“Via col vento”, i nomi degli arrestati e le imprese sequestrate

Sono stati illustrati i dettagli dell’operazione “Via col vento” portata a termine stamattina dalla Dda di Reggio Calabria. Si tratta di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di 13 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose, e induzione indebita a dare o promettere utilità.

Le attività investigative, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno permesso di accertare la sistematica infiltrazione delle cosche calabresi – Paviglianiti di San Lorenzo,  Trapasso di Cutro, Mancuso di Limbadi e Anello di Filadelfia – nei lavori necessari alla realizzazione dei parchi eolici nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

Nel corso delle indagini sono stati documentati numerosi episodi estorsivi in danno delle aziende committenti, perfezionati grazie all’apporto di imprese colluse con le compagini mafiose egemoni sulle aree in cui sono state realizzate le opere.

L’imprenditore. Dagli approfondimenti svolti dai carabinieri è emerso, in particolare, il ruolo ricoperto da Giuseppe Evalto, imprenditore di Pizzo Calabro del settore trasporti ritenuto affiliato ai “Mancuso” di Limbadi. Per gli inquirenti, Evalto, contemporaneamente imprenditore e collettore degli interessi delle consorterie, rappresenta una figura “cerniera” in grado di relazionarsi con le due realtà – quella criminale e quella imprenditoriale – e di riuscire ad imporre alle società impegnate nella realizzazione dei parchi eolici l’affidamento, a favore di ditte colluse o compiacenti, dei lavori collegati alla realizzazione delle opere.

Le estorsioni. Le indagini hanno fatto luce su numerosi episodi estorsivi, sia in danno delle società multinazionali impegnate nella realizzazione dei parchi (Gamesa, Vestas, Nordex), che sottostavano all’imposizione del pagamento del “pizzo” liquidando alle ditte segnalate da Evalto compensi per prestazioni sovrafatturate o mai eseguite, sia in danno delle imprese appaltatrici non colluse, costrette a corrispondere alle cosche una percentuale sull’importo delle opere da eseguire e, talvolta, anche a garantire l’esecuzione di lavori commissionati alle ditte mafiose, alle quali le imprese appaltanti versavano il corrispettivo economico.

Gli impianti. Gli impianti su cui si sono focalizzate le attenzioni degli investigatori sono quelli di Piani di Lopa- Campi di Sant’Antonio, nella provincia di Reggio Calabria, il parco eolico di Amaroni, nella provincia di Catanzaro, il parco eolico di San Biagio e quello di Cutro, nella provincia di Crotone. Con riferimento al territorio della provincia reggina dalla quale sono state avviate le indagini, gli imprenditori interessati dovevano interfacciarsi con Antonino Paviglianiti, elemento di spicco dell’omonima cosca, egemone nei comuni di San Lorenzo e Bagaladi (Reggio Calabria), mentre i parchi eolici catanzaresi e crotonesi ricadevano nella sfera di influenza di altre due famiglie, quella dei “Mancuso” di Limbadi e quella dei “Trapasso” di Cutro. Infine, riguardo agli insediamenti delle alte serre calabresi, gli “interlocutori” erano rappresentati dagli “Anello” di Filadelfia. Nel gestire l’affare eolico, i sodalizi di ‘ndrangheta coinvolti, ancorché appartenenti a diversi contesti territoriali, si sono dimostrati tra loro fortemente coesi ed in grado di instaurare una proficua collaborazione in nome del comune profitto generato dal business delle energie alternative.

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Evalto Giuseppe cl. 63; nativo di Spilinga e residente a Pizzo;

Paviglianiti Antonino cl. 65; nativo di Reggio Calabria e residente a Bagaladi;

Anello Rocco cl. 61; di Filadelfia;

Errico Giuseppe cl. 54; di Cutro;

Ielapi Romeo cl. 72; di Filadelfia;

Mancuso Pantaleone cl. 61; di Limbadi, detto Luni Scarpuni;

Trapasso Giovanni cl. 48; di Cutro;

per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere

D’Agostino Domenico Fedele cl. 58; nativo di Mileto e residente a Vibo;

Scalfaro Francesco cl. 59, sindaco di Cortale (Catanzaro)

Di Palma Riccardo cl. 72;  nato in Australia e residente a San Lupo (BN);

Fuoco Mario cl. 51; di Crotone;

Giardino Giovanni cl. 72; di Maida;

Scognamiglio Mario cl. 77; di Napoli;

sottoposti agli arresti domiciliari

Sono state inoltre sequestrate 6 imprese per un valore di 42 milioni di euro:

  1. Autotrasporti F.E. srl di Pizzo;
  2. La Molisana Trasporti srl di Fiumicino;
  3. Paviglianiti srl di Reggio Calabria;
  4. Ditta Ielapi Romeo di Filadelfia;
  5. Hipponion Global Security Service di Vibo (formalmente D’Agostino Domenico impresa individuale);
  6. Hotel “Ulisse Risotrante Nausicaa dal 1972” di Maida.