“Sistema Rende”, i riscontri di Foggetti e la bacinella di Patitucci

Adolfo Foggetti

Il blitz della DDA a Rende, come abbiamo sottolineato più volte negli articoli pubblicati ieri, è una sorta di fatto epocale nella città di Cosenza.

Non era mai accaduto che un big della politica quale è a tutti gli effetti Sandro Principe, venisse toccato così profondamente dalle indagini della magistratura. E quanto emerge dall’ordinanza scritta dai magistrati della DDA, rappresenta uno spaccato ideale della situazione. Con una necessaria premessa: quanto accadeva a Rende, accadeva in maniera ancora più spiccata a Cosenza, dove comandava il cosiddetto clan Rango-zingari. E i riscontri ai pentiti Violetta Calabrese e Terrazzano arrivano proprio dai Foggetti, i pentiti del clan degli zingari.

… Quanto riferito dai collaboratori di giustizia Roberto Violetta Calabrese e Pierluigi Terrazzano trova conferma e riscontro nelle dichiarazioni rese da Adolfo Foggetti.

Questi, premesso che con Adolfo D’Ambrosio erano stati “per lungo tempo collegati da un punto di vista ‘ndranghetistico”, evidenziava di essere venuto a conoscenza dallo stesso D’Ambrosio che questi “aveva ottimi rapporti con tale Mirabelli nonché con tale Principe indicandoli come politici gravitanti nell’area dell’amministrazione comunale di Rende” e che “unitamente a Umberto DI PUPPO nonché Alberto SUPERBO, Francesco DE LUCA, i fratelli Davide e Fabrizio PROVENZANO nonché Francesco PATITUCCI e cioè tutti quelli che erano intranei alla cosca degli italiani, si prodigavano per fare la campagna elettorale sia per il predetto Mirabelli che per il Principe in quanto “Mirabelli e Principe erano, tra virgolette, “amici” e potevano essere utili per chiedere loro eventuali favori” in considerazione anche dei pregressi rapporti tra loro…

Francesco Patitucci (foto Cn24tv)
Francesco Patitucci
(foto Cn24tv)

Nel corso di un incontro avvenuto tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 con Francesco PATITUCCI, Rinaldo GENTILE e Umberto DI PUPPO, Patitucci lo aveva messo al corrente “che la bacinella degli italiani e quindi del loro clan denominato LANZINO-RUA’, veniva alimentata da somme di denaro che provenivano dalla cooperativa RENDE 2000, laddove per un breve periodo di tempo, era stato assunto anche Ettore Lanzino”.

Ulteriori elementi di riscontro venivano forniti dalle dichiarazioni di Ernesto Foggetti, il quale, in particolare, aveva appreso “in talune occasioni degli sfoghi provenienti dal mio capo Michele Bruni, anche connotati da una certa invidia nei confronti dei fratelli DI PUPPO e di Ettore LANZINO poiché, a detta di Bruni, essi avevano addirittura la disponibilità di una cooperativa operante a Saporito laddove sia i Di Puppo che i Lanzino nonché loro parenti e familiari si erano sistemati per avere un reddito e soprattutto per evitare, dal momento che vi lavoravano, problemi che riguardavano la sorveglianza speciale e per avere la disponibilità di una cooperativa che consentisse un affidamento al lavoro”.