Tutti i numeri di Gratteri

Dall’operazione “Stilaro (‘94)” in poi, passando per la retata di Platì del 2003 fino ad arrivare a quella di questa mattina a Catanzaro, la vita professionale di Gratteri è costellata di blitz. Che è quello che fanno tutti i magistrati inquirenti, è il loro mestiere. Ma i blitz di Gratteri hanno una peculiarità: i grandi numeri, una “specialità” che in tanti hanno definito: pesca a strascico. “Circolo Formato”, “Ionica agrumi”, “Asl Siderno”, “Borderland”, “Farmabusiness”, “Lande desolate”, “Stige”, “Nemea”, “Imponimento”, “Testa di Serpente”, “Reset”, questi alcuni dei nomi delle retate più famose di Gratteri. E poi il blitz dei blitz: “Rinascita Scott”. Numeri da capogiro. Migliaia di arresti, ma anche tante bocciature. Molte inchieste condotte da Gratteri che hanno prodotto importanti retate, va detto, non hanno superato il vaglio dei giudici che hanno letteralmente smontato molte delle sue tesi accusatorie. Anche questo fa parte del mestiere. Bisognerebbe solo capire se è Gratteri che, in questi casi, non sa fare il proprio mestiere, oppure se c’è qualcuno che boccia per chissà quale losco motivo, le sue inchieste. Ai posteri l’ardua sentenza.

Non si contano più le manette che Gratteri ha fatto scattare ai polsi di mafiosi, ‘ndranghetisti, malandrini, narcos, assassini, strozzini, e affini. Poche invece sono le manette che Gratteri ha stretto ai polsi di politici, colletti bianchi, e potenti massomafiosi. Qualche volta c’ha provato ad incastrare qualche pezzotto, ma con scarsissimi risultati, il che lo ha costretto, in qualche modo, a restare, investigativamente parlando, più nell’ambito della repressione dei clan, piuttosto che impegnarsi a perseguire potenti massomafiosi con entrature ad alti livelli e in ogni dove abituati a farla franca. Questo ha fatto di Gratteri un vero e proprio esperto in materia di droga e spaccio, a tutti i livelli. Dai pusher di strada ai grandi narcos che “lavorano” tonnellate di merce. Le sue conoscenze in materia sono richieste dalle polizie di tutto il mondo. Gratteri, tra i grandi numeri, può vantare anche di aver relazionato sugli affari illeciti della ‘ndrangheta in centinaia e centinaia di incontri, dibattiti, convegni, festival, e premi vari. Se a questo ci aggiungiamo le tante apparizioni in tv, i numeri diventano stellari.

Gratteri ha collaborato con le più importanti agenzie mondiali che si occupano di lotta al narcotraffico. Spesso gli americani si sono rivolti a lui per meglio capire le dinamiche associative della ‘ndrangheta. Dea e Fbi sono da sempre suoi interlocutori, tant’è che fu proprio l’Fbi ad avvisare il procuratore di un possibile progetto di attentato alla sua persona. Lo scambio di informazioni tra il procuratore e la Dea è all’ordine del giorno. Ma c’è un aspetto che in questo necessario scambio tra “investigatori” non torna: come mai Gratteri nei suoi pipponi sulla droga (che noi condividiamo solo nella parte che riguarda le cosiddette “droghe pesanti”) non dice mai che in America l’erba è il fumo sono legali? Perché non cita mai le politiche americane sulle droghe leggere, avallate dai suoi amici dell’Fbi e della Dea? Vorremmo chiedere a Gratteri se ritiene che la Dea, sostenendo la legalizzazione delle droghe leggere abbia fatto un regalo alla ‘ndrangheta, e se ritiene che New York, dove l’erba si vende in appositi negozi, è una città di drogati. Se poi allarghiamo il discorso all’Europa, la posizione proibizionista di Gratteri diventa ancora più microscopica.

Anche la Germania si appresta a varare una legge per la legalizzazione delle droghe leggere. Pure i tedeschi sono un popolo di drogati? È mai possibile che solo in Italia chi parla di legalizzazione viene considerato un drogato? In quasi tutto il mondo “occidentale”, e non solo, tanti governi (anche di destra), supportati da scienziati e addetti ai lavori hanno dichiarato, con dati inconfutabili, la non pericolosità sociale e fisica dell’uso di erba, anzi ne hanno esaltato le proprietà benefiche, solo Gratteri, Gasparri e simili continuano a dire il contrario. La posizione di Gratteri, in questo caso, più che supportata da dati sociali e scientifici, è palesemnte fomentata dall’ideologia.

Ma i numeri Gratteri non li fa solo con le manette, anche con i libri. Sono 31 i libri scritti dal procuratore, in simbiosi con Nicaso. Più di Alessandro Manzoni, ma meno di Pasolini (tra saggi e sceneggiature). Ora, per arrivare al grande Pasolini, non gli resta che scrivere qualche altro libro, e siamo sicuri che sono già in cantiere, sperando che uno di questi si intitoli: sono diventato antiproibizionista.