Spinelli cosa? Il gioco delle parti per parlar d’altro
di Gioacchino Criaco
Decenni passati a cancellare le tracce di ogni collegamento ideale a esporre radici perché si seccassero a convincere la gente che le ideologie fossero morte, che tutti sono andati a capo chino a nascondere bandiere e silenziare inni. Nomi e nomi cambiati per dissimulare origini.
Ora che tutti si sono scordato tutto, tutti a rincorrere appartenenze sacre di cui nessuno ha ricordo seppur vago.
Né a destra (mah) né a sinistra (boh) i tifosi, in maggioranza, saprebbero definire Rossi o Spinelli o riportare Ventotene a un Manifesto.
Quelli che vivono il quotidiano sanno bene, giusto per essere populisti, che la bolletta della luce è esattamente il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, idem il gas, e giusto per stare fra questioni che siano comunque piccole, per non andar alla dispersione di vita che l’arroganza del potere semina intorno a noi.
La “politica” italiana, di ogni presunto colore, ogni giorno accende una battaglia finta, non potendo decidere nulla sulle grandi questioni e declinando in chiave utilitaristica le questioni spicciole su cui ancora gli viene assegnato un potere decisorio.
Così all’alba si accendono inutili falò, fuochi di sterpaglia destinati a spegnersi da soli, politici e giornalisti di dimensioni piccole ci soffiano sopra per farli sembrare cataclismi di fuoco, battaglie campali. All’alba successiva nessuno ne ha ricordo, ma già in mano al tedoforo di turno è pronto l’innesco successivo.