di Rocco Tripodi
Il palazzo municipale di Vibo Valentia è diventato una succursale dell’asilo Mariuccia, manca solo che al posto degli uscieri, stabilizzino tante pie monachelle e che nelle aule rimettano le lavagne di legno e i ceci. Per mesi, politici, parapolitici, tecnici e paratecnici hanno, contro ogni ragionevole evidenza, manifestato stupefacente gradimento per come venivano condotti i lavori nei diversi cantieri, il sindaco-Aggarbatuni in testa.
Ieri, coup de theatre. Proprio lui smentisce e dichiara, intervistato, che piazza Martiri d’Ungheria è diventata “una spianata senza identità”. Proprio così, che, se ci fosse stato al posto suo un personaggio meno aggarbato, seppure con atteggiamento ritroso ed impacciato, sarebbe andato oltre e l’avrebbe giudicata una CAGATA PAZZESCA. Per chi non conoscesse il luogo in questione, si ricorda che piazza Martiri d’Ungheria è la grande storica piazza su cui si affaccia da sempre il palazzo comunale, per cui le varie fasi dei lavori e il corretto avanzamento possono essere sfuggiti ai normali cittadini, ma non certo a chi frequenta abitualmente quel palazzo; in particolare ai tanti politici e ai vari signori tecnici responsabili, e ancorpiu`la signora responsabile unica dei procedimenti.
E poi il capogruppo del Pd Ciccio Colelli, quello che ci ammorba le cucuzzelle postando in maniera seriale la sua “quartata” figura che sbaciucchia la moglie nei “vicoli dell’amore della città, piuttosto che in compagnia di suoi avversari politici di ogni forno, con la didascalia “Nella politica l’amicizia prima di tutto”; o circondato da dodici individui (sei per lato) visibilmente alticci, con in alto la riproduzione della celebre Ultima cena; mai, come in questo caso, si sono raggiunti così alti livelli di blasfemia. O ancora mentre commenta con giustificato imbarazzo il deludente fallimentare tentativo di sperimentare l’effetto mirabolante, tanto strombazzato, di quella che sarebbe dovuta essere una meraviglia di festosi giochi d’acqua, seconda solo a piazza di Trevi, esperimento che tragicamente (per dirla alla Fantozzi) si è concretizzato in un risicato, timido piscio di bimbo. Lo stesso Colelli, che in qualunque ora del giorno lo si può gustare in coppia con un qualsiasi amico-avversario ai lati del massiccio balcone municipale a mo di cariatidi, con caratteristico feroce cipiglio e con cannuccia in una mano e bicchiere con acqua e sapone nell’altra.
Bene! a Colelli, da quella postazione, il procedere dei lavori sarà sempre apparso inappuntabile per cui non ha ritenuto necessario mettere in allarme il sindacoAggarbatuni.
A proposito di segnalazioni o di denunce sul procedere dei lavori, voglio segnalare con quali assurdi paradossi occorre misurarsi quando degli ascari arruolati della carta stampata ti fermano, non ero da solo, per rimproverarti di aver segnalato in forma scorretta, in uno dei tantissimi articoli da me scritti, un qualcosa (irrilevante nella montagna di criticità rilevate e non, in tutti questi mesi) che non ricordo neanche, ma sufficiente perché potesse lui definire me come uno che “jetta a petra e ammuccia a manu”.
Beh, però alla fine si è riabilitato chiamandomi fallito, cosa della quale io sono fieramente convinto: convinto di essere un fallito per questo Sistema che per funzionare come funziona ha vitale bisogno che soggetti con una “certa vocazione” GLI RIESCANO e poi sa Lui come è quando premiarli. Nella sua formazione io sono fallito perché povero. Io OMETTO di scrivere cose e in più nascondo la mano. Lui e molti suoi colleghi non hanno mai smesso di tirare coriandoli, confetti e castagnole, mettendo bene in mostra la mano, al passaggio dei potenti di turno. E che dire di quelli che: “E presto per giudicare. Bisogna aspettare che il lavoro sia concluso”. Quando è concluso, aprono le braccia e ammettono, mortificati, che ormai non è più possibile intervenire e, con prudenza e timidezza, danno la colpa a chi li ha preceduti. Degna di nota, in fatto di responsabilità, è, come già scritto, l’uscita allo scoperto dell’ordine degli ingegneri e quello degli architetti. Uscita che si è resa per loro necessaria perché chi di dovere sappia che, essendo rimasti non utilizzati un bel po’ di milioni del PNRR, per altri (ahinoi) progetti, questa volta, TOCCA A LORO.