Sin di Crotone, la verità è scritta. Ora chi ha il coraggio di decidere?

SIN DI CROTONE: LA VERITÀ È SCRITTA. ORA CHI HA IL CORAGGIO DI DECIDERE?

Fonte: U’Ruccularu 

C’è un momento, nella storia di una città, in cui non servono più perizie, studi, commissioni, relazioni. Serve solo una cosa: una decisione politica.
La relazione approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare Ecomafie sul SIN di Crotone non è una novità. È una sentenza definitiva. Non giudiziaria, ma morale e istituzionale.
Dice ciò che Crotone sa da vent’anni e che lo Stato continua a rimandare: il territorio è gravemente contaminato, la bonifica è ferma, la salute pubblica è stata sacrificata sull’altare dello stallo amministrativo. Non è un documento neutro. È un atto d’accusa.

NON È UN SITO, È UNA FERITA
Parliamo di un’area grande quanto 3.266 campi da calcio, terra e mare, impregnata di veleni prodotti da decenni di industria chimica e metallurgica.
Parliamo di TENORM, amianto, metalli pesanti.
Parliamo di studi ISS e del progetto SENTIERI, che non parlano di ipotesi, ma di eccessi di mortalità e patologie gravi. Non sono statistiche. Sono corpi. Sono famiglie. Sono vite vissute accanto a una bomba ambientale normalizzata. Eppure, mentre la contaminazione restava, la politica parlava d’altro.

LA GRANDE FINZIONE ISTITUZIONALE
Per anni ci è stato detto che “la bonifica è complessa”. Vero. Ma non è questo il problema.
Il problema è che nessuno ha mai voluto decidere fino in fondo. La sentenza del TAR del 2025 ha fatto cadere un’ordinanza commissariale, ma non ha risolto nulla. Anzi: ha mostrato il vuoto. La Regione può modificare il PAUR, ma non lo fa, il soggetto responsabile deve scegliere la discarica, ma in Italia non esistono impianti idonei l’export dei rifiuti sarà ulteriormente limitato dall’UE dal 2026. Risultato? La bonifica è bloccata. Di nuovo. Non per un errore tecnico, ma per assenza di volontà politica reale.

LA SALUTE COME VARIABILE SECONDARIA
La relazione lo dice chiaramente, senza più diplomazie.
“Il tempo degli annunci è finito”, afferma il senatore Nicola Irto. E ha ragione.
Perché per anni la salute dei cittadini del Crotonese è stata trattata come una variabile negoziabile. Un fastidio. Un ostacolo allo storytelling. Si è parlato di sviluppo, di turismo, di rilancio. Mai di bonifica come prerequisito della vita. E questo non è solo un errore politico.
È una colpa morale.

CHI INQUINA PAGA? SOLO A PAROLE
Il principio viene ripetuto come un mantra: chi inquina paga. Ma nei fatti nessuno ha pagato fino in fondo. Troppi livelli istituzionali coinvolti. Troppe competenze frammentate.
Troppi rimpalli comodi. E mentre tutti “partecipavano ai tavoli”, Crotone continuava a respirare veleni.

ORA NON CI SONO PIÙ ALIBI
Questa relazione è stata approvata all’unanimità. Maggioranza e opposizione. Destra e sinistra. Tutti. Dopo questo voto: nessuno può dire “non sapevo” nessuno può dire “non tocca a me” nessuno può nascondersi dietro la burocrazia.
Se anche questa volta non seguiranno atti immediati, scelte nette e una governance nazionale forte, allora la verità sarà una sola:
Crotone non è stata dimenticata. È stata scelta come sacrificabile.
E quando uno Stato accetta che una parte dei suoi cittadini viva sopra una ferita tossica permanente, il problema non è più ambientale.
Il problema è democratico.