Su Cosenza sventola bandiera bianca

Su Cosenza sventola bandiera bianca. L’antico e battagliero spirito bruzio, forgiato in secoli di storia, da tempo sembra aver abbandonato l’anima dei cosentini. Il cuore degli indomiti guerrieri che preferivano la morte alla schiavitù, non batte più nel petto della città. Il “tracciato storico” che legava i cosentini di ieri a quelli di oggi, è piatto. L’ eco della ribellione dei fieri guerrieri, non risuona più per le strade della città, avvolte oggi da un assordante stridio di rassegnazione. E le mura immaginarie, edificate a lacrime e sangue dai nostri avi, che la proteggevano dalla bramosia di potere di pochi, sono crollate sotto i colpi dei “tempi moderni”. Tempi che sanno di acquiescenza, arrendevolezza, sopportazione, frutto di decenni di disinteresse collettivo nei confronti dell’avanzata del “male” che, attraverso la falsa promessa di una vita comoda e senza fatica, si è ben radicato nell’anima dei cosentini che hanno finito con l’accettare quello che i ribelli guerrieri bruzi non avrebbero mai accettato: la sottomissione. Che di questi tempi significa: niente diritti, ma solo favori (o piaciri). È questa la “legge” che regola oggi la vita sociale e politica dei cosentini. Se sei sottomesso alla paranza massomafiosa e ai politici corrotti campi, altrimenti cxxxi tuoi. Cosenza oggi vive un “moderno feudalesimo”, sempre rifiutato nel corso della storia dai cosentini, camuffato da democrazia. E a questo nessuno più si ribella.

Cosenza “omaggiata da imperatori come Federico II e Carlo V, culla del filosofo Telesio, teatro di importanti rivolte antispagnole nei secoli XVI e XVII, rispettata dai francesi di passaggio all’inizio dell’800, precorritrice dei moti risorgimentali, epicentro di importanti movimenti sociali, politici e culturali nel ‘900”, oggi si inchina al primo “invasore” che passa. Che è quello che succede da 20 anni a questa parte: la città è sotto il totale controllo di un nutrito gruppo di potere (losco) che ha completamente assoggettato al proprio volere l’intera comunità che subisce supina ogni tipo di abuso e ingiustizia sociale. In pochi oggi hanno il coraggio di mettere in discussione il “Sistema massomafioso di Cosenza”. Meglio rivolgersi al compare piuttosto che rivendicare i propri diritti. La via più semplice e senza rischi.

La citta mai infeudata, colta e libera, si è arresa definitivamente alla “paranza massomafiosa”. La città che un tempo dominava “sulla Lucania e su quasi tutte le città della Magna Grecia calabra (Strabone)”, ha alzato bandiera bianca. E non a imperatori o a “nobili civiltà”, ma a Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio, Mario Occhiuto, Roberto Occhiuto, Ennio Morrone e famiglia, Mario Oliverio e compagni vari, Pino e Tonino Gentile e famiglia, malandrini i cartuni e tutto il cucuzzaro che i cosentini conoscono bene. Manco fossero gli Aragonesi. Che le cose stanno così nessuno lo può negare. È la misera realtà sociale, culturale e politica che viviamo quotidianamente che lo dice. L’ abuso di potere e i privilegi per pochi, sono sotto gli occhi di tutti. La vita del cosentino oggi è misera. E non è solo una questione materiale. Del resto lo diceva bene il maestro Battiato: dove c’è l’abuso del potere la vita non può che essere misera. Minima immoralia…