(ilfattoquotidiano.it) – “Dicono che c’abbiamo ragione, che è colpa dell’Europa. È vero, le leggi le fa Bruxelles, ma loro che fanno? E il ministro dove sta? Parlano parlano, ma finora non s’è visto nessuno”. È passato da poco mezzogiorno e la colonna di una trentina di trattori del comitato Riscatto Agricolo, partita alle 7 dalla Valdichiana, ha raggiunto Viterbo e, dopo una breve sosta, sta per immettersi sulla Cassia in direzione Roma. Francesco, tra gli imprenditori agricoli in protesta, ha appena divorato un panino, la giornata sarà lunga: “Lottiamo per il futuro dei nostri figli e dei figli di tutti”, assicura.
I mezzi hanno tutti la bandiera italiana sul tettuccio. Ad ogni sosta il megafono fa partire l’inno nazionale: “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò. Sì!”, e giù applausi. Ma guai a dire che sono di destra: “L’agricoltore non ha tempo di avere una vita sociale, figuriamoci di pensare alla politica”, dice Alessandro. In colonna anche un camion con a bordo balle di fieno e letame: “Magari potrà servirci, chissà”, scherzano, neanche troppo, i manifestanti.
La velocità media è di 20-25 km/h. Sulla Cassia la fila è lunga e lenta, ma nessuno protesta. Anzi. In un territorio agricolo come la Tuscia, il consenso è palpabile. Chi arriva in auto nell’altra direzione suona il clacson o alza il pugno fuori dal finestrino. Ai lati delle strade è un tutto un incitare: “Bravi!”, “Siamo con voi”. Qualcuno azzarda: “Fate scoppià la guerra!”. Giunti a Vetralla, un signore coi capelli bianchi e la fascia tricolore saluta il corteo a dal lato della strada neanche fosse il Papa. È Sandrino Aquilani, il “sindaco poeta” di Forza Italia. “La protesta è giusta e motivata”, ma poi chiarisce: Più che col governo ce l’hanno con l’Ue. L’entusiasmo generale è smorzato dallo scetticismo dei commercianti. “Cosa vogliono ottenere? Chi li manda? Io non mi fido, e poi qui stiamo tutti sulla stessa barca”, dice una donna dietro il bancone di un locale a Sutri, dove fino a pochi mesi fa il sindaco era Vittorio Sgarbi. Stesso mood al bar della piazza di Capranica: “Hanno ragione, ma non otterranno nulla. Destra, sinistra, centro, li abbiamo provati tutti, non cambierà niente”, dice Claudio.
La marcia è lenta. Le autorità vietano l’ingresso sulla Cassia bis. Bisogna fare le vie interne. I trenta della Valdichiana arriveranno solo in serata, intorno alle 20. Al punto d’incontro di via Nomentana a Roma, intanto, li aspettano una quindicina di trattori abruzzesi. “La gente ci sostiene, ci dice ‘vi vogliamo così’, ma poi se ne va – racconta Manuel – Le accise sul gasolio agricolo, la farina di grillo… dicono che dobbiamo fare gli allevamenti sostenibili, ma poi gli incentivi li danno ad altre categorie. I nostri figli? Qui tutti speriamo che non debbano fare il nostro lavoro, vogliamo per loro una vita degna”. E la politica? Anche Manuel invoca la presenza del ministro, Francesco Lollobrigida: “Perché non sta qui? Perché non è venuto? Mica gli spariamo”. Andrea e Valentina invece vengono dalla Toscana. La loro azienda da qualche anno ha deciso di non coltivare più il grano. “Ci stanno impoverendo man mano – dicono – Tra il Pac (piano agricolo comunitario, ndr) di Bruxelles e le leggi sui fitofarmaci, è sempre peggio”. “Abbiamo vinto? Ce lo dicano carte alla mano”, dice Francesco, dopo le notizie sulle “aperture politiche” del governo. Giovedì potrebbe essere il giorno della “marcia su Roma”. Ieri la trattative in Questura, oggi il vertice in Prefettura. “Ci saranno 1.500 trattori”, dice Salvatore Fais, di Riscatto Agricolo. Le balle di letame sono pronte.









