dalla pagina FB di Rocco Tripodi
Tecnici, politici e NONNULLI HOMINES. Non so quanti abbiano avuto modo di deliziarsi con le immagini che ci proponevano un assessore ai Lavori Pubblici, stanato, rincorso e alla fine inchiodato all’angolo del balcone di Palazzo Luigi Razza, da un giornalista che, con modalità al limite, a mio avviso, della coercizione, gli ha estorto informazioni su tempi, costi, regolarità, dei cantieri aperti. Immagini che certamente serviranno a rassicurare se stesso, la Giunta Romeo che l’ha arruolato, Quella precedente che ha LANCIATO 200.000.000 di euro sulle imprese appaltatrici, come fosse riso LANCIATO sugli sposi, riversando sul cittadino ritenuto “pacchione e zerbino”, disagi, bugie, ma, soprattutto, espropriazione del ruolo di soggetto pensante, critico e partecipativo.
L’assessore, con movimenti del braccio ad ampio raggio, come a gloriarsi dell’estensione senza confini del patrio suolo, in coeva simbiosi con l’austero Palazzo, donatoci dal regime (fortunatamente conservato), magnificava le scelte, le progettazioni, gli appalti, la corretta esecuzione, assicurando grande ottimismo sulla disponibilità dei tanti responsabili, ad apportare varianti e diverse indicazioni dove vengano evidenziate anomalie, non conformità ed errori; anche se si continua (dico io) sbancando con le ruspe basole e cordoli in prezioso granito per poi farle sparire e sostituirle con quella sorta di TENERI PANETTI DI MOSTACCIOLO ALLA LIQUIRIZIA, con i quali hanno ricoperto negli ultimi decenni strade, piazze e marciapiedi di tutto il Centro storico.
Intimidito dalla pressione dell’intervistatore, l’assessore abbandona la parziale prudenza con la quale inizialmente pontificava sui tempi di consegna dei lavori, e accelera fantasticando una futuristica CITTACANTIERE con decine e decine di migliaia di gavette di ghiaccio nelle mani di masse festanti di lavoratori mandati all’interno dei cantieri insufficienti a contenerli tutti, per quanti sono. Bene. Questa mattina mi sono preso la briga di visitarli questi cantieri per avere contezza dei numeri, con strumenti di calcolo empirici: foglio a quadri e lapis. Questo è il resoconto che stupirà l’ottimista assessore un tantinello male informato. I cantieri da me visitati sono 8: via Affaccio, piazza Annarumma, piazza Municipio, piazza Santa Maria-Del lavoro, piazza Morelli, Scesa del Gesù, parco delle rimembranze, via Salvemini. In totale ho contato 28 operai, in media quindi 2,62 operai per cantiere, indicativamente quanti ne necessitano per cambiare i sanitari in un monolocale…
Occorre precisare che io sono “un semplice cittadino” (appartenente alla categoria dei NONNULLI HOMINES), quindi comprensibilmente non affidabile nella conta di uomini e cose.
Questo di me direbbe quell’arguto uomo di partito che sui social, dopo aver letto una mia precedente lettera sullo stesso argomento, ebbe a commentare scandalizzato: “ma chi e cosa gli dà titolo per fare commenti di merito sui lavori. Non essendo lui (io) nè Tecnico né Politico”, omettendo di aggiungere “Costruttore”.
Considerando la sua cultura politica di provenienza e le sue frequentazioni, già apprezzo che non abbia invocato purghe e bastonate, del resto, per quelli della sua pasta, la libertà di espressione non vale una foglia di mentuccia in un mojito.
Quando si gestiscono e si MUOVONO soldi su quei cantieri, hanno non un semplice dovere ad esprimere opinioni, ma quello di vigilare e denunciare dove necessario; io Cittadino MUOVO e governo solo i miei passi, in quanto fruitore e utilizzatore finale e non mi si può impedire di segnalare storture, se evidenti, a Tecnici e Politici a cui invece sfuggono. Non occorre essere un affermato e collaudato “Accademico di cantiere” per capire che quella sopraelevazione centrale in piazza S. Maria che ha mandato nel panico le maestranze nella disperata ricerca della quota perduta e mai più ritrovata, sopraelevazione che ricorda il sarcofago di Cernobyl, che qui però non è un intervento di copertura riparatore per un errore costruttivo, bensì la CAUSA.
Sarò più chiaro. Avendo loro scelto di non sbancare ad inizio lavori per recuperare profondità necessaria ad inglobare la rete elettrosaldata tra due strati di cemento e ancora aggiungere, sopra, malte e pavimenti in un’area di straordinario interesse archeologico, come tale registrato e attenzionato, in ragione anche di pregressi ritrovamenti, hanno ben pensato di ovviare, sopraelevando le giuste quote originarie. Così facendo, hanno evitato di condurre scavi scomodi sotto il controllo di Ispettori archeologi, la cui presenza, si impone da normativa. Tutto questo scompiglio per non limitarsi a realizzare una piazza ordinata, recuperata e ricomposta nelle parti ammalorate, attrezzata con alberi e panchine (magari all’ombra) riportandola a quella sua originaria dignitosa sobrietà che a noi piaceva tanto.
Adesso, in previsione dei lavori che presto inizieranno in via Luigi Razza, dove si procederà allo smantellamento di quelle magnifiche basole (quelle sì di vera pietra lavica) perfettamente squadrate e levigate artigianalmente, posate a regola d’arte ad incastro con la tecnica “a schiena d’asino”, si controlli che vengano numerate, ordinate prima della rimozione per essere correttamente ricollocate negli stessi spazi e sempre “a schiena d’asino” e non “a capocchia di cane”.
Io sarei ben lieto se Tecnici e Politici, di qualunque estrazione, spendessero la loro conoscenza, la loro passione, i loro obblighi e il loro amor proprio per vigilare affinché questo ripristino restituisca il dovuto decoro al centro storico ormai da anni spogliato e mortificato. Così io mi riposizionerei pacioso nella dormiente schiera dei NONNULLI HOMINES.