Vibo, Daffinà ottiene la testa del vicesindaco: s’è dimesso Primerano

Il colpo di scena era nell’aria. Ed era evidente che prima o poi sarebbe arrivato ad indirizzare verso un orizzonte la riformulazione dell’esecutivo targato Maria Limardo.

L’articolo di stamattina della Gazzetta del Sud aveva ampiamente previsto che sarebbero arrivate le dimissioni del vicesindaco di Vibo Primerano e la lettera è giunta a destinazione e sui media poco fa. Primerano s’è dimesso.

“… Da giorni, come noto – riassumeva stamattina la Gazzetta del Sud -, si discute del possibile ingresso in Giunta di Tonino Daffinà, già assessore al Bilancio ed uomo-chiave per gli equilibri politici del centrodestra cittadino da quando alla guida della Regione c’è il governatore Roberto Occhiuto. Inutile nascondere che un uomo del peso politico di Daffinà nell’esecutivo non sarebbe andato giù al capo dell’amministrazione che ha continuato a temporeggiare fino a quando, il principale rappresentante della compagine “Rinasci Vibo”, nella giornata di ieri, ha rotto gli indugi, rilanciando con una proposta shock per il sindaco.
Il braccio destro (e anche qualcosa in più, ndr) di Occhiuto è disposto a rimanere fuori dal rimpasto/azzeramento – che dir si voglia – ma ad una precisa condizione. In Giunta ci dovrà rimanere Pasquale Scalamogna, e fin qui Maria Limardo sarebbe felicissima. Ma a quest’ultimo il sindaco dovrà dare la delega di vicesindaco estromettendo l’attuale suo vice, Domenico Primerano, che ricopre pure la delega di assessore al Personale della giunta.

Una richiesta che ha letteralmente tramortito Forza Italia e che va a rafforzare un concetto già espresso da “Città Futura”, se è il caso rafforzandolo. Il gruppo di riferimento di Vito Pitaro, infatti, si era limitato a pretendere un ridimensionamento di Primerano, non aveva puntato direttamente alla testa dell’attuale vicesindaco…”.

Fin qui la Gazzetta. Alla luce delle dimissioni di Primerano, c’è da dire che Maria Limardo s’è sbrigata e ha fatto capire chiaramente chi comanda. Daffinà ha passato le pene dell’inferno in questi mesi: sua moglie è stata bloccata dal Ministero quando già era stata nominata vice capo di gabinetto, poi hanno cominciato pure ad infangare lui impedendogli di essere nominato nel Cda di Fincalabra e, insomma, qualcosa doveva pur raccattarla in un modo o nell’altro. E così il buon Scialamogna andrà ad occupare il posto di vicesindaco in quota Tonino Daffinà, con il placet del parassita di Cosenza e del solito Peppe ‘ndrina, che adesso, dopo un rapido giro d’orizzonte, farà sapere a Maria Limardo se ci sono da fare anche altre “correzioni” in giunta. Così vanno le cose in Calabria ai tempi della massomafia berlusconiana.