Il Comitato tecnico-scientifico per l’Archeologia si è riunito per esaminare l’ordine del giorno “Ricerche finalizzate all’individuazione e al recupero della “tomba di Alarico”.
Letta la copiosa documentazione afferente alla pratica in oggetto, avviata sin dal settembre 1989 con una prima richiesta di concessione di scavo da parte di privati (Mendicino, Ponte Alimena), il Comitato rileva quanto segue.
Per buona parte degli anni Novanta il Ministero ha dedicato tempo ed energie all’analisi di una questione che è nata dall’improbabile ipotesi dell’esistenza della cosiddetta “Tomba di Alarico” e del suo consistente e prezioso corredo, entro una grotta posta su un dirupo roccioso a circa 30 mt di altezza, in località Alimena del comune di Mendicino (CS).
Sono stati impegnati in attività d’ufficio e frequenti sopralluoghi numerosi Funzionari, Soprintendenti e Ispettori Centrali del MiBAC: oltre alla Soprintendente Dott.ssa Lattanzi, il Dott. La Torre, la Dott.ssa Vlad Borrelli, la Dott.ssa Nava, il Prof. La Regina e il Dott. Ardovino.
Tutti, senza alcuna eccezione, hanno confermato trattarsi di ipotesi priva di fondamento, come dimostravano anche studi scientifici da tempo pubblicati (Klearchos 1989), che individuavano per la grotta tutt’altro uso e un diverso orizzonte cronologico. La situazione di contrasto con i privati richiedenti, alimentata anche da interventi politici locali, culminò nel 1992 nel rilascio di un nulla osta a semplici lavori di rimozione di detriti nella grotta, con D.M. di occupazione dell’area, malgrado il parere contrario alla concessione da parte del Comitato di settore.
Benché il nulla osta non si configurasse come una formale concessione di scavo, ciò ha provocato reiterate quanto indebite richieste di premio di rinvenimento, che si susseguono dal 1998 e che sono sfociate in una causa civile contro il Ministero.
Infine, nel 2015 Comune e Provincia hanno elaborato progetti ed eseguito in totale autonomia attività di natura archeologica alla confluenza tra Crati e Busento, così da indurre la Soprintendenza a disporre la sospensione dei lavori e, successivamente, a richiedere integrazioni ad elaborati lacunosi e privi della relazione di valutazione del rischio archeologico.
Anche soltanto l’ampia evidenza documentale esistente, nonché le motivazioni di natura scientifica ed operativa ripetutamente invocate dal Ministero per più di un ventennio, avrebbero dovuto indurre il Soprintendente ad una ben maggiore cautela rispetto alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa, per il quale non risulta attivato alcun confronto scientifico e istituzionale né con la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, né con il Segretario Regionale, che peraltro fino a qualche mese prima aveva anche diretto ad interim l’allora Soprintendenza per l’Archeologia competente.
Visti gli atti, il Comitato non ritiene vi siano i presupposti scientifici di un programma che impegna personale e attrezzature della Soprintendenza, per non dire dell’immagine pubblica, in iniziative discutibili e prive di basi storiche condivise dagli studiosi di quel periodo e di quel territorio, nel cui ambito ricompare fra l’altro la località Alimena oggetto delle fantasiose ipotesi di cui sopra.

Né è da trascurare la considerazione che, ad oggi, non sono ancora noti i nomi dei componenti del Comitato scientifico individuati dagli Enti territoriali.
Pertanto il Comitato tecnico-scientifico, associandosi alla posizione espressa da numerosi valenti studiosi e dalla stessa Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiBACT, ritiene che il programma di attività di cui al Protocollo d’intesa del 26 settembre vada revocato o almeno sospeso, avviando invece un’ampia riflessione sulle attività di tutela e valorizzazione da programmare ed eseguire nel territorio della Provincia.
Tanto più in considerazione della difficile situazione in cui versa il patrimonio archeologico di Consentia, quale ad esempio l’area della domus romana di piazzetta Toscano, che è stata sequestrata dalla Procura in quanto il sito versa, già da diverso tempo, in uno stato di gravissimo degrado, con rifiuti di vario genere e erbe infestanti che hanno invaso le strutture murarie, come documentato negli ultimi giorni da numerosi articoli di stampa.
Il Presidente
Dott.ssa Mariarosaria Barbera
È un documento che fa giustizia di tutte le sciocchezze diffuse dal sindaco perché, dopo aver ricordato le ricerche degli anni ’90 (imposte al Ministero a causa delle amicizie politiche, in particolare di Riccardo Misasi, dei Bosco) a Mendicino, il Comitato tecnico-scientifico del Ministero sostiene che quella del tesoro di Alarico, d’accordo con i 31 professori dell’Appello a Franceschini, è una bufala.
In questo estratto del verbale della seduta del 14 novembre 2016, il CTS ricorda tutti gli archeologi importanti che hanno dovuto esprimersi a causa delle reiterate richieste di perizie su presunte tombe di Alarico.
Fra questi archeologi spicca il nome del prof. Adriano La Regina che più volte è stato chiamato in causa dal sindaco come sostenitore della tesi dell’esistenza del tesoro e che, come si legge nella nota del Mibact, ha scritto nella sua perizia, invece, esattamente il contrario: non vi è neanche un indizio della sua esistenza.
Un’altra clamorosa bugia del sindaco.
Il CTS del Mibact dice anche che, viste le condizioni in cui versa il patrimonio storico e archeologico di Consentia antica (il sequestro della magistratura di Piazzetta Toscano perché indecorosa), bisognerebbe che le energie e le risorse venissero usate per restaurare e valorizzare i resti antichi ed il centro storico.
Ammonisce il Soprintendente per non aver chiesto alcun parere a nessuno e lo avverte, censurandolo, che l’immagine pubblica del Ministero è stata intaccata da queste discutibili e fantasiose iniziative e lo invita a non ripeterle.
Questo parere non solo concorda con la revoca della convezione fra Comune e Soprintendenza da parte del direttore generale Bon Valsassina che è di una decina di giorni prima, ma addirittura la inasprisce ponendo fine all’operazione Alarico voluta dal sindaco.