di Luigi Garlando
Fonte: Gazzetta dello Sport
A 50 giorni dal trionfo di Wembley, Roberto Mancini si accomoda nella sala conferenze di Coverciano. Accanto a lui, in una bacheca trasparente, il Sacro Graal, la Coppa Europa che gli inglesi volevano riportare a casa, ma che sta benissimo in Italia. Appese alla pareti del Centro Tecnico, tra le foto dei c.t. che hanno fatto la storia della Nazionale (Pozzo, Valcareggi, Bearzot, Lippi…), ora ci sono anche quelle del Mancio e dei suoi ragazzi. Ma c’è qualcosa che lo rende più fiero del trofeo e delle foto: “Sapere di aver fatto felici 60 milioni di italiani. Una gioia trasversale che ha toccato bambini e nonni e che ha coinvolto anche chi abitualmente non segue il calcio. Sentirsi dire così tanti grazie è una cosa bellissima”. Altra cosa bellissima: “In tanti giorni di ritiro, prima e dopo l’Europeo, non c’è stato un solo screzio, un solo momento di conflitto nel gruppo. Capita spesso in queste situazioni e sarebbe stato normale. Ma il nostro gruppo ha avuto uno spirito e una compattezza eccezionali”.
A proposito di giovani, il c.t. porta avanti ls sua crociata: “Sono contento che Matteo Ricci abbia trovato una squadra. Incredibile che fosse senza contratto. Io l’ho chiamato a marzo e mi ha fatto una grande impressione. Ogni squadra italiana dovrebbe avere un’anima forte di giocatori italiani. Le squadre straniere in genere hanno un cuore di giocatori nazionali. Il presidente Mantovani, alla Samp, puntò su giovani italiani, li fece crescere e arrivò lo scudetto”.
E, invece, anche in questo calcio mercato, i club hanno pescato soprattutto all’estero. In compenso, una buona notizia: molti allenatori hanno imboccato la strada della Nazionale, cioè un gioco più coraggioso, offensivo, europeo e meno speculativo. Si osa e si segna tanto. “Sono contento che all’estero ora ci vedano con occhi diversi. Non siamo più quelli che si difendono sempre, anche se restiamo quelli che si difendono meglio… Sono contento se tanti allenatori cercano di far divertire i loro giocatori con un gioco gratificante, come succede in Nazionale. Però, si può vincere anche in altro modo e io rispetto ogni idea tattica. L’Italia ha vinto tanto nella sua storia con un calcio diverso dal nostro. Sono partite tante stelle, ma se li hanno chiamati grandi club significa che hanno fatto bene nel nostro campionato e che quindi il nostro campionato è di valore. Non credo che la Serie A si sia impoverita. Anche i giovani talenti italiani possono ispirare come ispiravano Lukaku e Cristiano Ronaldo. Donnarumma che non gioca a Parigi? È solo questione di tempo. È arrivato tardi. Berardi che non ha giocato in campionato? Mi sembra che stia bene. Jorginho Pallone d’oro? Certo che lo merita. Gioca bene da tempo e ha vinto tutto quello che poteva”.