Simona Loizzo, leghista calabrese e fervente sostenitrice del Sì al referendum sulla città unica, più che una politica ricorda una teleimbonitrice. Il suo modo di fare e la sua capacità – seconda solo al deputato Antoniozzi – di mettere il becco ovunque e di saperla sempre più lunga degli altri la rendono una sorta di Wanna Marchi della politica locale, sempre pronta a offrire soluzioni miracolose per qualsiasi problema: dall’invecchiamento al successo in amore e nel lavoro.
Infatti, la sua campagna per la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero, più che una campagna referendaria, sembrava una televendita: “i primi 20.000 elettori che acquisteranno tutto il pacchetto città unica riceveranno in omaggio una miracolosa crema antirughe!”. Simona Loizzo, come ogni brava teleimbonitrice, aveva puntato tutto sulla spettacolarità del messaggio: la città unica come rimedio universale a ogni tipo di problema. La burocrazia inefficiente? Un po’ di sale sciolto nell’acqua e, come per magia, l’efficienza riappare. I trasporti falliti sono insufficienti? Un rito da do Nascimento e i bus ritorneranno a viaggiare che è una bellezza. La sanità allo sfascio? Un bello “sfascino” e la sanità guarisce. I debiti, la mafia, la corruzione? Con l’amuleto della città unica che scaccia ogni problema, farli scomparire un gioco da ragazzi.
Ma, come sa ogni venditore, non tutte le televendite riescono con il buco. Si può assomigliare a Wanna Marchi, ma replicarne il carisma e la capacità di vendita è tutt’altra storia. E così, dopo la sconfitta, Loizzo ha reagito con lo stesso sconcerto di Wanna Marchi quando è stata smascherata: “Forse non tutti hanno capito il valore del progetto”. Tradotto: “Non è il progetto che è sbagliato, siete voi a non capire niente”. Che equivale alla stessa affermazione di Wanna Marchi dopo il suo clamoroso arresto: non è il sale magico che non funziona, è la gente che non ci crede abbastanza.
Simona Loizzo, però, non sembra aver imparato la lezione. Anche di fronte alla netta bocciatura popolare, insiste che il problema non sia il prodotto, ma il pubblico. Come una Wanna Marchi politica, continua a ripetere che il suo “sale magico” – o meglio, la sua città unica – avrebbe funzionato perfettamente, se solo la gente avesse creduto di più.Peccato che, di questi tempi, a Cosenza, Rende e Castrolibero, nessuno sembri più disposto a cadere nei miracoli alla Vanna Marchi. E mentre Simona si ostina a difendere il suo progetto come una televenditrice davanti a uno studio vuoto, la realtà calabrese ricorda che, per risolvere i problemi, servono soluzioni vere, non slogan miracolosi.