Sotto scorta da Renzi i pericolosi dipendenti armati di panini e dignità

La chiamavano democrazia. La chiamano così quando esisteva il diritto a manifestare. Il diritto alla parola, alla libera espressione. Era democrazia.

Quella che non si sentiva minacciata da un pullman di dipendenti pubblici partito da Vibo Valentia per manifestare il proprio disagio davanti al Premier in visita a Mormanno. Dipendenti senza stipendio, figli di una mala politica che ha portato al default l’Ente che li accoglie nelle sue stanze. L’Ente che ai cittadini che pagano le tasse non rende neanche una strada degna di quel nome.

Ma forse hanno fatto paura questa mattina quei dipendenti. Dipendenti dello Stato. Armati di zaini, con panini alla mortadella. Tritolo per lo stomaco di quanti sono abituati alle mandorle e alla pasta al forno della buvette dei palazzi che contano. Pericolosi, pericolosissimi con quelle bottigliette d’acqua pronte all’uso per una colazione al sacco.

Pericolosi, pericolosissimi.

Alzata la paletta, quindi, si è deciso di fermarli. Sull’autostrada, come criminali. Perché facevano paura, questa mattina, quei dipendenti pubblici. Figli di una riforma che ha cancellato le Province ma ha lasciato i suoi mostri. Lì nelle stanze vuote, dove senza elezioni ci sono i suoi rappresentanti. Solo i suoi, non quelli dei cittadini. Quanti volevano manifestare solo un disagio, con dignità. Ricevuti persino dal Papa lo scorso anno.

Pericolosi, pericolosissimi. Alla fine dopo più di un’ora di sosta in autostrada, la decisione di farli ripartire. La concessione. Sotto scorta. Sono arrivati a Mormanno. Sotto scorta. Senza neanche l’autorizzazione ad aprire lo striscione. Si sono sentiti sotto «sequestro» i lavoratori e meno male che una delegazione è stata ricevuta a Cosenza, dove sulle strade hanno potuto aprire pure il loro striscione.

Uno «spropositato uso della della forza giustificato da protocolli di sicurezza – ha sottolineato il segretario della Cgil Luigi Denardo – che finiscono per ledere i diritti dei manifestanti. La Cgil – ha aggiunto – è indignata e trova assurda questa rappresentazione della cerimonia di una regina con sotto i suoi sudditi». Parole forti di sdegno. Nella consapevolezza che quegli agenti hanno rispettato i protocolli di sicurezza voluti da un “sistema Italia” che da qualche parte si è perso, e per questo teme la libertà dei suoi cittadini.

Ma è democrazia bellezza. E nessuno ce la può negare. W L’ITALIA.

Stefania Marasco

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