Ernesto Lupinacci è stato un dirigente del Comune di Rende nel periodo in cui era sindaco Vittorio Cavalcanti. In particolare, è stato il responsabile del Settore 2: Pianificazione Urbanistica, Edilizia privata, Politiche della Casa, Area Universitaria, Trasporti e Mobilità urbana, Sportello Unico per l’edlizia, Catasto…
La DDA di Catanzaro ha intercettato anche lui. Il 28 settembre 2013 “Lupinacci – si legge nell’ordinanza dei magistrati – criticava il suo sostituto Giovanni RICCA e il suo vice Pasquale VENA, che usavano negare i permessi di costruire ai costruttori che non fossero Raffaele DE RANGO (amico di Sandro Principe) e per questo rei di utilizzare tutti i vecchi metodi, le cose peggiori… Conveniva col suo amico Cavalcanti sul fatto di essere stato scelto perché Sandro Principe intendeva sfruttare “la sua faccia pulita per fare le cose sporche” ma che non aveva fatto i conti con l’onestà dell’uomo Cavalcanti, che non intendeva continuare “il metodo dei lavori pubblici che c’era prima” e confermava come non c’era la minima possibilità di gestire un settore senza l’avallo del principale…”.

“Il ragionamento che mi ha fatto Nucci quando me ne sono andato è da far accapponare la pelle… Lui diceva: Vittorio non ha capito che qua purtroppo il sistema era questo… E ricordava il loro intervento nel pretendere il pagamento degli oneri di urbanizzazione “anche agli amici loro”: “… Quando abbiamo iniziato a far pagare gli oneri di urbanizzazione agli amici loro… è successa la fine del mondo…”.
Ernesto Lupinacci ricorda poi che la scelta di Cavalcanti di nominarlo dirigente aveva determinato “grande ostracismo ed opposizione da parte di Sandro Principe” e non solo…
“… Si recò nel mio ufficio posizionandosi sull’uscio della porta e in tono dialettale e minaccioso mi disse: “Tu un d’adi permetta a lassà concessioni a pomp’i benzina ca cca ci su i regole rendesi e quindi t’adi consultà prima ccu mmia…”. Io rimasi letteralmente allibito…”. La pompa di benzina in questione era della Erg, che aveva presentato regolare richiesta per la zona di Piano Monello, sulla statale 107.
I motivi dello scontro con Principe venivano così sintetizzati da Ernesto Lupinacci: “Sin da subito ho dimostrato un’autonomia amministrativa basata sul rispetto delle normative e delle leggi vigenti e quindi adottavo le decisioni che mi competevano senza chiedere autorizzazioni o permessi a Sandro Principe, come evidentemente invece egli pretendeva da parte dei dirigenti e per questo egli mi richiamava al rispetto delle sue “regole rendesi”. Io gli risposi in quella circostanza riferendogli che le uniche regole alle quali io intendevo ottemperare erano quelle delle leggi e non le sue…”.
Lupinacci, in particolare, evidenziava come l’intento del Principe di imporre le sue “regole” al Comune di Rende era notorio, tanto che veniva comunemente chiamato “il principale”, “rais” o “Saddam Hussein”. Ed evidenziava anche di essere stato minacciato dal fratello di Sandro Principe, Gaetano.
“In un’occasione si recò nel mio ufficio ed ebbe a minacciarmi pesantemente dicendomi che dovevo farmi i cazzi miei e che altrimenti sarebbe intervenuto contro di me con la sua squadra redarguendomi in merito al fatto che avrei dovuto astenermi dall’interessarmi delle questioni riguardanti il Tennis Club Rende, tra le quali anche la riscossione dei canoni”.
E poi c’è un altro episodio specifico di minacce, avvenuto il 22 maggio 2013.
“Verso le tre del pomeriggio sono stato affiancato su via Londra da una BMW di colore oro metallizzato a bordo della quale viaggiavano due persone, una delle quali, che portava occhiali scuri, sporgendosi dal finestrino, mi minacciò dicendomi testualmente: “ti nn’ai i jiri sinnò ti cacciamu nua e farai na brutta fine”.