NO SANTINI, NO PARTY
di Rocco Tripodi
Se ti manca un santo protettore, non vali niente! Il mondo ormai funziona così.
Se, per esempio, vuoi partecipare ad un evento festaiolo esclusivo, con la più bella, sana e riservata borghesia cittadina, all’interno di un spazio blasonato prestigioso, occorre avere un santo in Paradiso compiacente. Meglio ancora se hai un contatto privilegiato con S.PIETRO. Perché come è a tutti noto, Lui è il custode delle chiavi che aprono le porte ai giusti, ai retti, ai timorati e ai meritevoli. Perché se il party viene organizzato all’ ammucciuna, in una proprietà che non è tua, ma fa parte del patrimonio di immobili storici donati nel secolo scorso all’Amministrazione comunale, perché li custodisse ed utilizzasse a beneficio della comunità vibonese, capite bene che: o si accede mediante effrazione, procedendo di fatto come una vera e propria occupazione abusiva; diversamente, un S.Pietro compiacente deve allungarti, con modalità non propriamente cristiane, bensì AUMM AUMM, le chiavi. Oppure bisogna trafugarle dalla cassaforte all’interno dell’ufficio comunale, mediante scasso. A questo punto della narrazione è bene tranquillizzare il ministro Piantedosi che non trattasi di pericoloso raduno rave. I partecipanti infatti, sembrerebbero essere tutti ricchi, cristiani e benpensanti.
Ed anche il ministro Salvini non si presenti con le ruspe, in quanto non si tratta di senza casa indigenti che hanno occupato abusivamente il palazzo per starci. Dell’evento glamour ci si è accorti perché fuori dal palazzo occupato, si svolgeva una manifestazione, regolarmente autorizzata, contro l’illegalità, per cui non a pochi è sfuggito il transito, attraverso l’artistico portone, di dame pesantemente imbellettate, con eloquenti addobbi madonnali, e cavalieri con abitucci di sartoria di taglie improbabili e inabbottonabili, con pantaloni a zumpafosso, mocassino colorato rigorosamente senza pedalino. Essendo lo straordinario palazzo per bellezza e capienza, nonostante l’impegno preteso dal generoso donatore, assegnato gratuitamente all’istituto di Criminologia (dove i corsi si pagano profumatamente), e successivamente anche al CEV e alla Proloco, vien da sé che questi tre soggetti siano assegnatari di chiavi di accesso. Per cui se l’organizzazione di questo evento (fatto di ricchi premi e cotillons, che verrà ricordato per la raffinata accuratezza, il delicato buongusto, una nostalgica rievocazione dei mitici anni 80 della Milano da bere ai tempi di Craxi e De Michelis) è riconducibile ad uno di loro, se due prendono le distanze, il terzo sarà obbligato a dare spiegazioni. Se questo non avviene, che sia, non la polizia municipale, ma quella di stato ad indagare, evidenziandosi comportamenti e responsabilità penalmente perseguibili.
Quella piazza è controllata da telecamere a 360° capaci di distinguere una vera borsa Hermes da una imitazione, per cui è facile individuare i partecipanti la esclusiva serata. In questo racconto non è l’atto in sé che appare criminale tanto da destabilizzare e fare implodere un governo. Ci sono state e ci sono situazioni ben più gravi e allarmanti che hanno provocato e continuano a provocare danni irreparabili per i quali, se non noi cittadini, certamente la storia chiamerà i responsabili a risponderne. Qui quello che preoccupa, perché conferma un’impressione ormai capillarmente diffusa, è il riproporsi di un processo di assuefazione della classe politica, in organica simbiosi con buona parte dei Cittadini, verso un sistema tossico che asseconda, anzi promuove comportamenti dettati da percezioni cognitive alterate, che non consentono assunzione di responsabilità fuori da stilemi, schemi, insane ritualità. Un meschino, inesauribile provincialismo che marginalizza e scredita sempre più la nostra città, non riuscendo a rinnegare ed affrancarci da fenomeni comportamentali volgari, di bassacultura e di un parassitismo cafone come in quest’ultimo episodio, dove a spadroneggiare continuano ad essere sciattezza, trivialità, ignoranza, ipocrisia e rincorsa verso facili ricchezze di cui farsi vanto.
I cittadini hanno eletto i nostri politici certamente non per fare il loro male. Ma loro si sono fatti eleggere per fare il bene dei cittadini. E solo questo vi tocca fare. Gli uomini spesso non vogliono raggiungere vette per essere utili, ma solo per essere importanti. Non siate tra questi.