Vibo. Del “Parco” hanno fatto carne di porco

DEL “PARCO” HANNO FATTO CARNE DI PORCO

di Rocco Tripodi

VIBO VALENTIA – Nei giorni scorsi, l’assessore Soriano convoca la stampa per denunciare con stizzita indignazione la deprecabile inciviltà dei bambini/babuini del quartiere, che giocando nel nuovo PARCO DELLE BIODIVERSITÀ, rischiano di arrecare danni alla struttura dell’esclusivo campo di PADEL che, assieme a quello di basket/volley, troneggiano e gongolano nel parco stesso.

Come dargli torto. I campi di padel, di tennis, di golf, le piscine, le piste, i trampolini possono essere utili per contrastare l’accumulo di stress di quegli adulti che si caratterizzano per un ingombro da pachiderma e una testa da sorcino di campagna, perciò vanno rispettati, ed i bimbi indisciplinati e non ancora del tutto irregimentati vanno redarguiti, educati e CASTIGATI. Ma suona del tutto streusa a voi una domanda che a me, invece, sorge naturale: “Cosa zinzolazzo ci fa un CAMPO DI PADEL in un PARCO DELLE BIODIVERSITÀ”, destinato alla prevalente se non esclusiva frequentazione dei bambini?

“Rocco”, mi risponderebbe un qualunque politico scafato, ma con l’intelligenza sempre ben protetta da un preservativo, “salta giù dalla pianta, si sa come funziona. È un’innocente scappatoia, una furbizia, un piccolo raggiro (tutti reati) che consentono di non perdere corposi finanziamenti. Chiedi soldi per il PARCO dei bambini, ma poi con quei soldi FAI CARNE DI PORCO!”. Va bene! E allora, perché pretendere che siano i bambini a dover farsi carico della tutela e manutenzione di uno spazio a loro dovuto, ma che dagli adulti gli è stato sottratto e di cui si sono appropriati con l’inganno? E poi, così come non hanno avuto remore (scorno), durante la sbandieratissima inaugurazione, ad annunciare, alla popolazione che si stava inaugurando un COMPLESSO DI IMPIANTI SPORTIVI, perché, con altrettanta spocchia, non l’hanno rassicurata che sarebbe stato obbligo dell’Amministrazione metterlo in sicurezza e manutenerlo?

I giornali riportano entusiasmo ed approvazione da parte dei presenti all’inaugurazione. Anche perché gli abitanti del quartiere, abituati ad ogni forma di degrado ed abbandono di un terreno impraticabile, ricettacolo di ogni indicibile schifezza, hanno accolto con ragionevole positività quella che a loro è apparsa comunque come una (ordinaria in un paese civile) bonifica che consentisse ai figli di godere di uno spazio in libertà, sicurezza e tranquillità. Ed è altrettanto chiaro che il raggiungimento di questo importante risultato, ha fatto sì che nella loro valutazione non tenessero conto della finalità originaria del parco, della qualità dei lavori, della sproporzione tra importo investito e risultati ultimi e di tante deficienze di non poco conto di cui parlerò più avanti. A loro, comprensibilmente tutto questo è parso più Bello di prima. E questo gli è bastato.

 

Io, invece, pur consapevole che è più facile che un porco accetti un confetto e non che un Amministratore un, pur timido, consiglio, esprimo qui alcuni miei punti di vista critici.

Sono i politici che ci hanno raccontato, tronfi come le buffe, che con i nostri soldi hanno voluto finanziare un PARCO DELLE BIODIVERSITÀ, quindi un’area verde aperta con specie protette destinate alla conservazione e valorizzazione delle diversità biologiche sia vegetali che animali ed acquatiche, al cui interno, attraverso percorsi studiati e con la guida di esperti, si svolgano attività di educazione ambientale, indirizzate principalmente ai bambini. Questo lo sappiamo dai politici che il parco lo hanno pomposamente inaugurato, mentre nella tabella cantiere, non ancora rimossa, nulla è scritto sulle finalità del progetto, però resta bene in evidenza l’importo stanziato: 2.500.000€. Ve lo scrivo a lettere? DUEMILIONICINQUECENTOMILAEURI. Il costo di un piccolo Presidio Ospedaliero; o una Residenza per anziani; o un Centro sociale con strutture protette utilizzabili in comunione con il quartiere, in particolare che aggregasse giovani e anziani con garanzia di servizi essenziali anche nel periodo invernale. E tante altre cose ancora sicuramente più utili. E invece no.

Eccoli qui che lagnano perché disturbati da bambinucci fastidiosi e scassaballe che gli toccano e gli sciupano il campo da PADEL. A loro che, fino a due anni fa, se invitati ad un incontro di PADEL, erano convinti di andare a mangiare PIPIEPATATI. Ma anche a volerlo sdoganare come COMPLESSO POLISPORTIVO, non ci si può esimere dal segnalare l’assenza di: SERVIZI ESSENZIALI DI RISTORO; FONTANE; SPOGLIATOI; SERVIZI IGIENICI. Per meglio capire, tenete sempre in mente, man mano che leggete, questa cifra: 2.500.000€.

Campi sportivi? Questo è l’ennesimo CAMPO DI CETRIOLI!

