(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – Il fascino dello scontro di civiltà non perde mai appeal. Di fronte al dramma di Israele e di Gaza siamo già alla divisione epocale tra il “bene” dal “male” e una linea di congiunzione che allude a un conflitto, non specifico o regionale, ma mondiale.
Paolo Mieli sul Corriere della Sera ricorda che tra il 1938 e il 1939, “l’Europa non si accorse dell’intima connessione tra fatti gravissimi in apparenza slegati uno dall’altro. E cedette, cedette, cedette finché si trovò di fronte all’inferno”. E quindi, conclude, “speriamo di non dover un giorno rileggere le parole di Mattarella di questo ultimo biennio a proposito dell’Ucraina e adesso di Israele, di non doverle rileggere, dicevamo, come una profezia”. Israele come l’Ucraina, il mondo sulla soglia del conflitto mondiale. È la campagna che sta conducendo Il Foglio che indossa la maglia israeliana “perché difendere Israele significa difendere la nostra libertà. E le nostre democrazie”. L’appello del quotidiano fondato da Giuliano Ferrara ha raccolto l’adesione anche della presidente del Consiglio e frasi a effetto come quella della ministra Eugenia Roccella: “Se non sapremo difendere Israele perderemo la nostra storia, la nostra anima e la nostra dignità”.
L’insistenza sullo scontro di civiltà serve in realtà a mobilitare una opinione pubblica refrattaria a cui far credere che “se perde Israele o perde l’Ucraina l’Europa è minacciata”. Ipotesi priva di fondamento. Ma soprattutto punta a sminuire la specificità dei conflitti, le ragioni storiche, la loro dinamica (in Medio Oriente, ad esempio, la catena di relazioni tra paesi del Golfo, Israele, ruolo della Turchia, movimenti islamici, etc.). Chi prova a invocare questa complessità è paragonato a Hamas, mentre i giornali israeliani non si fanno problemi, ad esempio, a puntare il dito contro Benjamin Netanyahu. E nonostante Russia e Cina si siano finora mostrate prudenti e caute, si paventa comunque la guerra mondiale imminente. In realtà la si invoca soffiando sul fuoco dei conflitti per ragioni ideologiche.