Un’estate al mare tra box di plexiglass, ombrelloni a tenuta stagna, burka e tute spaziali

Mentre il resto d’Europa si prepara a ritornare alla normalità, in Italia, sulla cosiddetta fase due, l’incertezza regna sovrana. La Santelli “conferma” che le misure anticontagio, in Calabria, continuano fino al 3 maggio. Una data che ci porta a ridosso di quella che in Calabria è considerata la stagione della vita: l’estate. Mesi importanti per l’economia della nostra regione, visto che viviamo per lo più di quel poco di turismo “straniero” che ogni anno si riversa sulle nostre spiagge. Nessun tedesco, olandese, inglese, francese, americano, giapponese sceglierà l’Italia come luogo di vacanza, almeno non quest’anno. Ma il danno non si limita solo a questo: con molta probabilità non ci saranno neanche i tanti emigranti che ogni anno ritornano a casa per le vacanze, ma cosa ancor più grave non ci sarà neanche quel turismo di “prossimità” che tanto bene fa all’indotto dell’accoglienza e della ristorazione. Attività che in Calabria occupano migliaia e migliaia di persone. Dalle città calabresi nessuno si sposterà per andare al mare, eccezion fatta per chi ci vive.  Un disastro incalcolabile per la nostra già fragile economia.

Va da se che se la situazione continua ad essere “altalenante”, la riapertura di tutte quelle attività commerciali che prevedono il contatto tra persone verrà rimandata a data da destinarsi. Ed è quello che succederà, senza voler far l’uccello del malaugurio. Ma la situazione, almeno stando ai dati che ogni giorno gli enti preposti diffondono, impone ancora delle precauzioni. Le possibilità di un “contagio di ritorno” sono alte. Un rischio che nessuno vuole correre.  La decisione spetta alla politica, anche se è vincolata al parere scientifico. E gli scienziati, a leggere quello che scrivono, ancora non hanno “formulato” un parere unanime su come avviare la fase due. Siamo in balia degli eventi: mentre gli altri paesi europei cominciano a risvegliarsi da questo assurdo incubo, per noi italiani l’incubo continua.

Ed è proprio in previsione dell’arrivo della bella stagione e su come “recuperarla” che il genio italico si sta ingegnando a trovare soluzioni.

Le soluzioni proposte, per non rinunciare al bagno e al sole estivo, in totale sicurezza, in tempi di coronavirus, sono tante. E tutte assurde. A cominciare dai box in plexiglass da sistemare sulle spiagge dove la gente si può “rinchiudere” per evitare il contatto con gli altri. Oppure gli ombrelloni a “tenuta stagna”. E ancora il burka, tanto denigrato dagli occidentali, o in alternativa  tute speciali tipo quelle che indossano i subacquei, o gli astronauti. Tutte soluzioni che francamente lasciano il tempo che trovano. Il mare rappresenta un momento di libertà da vivere appieno, il solo pensiero di limitare questo momento, specie con queste soluzioni, è roba da matti. Ed è per questo che se le cose stanno così, quest’estate preferiamo restare a casa. Che non è la fine del mondo, anche se ci siamo andati vicino. Ci rifaremo alla prossima stagione.