Qualcuno dirà (e qualcuno c’è sempre): “A me piace”. E non parlo dell’imprenditore che probabilmente già da tempo sa che prenderà l’appalto della gestione del campo, o di politici che, ‘nzamai Dio, si parano le chiappe, parlo del cittadino comune per il quale tutto ciò che luccica (per almeno 30 giorni) È BELLO. A me non basta. Il BELLO di un lavoro pubblico non può prescindere dalle finalità, dalla qualità dei lavori e dei materiali, dalla facilità di fruizione, dalle modalità esecutive, dal rispetto delle implicazioni tecniche e legali, dall’adesione agli obblighi contrattuali e dalla ECONOMICITÀ, ESSENZIALITÀ E URGENZA dell’intervento.

Immaginate che si possa avere accesso ad un finanziamento milionario per la costruzione di un PLANETARIO a Vibo. Beninteso sempre soldi che vanno restituiti. Certo, benvenga. Bello, utile, interessante, una novità con grande attrattiva. Ma se venisse individuata come posizione strategica, quella del castello svevo e quindi  approvato l’abbattimento dello stesso. E se portata a completamento la nuova costruzione, al suo interno, anziché completarla con personale specializzato, strumenti, spazi, arredi funzionali alla contemplazione e allo studio dei pianeti, si organizzassero invece ambienti attrezzati funzionali esclusivamente al gioco del BURRACO, che tanto fico fa tra la gente che VALE, vi basterebbe constatare che, a vostro giudizio, questa costruzione “chiamata” PLANETARIO, si presenti bene, anzi addirittura la troviate bella, tanto da non dare peso ai danni arrecati ai luoghi, allo spreco di danari, all’inganno, allo sfreggio al patrimonio storico e alla volgarità dell’intera operazione? Io credo anzi voglio sperare che NO.

Ancora. Se la tristemente nota piazza della Vergogna sul corso Vittorio Emanuele, da decenni ospizio di vecchi scarafaggi, sorcioni e serpi decrepite, venisse, facile facile, coperta con una gittata di cemento, sono certo che tutti commenterebbero: “Mo sì che è bella!”. Sicuramente rispetto a prima. Stesso commento di approvazione se una volta pulita, lasciassero all’interno una Ferrari 250 Gto degli anni 60, del valore di diverse decine di milioni, anche qui, certamente, tutti commenterebbero: “Oh com’è bella”. Ma se lasciassero irresponsabilmente aperte piazza e macchina, senza prevedere un adeguato sistema di protezione, come pensare che la sola bellezza dell’auto possa giustificare la folle balordagine di chi ha fatto questa scelta? No. Il BELLO o il presunto tale, non basta per legittimare ruberie, scempiaggini, furbizie. ottusità e sprechi.

Provo, adesso, a fare una descrizione di cosa si presenta alla vista di un cittadino che si reca a visitare il nostro PARCO DELLE BIODIVERSITÀ.

È d’obbligo premettere che in questo Parco, per imbattersi in un qualcosa di BIODIVERSO, bisognerebbe avere accesso al cervello di chi l’ha progettato, approvato e, in ultimo, accettato e pubblicizzato magnificandolo.

È un terreno pianeggiante. Sopraelevato rispetto alle tre strade laterali, per cui l’accesso è stato previsto attraverso tre scalinate con gradini realizzati con quel briccio misto a caramello, forse voluto perché, in caso di caduta di un bimbo, il gradino si sbriciola ma il bimbo rimane illeso.

Anche in questo progetto le persone con disabilità, come direbbe la principessa Sissi, SA FUTTUNU! L’unico accesso senza vistose barriere è sul quarto lato che confina coi caseggiati. I bordi in pendenza che delimitano l’area sembrano curati e trattati da una squadra di cinghiali e sono già abbondantemente sconzati e coperti da erbacce e monnezze. Mancano, in quello che voleva essere un parco delle biodiversità, aiuole, piante, cespugli o spazi verdi, tranne quattro alberi preesistenti, più altrettanti giovani arbusti (biodiversi?).

Per il resto oltre ai campi da gioco, il parco è attraversato da un camminamento sempre di briccio mastazzolato, peraltro già lesionato in un punto per tutta la sua larghezza. 5 giochi, 5, trovati probabilmente negli ovetti kinder, inutilizzabili da bimbi che pesino più di dieci chili. E poi dieci panchine…Maledetto il progettista che anche questa volta al posto del cervello usa mascherina e grimaldello! ancora panchine a forma di punto di spillatrice e senza schienale. E ancora di più stramaledetto! Alle ore 15, su 10 panchine solo una era parzialmente all’ombra. Oltre a questo il nulla, ma tanto, tanto caldo. La pipí mi è toccato farla al bar. Per cui o mettete i cessi o dei cespugli, non importa se biodiversi, ma ben alti sì. La prima cosa che nota chi parcheggia per entrare nel parco è una sorta di baracchetta-cacatoio, con due accessi, vistosamente ammalorata e sconciamente esposta in tutto il suo degrado, la più raggelante bestemmia, a fronte di DUEMILIONICINQUECENTOMILAEURI spesi.

E ricordiamoci sempre che sono stati cantierizzati 160.000.000 di euro spalmati su 84 progetti. La media di 2.000.000 a progetto. E per tutti vi è un sola RUP, responsabile unica del procedimento, alla quale spetta il 2% lordo dell’intero finanziamento che le toccherà dividere, però, con i suoi collaboratori. Che dire? Tutto questo continua ad essere tollerato grazie ai FESSI e CONNESSI che siamo NOI.