Tecnica della disfatta: perché LeU è stato un fallimento (di Giovanni Caporale)

PIETRO GRASSO E LAURA BOLDRINI

Tecnica della disfatta: perché Liberi e Uguali è stato un fallimento.
Riflessioni a freddo di un perfetto imbecille

di Giovanni Caporale

Noi che credevamo nello spirito dell’iniziativa del Brancaccio – la manifestazione che nel giugno scorso ha visto insieme le molte anime della sinistra – e che quindi pensavamo che ci volesse un sano rinnovamento, una chiara alternativa al Partito Democratico, una forte partecipazione del basso eravamo con tutta evidenza degli imbecilli. Sono venuti i fini strateghi e le grandi intelligenze politiche a dirci quello che ci voleva.

In primo luogo ci voleva un leader giovane e grintoso: siamo in un’epoca di antipolitica, in cui la gente chiede figure che non siano collegate all’establishment e noi giustamente candidiamo un senatore ultrasettantenne, grande comunicatore fra l’altro. Un leader autorevole che sicuramente dopo le elezioni avrebbe messo in riga tutti: D’Alema, Bersani, sarebbero sicuramente stati ai suoi ordini altrimenti fuori! Abbiamo il leader autosufficiente.

Siamo in tempi di rapida comunicazione e chi si affaccia sulla scena politica deve avere un’identità precisa che la gente possa subito distinguere dalle altre. Noi abbiamo scelto un’identità chiara: quella del PD stando fuori dal PD, però finché c’è quell’antipatico di Renzi che ha fatto cose che avremmo fatto pure noi solo che le ha fatte lui. In ogni caso siamo alternativi a questo PD anche se gli somigliamo come una goccia d’acqua, però potremmo fare un’alleanza con il PD e anche con Berlusconi, non si sa mai cosa offre il futuro. Capito no?

Sui territori siamo stati bravissimi, se c’era una persona valida l’abbiamo allontanata dal collegio dove avrebbe preso più voti, perché c’era il rischio che venisse eletta. I collegi sicuri sono stati destinati ai portaborse e agli uomini di apparato. È giusto così, la gente non capisce che un portaborse è una persona utile (…come un orecchio su un gomito) e a torto bistrattata dalla pubblica opinione. Un vecchio uomo di potere senza potere è proprio quello che la gente vorrebbe votare, si riesce a evitare contemporaneamente il voto libero e il voto controllato dagli apparati. Un parlamento di portaborse e di vecchi politici reduci da mille fallimenti è quello che ogni italiano sogna e noi abbiamo offerto un sogno agli italiani.

In sintesi questa l’offerta politica di LeU: un leader cooptato dall’alto, poco comunicativo, un processo decisionale gestito dall’alto senza vera partecipazione ma con assemblee territoriali blindate, un progetto privo di autonomia e chiarezza ma volto solo a influenzare le dinamiche interne al PD, frontman popolari come un calcio negli stinchi, candidature gestite dall’alto senza rappresentanza dei territori, presentazione in posizione utile di uomini di apparato senza apparato e uomini di potere senza potere. Un capolavoro! Maledetti italiani che hanno preferito M5S!
A questo punto mancava solo uno slogan efficace tipo “W la sifilide” perché il quadro del fallimento fosse perfetto.

I geni della politica stanno ancora a interrogarsi: ma perché abbiamo fallito? Mistero. Ci vogliono sottili analisi, fini distinguo e anni e anni di riflessione. Ecco, così li immagino: chiusi in una stanza a riflettere e dibattere all’infinito su cose che interessano gli italiani, i problemi di tutti i giorni tipo “ma nel collegio X è meglio l’assessore Y o quello Z”, “quanti voti ci porta l’ex assessore regionale?”, “È inquisito? Strainquisito? In odor di mafia? Bisogna essere garantisti! Quanti voti ci porta? 1000? Garantisti. 10000? Garantistissimi”. C’è molto da dibattere e da capire: anni e anni di discussione. Spero, infatti che li rimangano chiusi a chiave fino a dopo le prossime elezioni.