Stipa ca truavi recita un vecchio adagio cosentino. Quattro anni e mezzo fa, quando iniziavano a girare sui media le notizie riguardanti l’imminente candidatura alla Regione di Roberto Occhiuto (al posto del…. fratello plurindagato!), aveva avuto un certo risalto anche quella della sua “discesa in vigna” insieme al bancomat Paolo Posteraro. E sul giornale della famiglia Posteraro ovvero il Quotidiano del Sud, considerato che la moglie è Maria Gabriella Dodaro, parente diretta degli editori Francesco e Antonella e lui stesso spesso firma “editoriali” più o meno improbabili, aveva trovato spazio questo “markettone” firmato da un esperto in materia. Oggi più che mai questo articolo non solo ritorna di grande attualità ma strappa più di una risata, considerato che dopo appena due anni Occhiuto e Posteraro sono riusciti a mandare a puttane un’azienda storica della nostra Calabria.Â
Domenica 20 dicembre 2020.
di Gianfranco Manfredi
Fonte: Quotidiano del Sud
E’ una delle più belle aziende vitivinicole della Calabria, dominata da un nobile maniero seicentesco, dotata di spettacolari colline ricoperte di vigneti con varietà pregiate schierati in faccio allo Jonio del Golfo di Taranto. E ha scritturato il winemaker di fama internazionale Riccardo Cotarella, garanzia di vini di grande qualità , considerato “enologo delle star e star degli enologi”.
La proprietà , con ordinati, rigogliosi filari e una cantina moderna e attrezzata, vede da circa un anno al timone Roberto Occhiuto. Sì, proprio lui, il politico dalla brillante carriera che in tanti vorrebbero prossimo candidato alla presidenza della Regione…
Sulla tolda dell’azienda vitivinicola, Occhiuto è affiancato da Paolo Posteraro, giornalista e manager pubblico. Insieme hanno deciso di cimentarsi nel mondo del vino acquistando la Tenuta del Castello, 60 panoramicissimi ettari in agro di Montegiordano, dalla seconda metà dell’800 appartenuta ai Solano e dal 2005 convertita alla viticoltura e ai vini da Francesca e Giovambattista Solano, quarta generazione della famiglia.
Non di un progetto futuro che si tratta, ma di un’azienda rinnovata che produce già i vini, peraltro ottimi, voluti dai nuovi titolari. Tre etichette inedite sono, infatti, sul mercato da alcuni mesi: il bianco Lepanio, il rosato Pian Delle Rose e il rosso Narobio,
I “vini di Occhiuto”? Il politico si schernisce: “Sono tre vini, e altri ne seguiranno (sci!, ndr), di un’azienda come la Tenuta del Castello, fortemente radicata in Calabria, espressione di una bella tradizione valorizzata dai precedenti proprietari e che, grazie all’apporto prestigioso di Riccardo Cotarella, vogliamo rilanciare puntando sugli importanti vitigni della regione”.
Roberto Occhiuto tenta con diplomazia di sottrarsi al ruolo di protagonista. Ma invano. Un politico come lui sotto i riflettori dei tg (tra l’altro fratello di Mario, sindaco di Cosenza) si iscrive inevitabilmente nel novero delle personalità che diventano vignaioli. Un elenco che s’infittisce. C’erano i precedenti illustri di Sting, il grande cantautore inglese, e Gianna Nannini in Toscana, lo stilista Brunello Cucinelli in Umbria, il celeberrimo Bruno Vespa in Puglia e Massimo D’Alema, pure in Umbria, tutti legati dal comune filo conduttore dell’enologo Cotarella come consulente. E, se tra le celebrity, spiccano Al Bano, Andrea Bocelli e Oliviero Toscani, non mancano i politici. Oltre a D’Alema, ci sono Calogero Mannino, ex parlamentare e più volte ministro, vignaiolo a Pantelleria, ma pure la nipote di Berlusconi (non di Mubarak, per fortuna, ndr), Alessia, figlia di Paolo, che produce e imbottiglia vini nel Bresciano. Occhiuto esclude l’improvviso “colpo di testa” (ccuri cazzi, ndr)…
“Ho sempre coltivato interesse – spiega – e una certa passione per il vino. Con moderazione mi piaceva conoscere i vini di altre regioni e pure stranieri. Mi hanno sempre avvinto, però, i vini calabresi e non riesco ad accettare che ancora troppo poco si parli della Calabria del vino fuori dai confini regionali”. Ma ammette il “coup de couer”: “Visitando la Tenuta del Castello, con Paolo Posteraro ce ne siamo letteralmente innamorati. Abbiamo apprezzato il lavoro e i risultati conseguiti dai Solano e il loro coraggio. Così abbiamo deciso di raccogliere il testimone della loro sfida e riproporla con l’aiuto della competenza, della sensibilità e dell’esperienza internazionale di Cotarella”.
I nuovi vini della Tenuta, curati da Cotarella, sono ovviamente tutti nitidi, impeccabili, connotati da notevole profilo qualitativo. In particolare, il Lepanio è un bianco floreale (ginestra) e fruttato con una leggiadra ventata di spezie, garbatamente fresco e sapido. Il Pian Delle Rose, il rosè dagli intarsi violacei, profuma di rose e anguria e al palato regala piacevoli ricordi di lamponi. Ancora più su, in termini di emozioni, il rosso Narobio: rubino concentrato con riflessi granati, un calice cesellato da piccoli frutti di bosco arricchito da sensazioni balsamiche che produce con grazia tra godibili morbidezze e chiude con tannini gentili.
E non è finita qui. C’è in prospettiva un rosso predestinato da una ricerca agronomica volta a valorizzare il particolare territorio della Tenuta. Nei sessanta ettari, i dodici originariamente consacrati ai vigneti sono crescuti, assecondando i progetti di Riccardo Cotarella, che evidentemente pensa di incrementare l’attuale produzione di 30 mila bottiglie annue.
Ai confini con la Basilicata e a poca distanza dalla Puglia, l’azienda di Occhiuto e Posteraro, felicemente esposta ad Oriente è collinare – tra i 150 e 250 metri sul livello del mare – e gode di uno spettacolare scenario naturale: colline di ulivi e macchia mediterranea contornate da pinete che si affacciano sull’azzurro dello Jonio. La tradizionale attività agricola (si produce un sopraffino extravergine) s’arricchisce oggi di un progetto viticolo ed enologico innovativo che conferma la scelta dei vitigni autoctoni e la ricollocazione dell’Aglianico in un suo luogo storico di origine.
La natura dei terreni, la vicinanza alla costa, il clima mite ma con sensibili escursioni termiche, costituiscono già elementi ideali per una viticoltura di pregio.
Ci sono tutte le premesse, insomma. perché i nuovi, illuminati (ah ah ah, ndr) titolari e la conduzione enologica di Cotarella, interprete finissimo dei territori del Sud, si traducano in un ulteriore salto qualitativo dell’azienda (doppio sic!). Occhiuto e Posteraro, che sono riusciti a riportare in Calabria l’eno-star (aveva svolto stabili consulenze negli anni passati con la Santavenere di Cirà e con iGreco di Terravecchia) puntano, insomma, a un forte rilancio della Tenuta del Castello e ad accendere i riflettori su quest’area finora defilata del Sud vinicolo… Ogni commento sarebbe superfluo…Â









