabili di questo scempio significa dare l’idea di una giustizia che non ha il coraggio di indagare sui potenti e sui corrotti. Perciò oggi ripetiamo l’ennesimo appello al nuovo procuratore di Castrovillari, il dottor Facciolla, di aprire una inchiesta su questo appalto e non lasciare impuniti i responsabili di questa clamorosa truffa: politici, imprenditori e mafiosi. Se passa il senso di impunità altri scempi ci attendono e in questo momento di crisi non ce lo possiamo proprio permettere. Affidarsi al buon senso dei politici, come Facciolla sa, non serve, perché è di intrallazzi che vivono.

Quello che chiediamo al procuratore Facciolla è di non chiudere gli occhi e di restituire il maltolto ai cittadini che ancora una volta sono le principali vittime di questi imbroglioni. Ogni tanto è anche giusto restituire un po’, non dico tanto, di Giustizia ai tanti onesti che se l’aspettano. Facciò… pensaci tu!

GdD