Spezzano Sila, chiude il Bar Centrale

CHIUDE IL BAR CENTRALE

di Fiorenzo Pantusa

Un’insegna di un bar che si spegne rattrista, impoverisce, esaspera la solitudine. Un’insegna di un bar che si spegne suscita ricordi, fa riaffiorare nostalgie, spezza un filo che teneva unito passato, presente e futuro. Un’insegna di un bar che si spegne allunga le ombre su una Piazza che da tempo ha avviato un processo di decomposizione.
Oggi quell’insegna spenta racchiude storie e Storia di un paese unico, a cui continuare a voler bene e da salvaguardare. Oggi quell’insegna spenta, se avessimo voglia di ascoltarla, potrebbe raccontare sfumature di migliaia di vite, potrebbe ricordare migliaia di aneddoti, potrebbe narrare migliaia di “fattarielli”.

Dietro quell’insegna adesso spenta, Spezzano ogni mattina si fermava a vivere sorseggiando il miglior caffè del suo universo. Ogni mattina Spezzano si scopriva viva scottandosi davanti ad un cappuccino, gustando l’ebrezza di una birra, scambiando due chiacchiere mai banali e mai uguali al giorno prima, con un uomo che era un artista del bar, cioè molto più di un barista.

Edoardo è sempre stato qualcosa di diverso. Un consigliere, una fabbrica di idee, un amico per tutti, un’istituzione decennale del nostro paese. Il BAR CENTRALE non era un luogo come un altro: era una certezza, un’area di servizio nel percorso del tempo, un sospiro sottratto al respiro dell’eterno. Iil BAR CENTRALE è stata una piazza minuscola che dava senso all’immensità della nostra Piazza.
La Storia ha abitato quel Bar. Generazioni sono cresciute giocando (o semplicemente guardando) al biliardo coi funghetti; scegliendo (o semplicemente ascoltando) 3 canzoni 100 lire in quella macchina magica che era il juke box; appoggiando il gomito sul bancone rubando un attimo ad una vita che spesso solo là dentro cambiava direzione. Ogni sedia messa fuori era un trono dal quale si dominava una Piazza che rimane il regno di ognuno di noi.

Adesso è tutto finito. Adesso è tutto silenzio. Adesso è tutto buio.
Quella saracinesca sbarrata è una lacrima nella quale affonda il nulla circostante. Quel BAR chiuso è il cuore del paese che rallenta il proprio battito cardiaco. Quell’insegna inesorabilmente spenta è il segno del tempo che passa senza lasciare traccia se non nei ricordi più belli, più romantici, più nostalgici.
Non ci sarà più caffè freddo, non ci sarà più cornetto caldo, non ci sarà più nessun calandarietto da mettere in tasca. Non ci sarà più tutto questo, è vero: ma, vivaddio, c’è stato. E ce lo siamo goduto fino all’ultimo giorno.
Adesso quell’artista del bar avrà il tempo per viversi la vita, per riscoprire tutto quello che ci ha regalato, per rimettere in moto quel suo modo di inventare la vita.
Grazie Edoà, tutti noi ti dobbiamo molto, tanto, qualcosa di molto simile a tutto.