La malapolitica cosentina ha già archiviato da tempo il clamoroso crollo del viadotto sulla strada Sila-Mare a Longobucco, che in fondo è avvenuto solo 6 mesi fa anche se sembra che sia passato… un secolo. Robertino Occhiuto, dopo aver fatto la passerella di rito sul luogo del disastro ed aver provato in maniera vergognosa a dirci che la Regione e quindi i suoi “fratelli” che l’hanno preceduto non c’entravano niente, se n’era andato in tutta fretta a Rimini a fare il parassita ovvero l’unica cosa che sa fare. Tra patate, cedri e non si sa se anche citruli o qualche altro ortaggio simile.
Intanto, tutti – ma proprio tutti – in quelle ore avevano capito la reale portata di quanto era accaduto e avevano cominciato a fare due conti. Solo per il tratto Mirto-Crosia-Longobucco era stato previsto un finanziamento di 22,4 milioni di euro, parte dei 923 milioni del “Piano per la Calabria” previsto dalla delibera Cipe 62/2011. Di questi, inoltre, 5 milioni e 400 mila euro dovevano servire per il “completamento dei lavori per il collegamento IV lotto I stralcio” e 17 milioni di euro per il “collegamento IV lotto II stralcio”.
L’aggiunta di questi 5,4 milioni di euro, invece, arrivava nel 2012. Si trattava di fondi regionali che contribuivano di fatto alla costruzione del ponte crollato, che si trova nel tratto terminale di quel lotto. Tradotto in soldoni: se l’opera era stata avviata e appaltata all’inizio dalla Comunità Montana Sila Greca, poi Destra Crati, è chiaro come il sole non solo che la Regione è stata sempre dietro a questo carrozzone ma anche che il completamento fu la scusa per mantenere la Destra Crati in vita, commissariandola, per anni. E creando, a tutti gli effetti, quella foglia di fico che ancora Robertino Occhiuto e i suoi sodali vorrebbero propinarci a mo’ di cortina fumogena.
Il viadotto crollato rientra in un tratto che è stato pacchianamente inaugurato nel 2014, ai tempi del governatore di centrodestra Giuseppe Scopelliti, direttamente dal suo vice Pino Gentile, all’epoca assessore ai lavori pubblici, con tanto di fotografie che lo immortalano e di annunci che lo preparavano. Dopo meno di due anni invece, mentre Scopelliti era nelle patrie galere e l’esponente della famiglia dei Cinghiali sguazzava nei peggiori bar di… Cusenza e provincia, sarebbe toccato a Mario Oliverio consegnare e inaugurare il secondo lotto della Sila-Mare. Al netto delle grossolane magagne di progettazione e costruzione da parte dei soliti uomini del “sistema” tutti a libro paga della malapolitica unita e senza distinzione di colore – su cui spetterà ai magistrati fare luce – in questi anni il ponte necessitava di manutenzione, che evidentemente non è stata fatta o è stata fatta male, se per farlo crollare sono state sufficienti un po’ di pioggia e la piena del fiume Trionto. Eppure i rischi di quel tratto della Sila-Mare erano ben noti a tutti.
Robertino il parassita, per compiere fino in fondo il suo squallido compito, ha adombrato anche inesistenti responsabilità dei Comuni. I Comuni non c’entrano niente: solo problemi con i lavoratori a ogni licenziamento, minacciato dalle varie ditte appaltanti e subappaltanti, per ottenere dai vari enti altri finanziamenti e varianti.
Insomma, la Sila-Mare è un pasticcio tutto politico e tutto della Regione Calabria. E dal 2012 è tutto in mano alla Regione. Anche ufficialmente e con tanto di carte e documenti alla mano.
Ma la strada, nel bene e nel male, è sempre stato affare di Mimmo Bevacqua, consigliere regionale di Longobucco, sia quando era in maggioranza che in minoranza. E anche questo è diventato il segreto di Pulcinella.
Quanto all’Anas, ha preso in gestione la strada pochi anni fa, nel 2019, ed ha subito rifatto gran parte dell’asfalto e tutti i giunti, ad appena pochi anni dal collaudo, ritenendo il tutto inadeguato. Ma anche l’Anas deve rispondere delle sue responsabilità, perché in quattro anni – vivaddio – anche un bambino si sarebbe accorto che quel ponte era stato fatto di… cartapesta. Oggi, a sei mesi di distanza, i cittadini ancora non hanno il ponte e sono costretti a protestare. Vedremo tra altri sei mesi a che punto saremo arrivati. Sempre a futura memoria.