Terremoto nella Massoneria. Il Grande Oriente rompe ogni rapporto con il Rito Scozzese: protagonisti, ricorsi e le prime domande

di Roberto Galullo

Fonte: Il Sole 24 Ore

La massoneria italiana sta cadendo a pezzi e ora l’Inghilterra – che ha riconosciuto nel tempo due obbedienze italiane – potrebbe entrare in campo per tentare di tenere insieme i cocci (che non riescono a combaciare neppure tra le due stesse obbedienze, la Gran loggia regolare e il Grande Oriente che, insieme, contano circa 25 mila affiliati).

ROTTURA TOTALE – Il Gran Maestro del Goi, Antonino Seminario (a sua volta in attesa di conferma nella tornata della Commissione centrale del 32 giugno alla quale farà seguito il ricorso alla giustizia civile dell’antagonista Leo Taroni se ne venisse confermata la sconfitta), ha appena emesso il decreto n.10 nel quale si legge che “sono sospesi con effetto immediato tutti i rapporti del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani – don il Rito scozzese antico e accertato e per l’effetto non è consentito ai Fratelli maestri del Goi di aderire al predetto corpo rituale e/o partecipare a qualsivoglia attività rituale e non rituale di esso”.

Se le parole hanno un senso chi “aderisce” dovrebbe dimettersi, il che vorrebbe dire un quarto di nobiltà (nel senso che gli aderenti al rito sono circa 8 mila su 23 mila) in meno. Impossibile solo pensarlo, senza conseguenze.

OTTOMILA PROCESSI? – E chi farà finta di nulla, visto che c’è da aspettarsi anche questa ennesima mossa sulla scacchiera di una guerra senza esclusione di colpi? Sarà sottoposto alla giustizia massonica, cime da rito e tradizione, soprattutto in questi ultimi mesi nei quali sospensioni ed espulsioni fioccano. Ottomila nuove incolpazioni massoniche? Non ci sarebbe neppure il tempo e lo spazio per portarle avanti se non con adunate collettive.

Ma la sfida al Rito non sarebbe completa (di fatto non lo è ancora perché ambo le parti hanno altre sorprese in preparazione) se non ci fosse anche il divieto di entrare nelle case massoniche, evitando così che il Rito “faccia uso per riunioni rituali e/o non rituali degli immobili in cui hanno sede le logge e gli organi del Goi e/o presso cui si riuniscono i Fratelli del Goi”. Il tutto letto, firmato e controfirmato da Seminario che, si badi bene, è un 33° grado del Rito.

BISI SOSPESO – La spiegazione ufficiale è che Bisi, a due mesi dalla carica perduta, doveva decidere se lasciare o meno il Rito, essendo anche affiliato al Rito di York, per il quale è “templare della commedia”. La doppia appartenenza è vietata – così sostiene Nigro, che per conto dello stesso Rito ha anche proposto modifiche statutarie a regolamenti e protocolli bilaterali. La goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La guerra, in realtà, è partita esattamente un anno fa, allorquando Giampaolo Barbi, ex Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese antico e accettato (sospeso a tempo indeterminato insieme ai vertici storici del Rito e poi espulso perché aveva disertato per protesta la Gran Loggia 2023), denunciò espressamente nell’atto di citazione di fronte alla giustizia ordinaria, oltre al degrado della giustizia massonica e della cosiddetta “circolare Meloni” lo spirito di epurazione della concorrenza e la presunta violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili) e 21 (libera manifestazione del pensiero) della Costituzione.

Per i ricorrenti, il Goi è ormai diventato “uno Stato nello Stato”. Una lettura drammatica – che Bisi attribuì ad una “sparuta minoranza” – e alla quale si è opposto dichiarando che in quell’atto di citazione “ci sono accuse, diffamazioni, ingiurie e falsità distribuite su 28 pagine..”.

LE PRIME DOMANDE – E già in alcuni canali social sorge una domanda: ma si potrà andare a cena tra fratelli o se uscirà la foto della tavolata, si verrà espulsi se anche uno solo appartiene al Rito? Una domanda molto più seria circola e rimanda alle decisioni dell’Ugle (la casa madre inglese) che finora se ne è lavata le mani ma se continuerà a farlo avrà un danno ancora più grande dell’attuale.

Il Supremo consiglio del Rito Scozzese ha “l’impegno di porre ordine nel caos” ma forse questa volta il principio non basterà-